La banda “Mario”
La storia di “un gruppetto molto misto” che, alle pendici del monte San Vicino, fu tra i primi a combattere il nazifascismo in Italia. La storia dei partigiani della banda “Mario” (dal nome del comandante della stessa, Mario Depangher) protagonista sabato 21 a Cingoli, dove all’auditorium Santo Spirito alle 17 lo storico maceratese Matteo Petracci svelerà i dettagli di questo gruppo eterogeneo, protagonista di una vicenda singolare e ancora piena di interrogativi.
Ogni brigata o compagnia partigiana ha le sue caratteristiche, spesso legate al territorio quanto il sapore di un vino, oppure all’indole di alcuni individui di particolare carisma. Quello che diventerà il battaglione “Mario” si distingue, nella storia della Resistenza italiana, per la provenienza dei suoi “patrioti stranieri”, come vennero indicati in alcuni documenti ufficiali, con un ossimoro molto significativo: erano britannici, francesi, polacchi, boemi, jugoslavi, sovietici, etiopi, somali ed eritrei. «A very mixed bunch» (un gruppetto molto misto”) li definì John Cowtan, un soldato inglese che fece parte del gruppo. Soprattutto la presenza di questi ultimi – sudditi dell’ormai ex impero fascista in Africa Orientale, caduto nel 1941 – rende questa vicenda decisamente curiosa. Com’erano arrivati in Italia? Com’erano diventati partigiani? La loro storia ha impiegato quasi settant’anni ad emergere, grazie alle ricerche di Matteo Petracci, protagonista del convegno organizzato dall’Anpi di Apiro e Cingoli.
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