La formazione della Maceratese che ha battuto il Venezia nell’ultima partita della squadra all’Helvia Recina
di Mauro Giustozzi
Otto mesi di chiasso, frastuono, parole, personaggi più o meno sfuggenti che si sono alternati sul proscenio dirigenziale di un calcio biancorosso in affanno che faceva da contrasto ad una squadra che, incurante di tutto ciò che le capitava attorno ed addosso, ha conquistato sul campo una onorevole salvezza in Lega Pro. Poi quattro mesi di assordante silenzio, disinteresse, quasi fastidio nel solo pronunciare la parola Maceratese. Questo in estrema sintesi il 2017 vissuto dal glorioso club biancorosso che, dopo 95 anni di ininterrotta attività, è scomparso dalla mappa geografica del calcio nazionale, interregionale, regionale, provinciale e cittadino. Se per gli italiani la mancata qualificazione al Mondiale di Russia 2018 è stato l’evento negativo del pallone dell’anno oramai agli sgoccioli, per i tifosi biancorossi la scomparsa della Rata è stato invece l’accadimento più funesto che potesse verificarsi nella storia del football cittadino, o almeno di quella squadra che ha rappresentato di più ed ai più alti livelli la città. Una fine ingloriosa, frutto sicuramente di una gestione poco oculata del club sulla quale sarà fatta piena luce prossimamente nelle aule giudiziarie del Tribunale di Macerata, non appena si innescherà l’iter fallimentare per i mancati pagamenti nei confronti del Comune di Macerata, che è tra i creditori del sodalizio biancorosso. Chi ha gestito la società ne dovrà rispondere, così come i giudici potranno scrivere quella verità che tanti rincorrono ma che solo dal palazzo di giustizia di via Pesaro potrà essere accertata in quelli che sono stati i tanti protagonisti di questa vicenda.
Ciò che resta di questo 2017, però, va al di là della fine della società Maceratese calcio, evento peraltro non completamente nuovo nel panorama cittadino. Non è accaduto spesso, ma è accaduto che la Maceratese fosse travolta da crisi economiche finanziarie che ne hanno minato il cammino sportivo. Era avvenuto nel 1989 quando la gloriosa SS. Maceratese 1922, dopo una caduta verticale nei campionati minori, venne radiata dalla Figc e non iscritta ad alcun campionato. Oppure come nel 2009 quando la società dell’allora presidente Umberto Ulissi portò i libri in tribunale praticamente dichiarando un auto fallimento nell’impossibilità di procedere nell’attività economico-finanziaria-sportiva. Ma in entrambe le occasioni i colori biancorossi non furono cancellati. Nel 1989 per merito da un lato del Macerata Calcio della coppia Molinari-Cervigni, poi supportata da dirigenti come Moressi, Mosca, Pietroni, Sgalla. Dall’altro dalla Maceratese che ripartì dalla Terza categoria per merito di altri imprenditori locali tra cui Faggiolati e Patrassi, che non volevano far spegnere i riflettori su quei colori. Con un percorso diverso va dato atto che nel 2009 Mosca e Paci si incaricarono di recuperare le ceneri del club dal fallimento in tribunale, assicurandogli comunque un futuro senza interruzione di attività. Quest’anno no.
Per la prima volta nella storia del calcio biancorosso si è andati incontro, quasi consegnandosi, all’anno sabbatico che, a parole, tutti volevano evitare. Non c’è stato vero interesse del mondo imprenditoriale locale di supportare una ripartenza immediata del calcio biancorosso ed anche a livello politico si sono evidenziate carenze nel riavviare una società che, depurata dal fardello economico delle ultime gestioni, avrebbe potuto avere una collocazione dignitosa in tornei come la serie D o in alternativa l’Eccellenza. Del resto, questi sono i fatti, Macerata è stata l’unica città dove, nel momento del default del club professionistico, come accaduto peraltro anche a Latina, Como, Messina e Mantova che sono ripartite dalla serie D, non si è stati capaci di formare una società da iscrivere ad un campionato dilettanti. Col benestare della Figc. Un dato sì statistico ma anche di riflessione. Non solo. Non si è riusciti neppure a costituire un club che ripartisse anche dall’ultimo gradino calcistico della Terza categoria. Come pure accadde nel 1989 a Macerata. In una città, però, che poteva contare all’epoca su personaggi e personalità di ben altro spessore, a tutti i livelli.
Ed allora cosa resta del 2017? L’applauso a chi lo ha attraversato magnificamente: da mister Giunti ai suoi fantastici giocatori che hanno regalato le uniche gioie a tifosi e sportivi biancorossi. Poi l’elenco dei tanti che pure sono entrati nella telenovela Rata quest’anno e il cui ricordo sta già sbiadendo. Filippo Spalletta, Giorgio La Cava, Luca Macaluso, Marco Fantauzzi, Angelo Massone, Claudio Liotti, Gaetano Battiloro, Alessio Matrecano, Fabio Marinelli, Alberto Ruggeri, Alessandro e Francesco Vella, Carlo Crucianelli. Se questo è il passato il futuro appare ancora nebuloso. Tornerà in vita nel 2018 una squadra erede della Rata? L’anno che si chiude, come lo è stato per tutti e 12 i mesi, si porta dietro molte parole ma pochi fatti concreti. C’è chi indica la rinascita della Maceratese attraverso accordi o fusioni con club limitrofi come Sangiustese o Matelica. Chi vorrebbe ricominciare dai piani più bassi, nel senso della purezza di un club nuovo biancorosso iscritto nelle categorie inferiori che rinasca risalendo le categorie senza scorciatoie. Infine c’è il punto interrogativo Helvia Recina. Società cui l’amministrazione comunale ha passato il testimone (fatto oggettivo) di prima squadra della città. Ma nel 2018 il presidente Crocioni ed il suo staff dovranno decidere se caricarsi il peso, con tanto di oneri ed onori, di ridare vita alla Maceratese oppure scegliere l’opzione alternativa di essere il Chievo di Macerata.
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Ma su, non è così tragica, ma peggio. AHAHAHAHAHAHAHAHA. Comunque buon anno a tutti, specialmente a Scattolini, Caporaletti e a tutti quelli che leggono e frequentano Somma Algebrica.
Uno dei pochi casi di meritocrazia in Italia.Congratulazioni vivissime a tutti gli autori nessuno escluso.
Per prima cosa contraccambio gli auguri.
Per quanto riguarda l’articolo noto che il nome da scriversi a caratteri cubitali dell’artefice di tutto questo disastro non viene fatto , probabilmente il giornalista ha avuto un amnesia che spero per lui sia transitoria.
UN 11 DI PRESTIGIO PER LA RATA DEL FUTURO
Caspita come vola alto il cronista di CM, a ben vedere una spanna sopra dei “compaesani pistacoppi”, che si tengono ben aderenti ai tetti. Tira in ballo, a proposito del calcio maceratese, addirittura la Nazionale (massima espressione del calcio italiano) e il Chievo (da svariati anni, salvo brevi parentesi, in Serie A). La realtà è che Macerata rappresenta la provincia profonda – lo stereotipo della stessa – descritta dal cinema italiano. Il cognato del Conte Del Grillo viene trasferito a Macerata, per essere allontanato dai “luoghi che contano”. Flaiano, a proposito di cinema, rifletteva sul fatto che “c’è qualcuno che vive e lavora a Macerata!”. La città aveva una dignitosa società che è scomparsa dalla geografia del calcio italiano, un primato per un capoluogo di provincia! E’ inutile fare riferimento ai “fallimenti” del passato (anni 1989 e 2009), da cui la Rata era rinata (la prima volta ripartendo dalla Terza Categoria). Stavolta non è stata iscritta ad alcun campionato, si è verificata una cesura con la sua storia, che si è interrotta al 95° anno di attività. E’ fuorviante dare per “concrete”, tanto da poter essere “festeggiate con il panettone” di Natale, trattative con vicine società interregionali per acquisirne il “titolo sportivo”. Lo è anche riportare che le “trattative” hanno ricevuto il “consenso dei tifosi” e che il Comune si appresta ad avviare colloqui per la concessione degli impianti sportivi. Al vice-presidente della Sangiustese (la società “interessata”), che da ai contatti “valore marginale”, l’autore dello scoop (bontà sua!) risponde che si tratta di “sfumature lessicali”. E dire che si richiama gli altri alla “corretta informazione”! Mai disperare quando non si intravedono vie d’uscita: una per il futuro della Rata, a fare attenzione, è fornita dal pezzo in pagina. Dall’elenco pubblicato potrebbe uscire un 11 di prestigio, che punti deciso alla scalata al calcio professionistico. Abbozziamo una possibile formazione, nel classico modulo 4-4-2: Spalletta a difendere la porta; La Cava, Macaluso Fantauzzi e Massone a comporre la cerniera difensiva; Liotti, Battiloro, Matrecano e Marinelli a costituire un robusto centrocampo; Ruggeri e Vella le punte d’attacco; Crucianelli di riserva. Non occorrerebbe nemmeno il calciomercato, la rosa è già pronta. Tecnico la Tardella, che alla formazione con la cessione della società ha dato avvio. Tecnico in seconda Scattolini, che le virtù della ex presidentessa (“scopritrice di talenti tecnici e calciastici”) ha decantato nella sua rubrica sportiva. Inutile dar vita a una nuova società, che è contenuta nella squadra stessa: sarebbe la prima volta nel calcio italiano che i due livelli coincidono. Dovesse andare male, chiesto di tacere a Fantauzzi (rischierebbe l’ammonizione), si suggerisce, in un contesto più attuale: “tocca la palma”! Auguri per il Nuovo Anno agli sportivi lettori di CM, incluso un “riccio” dagli aculei avvizziti che si aggira sul terreno deserto dell’Helvia Recina. Forte con i deboli (capace dei più beceri insulti) e “prono” con i potenti, tanto da aver timore di rivelare gli autori del “caos biancorosso”. Auguri, ne ha bisogno!