di Maurizio Verdenelli
“L’Italia non è più un Paese povero” è stato il titolo di un docufilm che all’inizio degli anni 60 venne finanziato dall’Eni di Enrico Mattei a sottolineare il boom che aveva felicemente ‘contagiato’ con la scoperta di nuovi giacimenti di idrocarburi anche il Meridione. Il lavoro diretto da Ioris Ivens venne artatamente svuotato in sede di montaggio e solo una copia così come l’aveva voluta il grande regista olandese fu ‘salvata’ e portata a Parigi (laddove ancora si conserva) da Tinto Brass, assistente dello stesso Ivens. E ieri sera nell’auditorium del ‘Claudiani’, presente un nome di assoluta rilevanza sul fronte della lotta alla povertà, l’on. Edoardo Patriarca, c’era tanta gente ma nessuno delle amministrazioni locali, eccezion fatta per l’assessore regionale Angelo Sciapichetti che con Pier Giorgio Gualtieri, presidente del circolo Aldo Moro, quell’occasione l’aveva organizzata come terzo degli ‘Incontri d’autunno’.
Che nel mare magnum del settore, lodevole peraltro per numerosità, ha assunto ormai un ruolo primario per spessore di relatori e temi. Edoardo (Edo per gli amici) Patriarca, 64 anni, da Carpi, deputato Pd, membro della commissione Affari sociali e presidente del Centro nazionale per il Volontariato ha parlato ieri sera di ‘Povertà ed esclusione sociale: il percorso possibile. La nuova legge sul reddito di inclusione, a chi si applica e come funziona’. Introduzione del sociologo Massimiliano Colombi che conosce ‘Edo’ sin da quando entrambi portavano i calzoni corti: quelli dei boy scouts. In sala tuttavia nessuna traccia della ‘Nuova Macerata’, delle generazioni di neet (giovani che non hanno impiego né lo cercano né si preparano ad averlo) di cui l’Italia ha la più alta percentuale in Europa, né di altre fasce sociali eventualmente beneficiarie della nuova faticosissima legge “per la quale –ha detto Patriarca- ci sono voluti anni ed anni di dibattito in commissione. Laddove ci si riunisce una volta la settimana e bisogna dire le cose come stanno non come in aula dove volano talvolta calembour ad uso e consumo del carosello mediatico”. Una presentazione volutamente senza ‘trionfalismi’, apprezzata ma senza tacerne le future incognite ‘in assenza di buona volontà’.
In sala, ieri sera, neppure la giovane assessora ai Servizi sociali, Marika Marcolini, peraltro brava e simpatica. Di Marcolini, ieri sera al ‘Claudiani’ c’era solo Enrico, già vicesindaco socialista a Macerata. E con lui una schiera di ex …eccetto Ivano Tacconi, il consigliere comunale di più lungo corso a Macerata, intervenuto con l’on. Adriano Ciaffi; Luciano Ruffini, già sindaco di Tolentino; Mario Sperandini, ex presidente Anffas (ora nel consiglio nazionale) e tiratissima per la giacchetta da Colombi, Milena Foglia, psicologa part-time presso il Comune. In prima fila ma silenti il rettore prof. Francesco Adornato e Giuseppe Spernanzoni, già assessore comunale e in epoca recente presidente della coop. Meridiana – ora presieduta da Barbara Vittori.
Patriarca si è detto piuttosto soddisfatto per la sua ‘creatura’ nata da un travaglio poliennale anche se con intuibili problemi futuri: “In ogni caso la legge c’è ed il prossimo governo sarà comunque tenuto a finanziarla”. Per il momento, dal 2018 cioè, i soldi sono un po’ pochini per i progetti da attuare in ambito familiare: un vero patto di cittadinanza per i residenti in Italia e nella Ue. “Minuzie” ha definito il miliardo ed 800 milioni di euro per il primo biennio sperando in un plus di 500 milioni da Paolo Gentiloni. Non ha torto Patriarca che, seppure appartenendo al Pd, ne ha preso le distanze rispetto “ad alcune politiche sociali” volute dal suo partito. “Ci vorrebbero almeno 7 o 8 miliardi” al fine di dare sostanza a questa nuova legge di contrasto alla povertà, cioè al ‘reddito d’inclusione’ da cui prende il nome: Rei. Un metro di paragone? “Il bonus da 80 euro è costato dai 16 ai 17 miliardi di euro”.
Ed è stato come acqua di colonia sul volto della povertà nel Paese. Che presenta un quadro drammatico secondo il report 2016 della Caritas che ‘Edo’ ha snocciolato. Il sogno di Mattei documentato nel film mai fatto vedere in tv (come pure era previsto) appare dietro le spalle, per sempre. I poveri sono ora ancor più poveri. Su sessanta milioni di italiani, quattro milioni e 750mila non ce la fanno ad andare avanti (sono i ‘poveri assoluti’) ed 8,5 milioni appaiono svantaggiati rispetto alla media: sono questi i poveri ‘relativi’, quelli di tre settimane su quattro di ‘autonomia’. Fallito il bonus, la nuova legge con finanziamenti ancora e molto più ridotti potrà garantire il reddito minimo d’inclusione solo al 38% dei ‘poveri assoluti’ -per i quali farà fede l’Isee con meno di 6mila euro annui ed il numero dei presenti nel nucleo familiare. Insomma la politica per chi è costretto a vivere ai margini e che forse non vota più per protesta, soldi ed attenzione non ce l’ha. Eppure è emergenza sociale: la povertà ‘nera’ è triplicata negli ultimi dieci anni. In questo quadro già drammatico i giovani (dai 18 ai 34 anni) e i minori sono gli ultimi in una classifica dove gli anziani sembrano avvantaggiati -‘solo’ mezzo milione i poveri sempre ‘in bolletta’.
Un quadro di gravissima infelicità sull’intero Paese, dice Patriarca. Che aggiunge: “La politica, quando si tratta di welfare, parla di spesa sociale. Io non la penso così. Si tratta in realtà di investire per abbattere la povertà, un autentico cancro nel corpo sociale di una nazione. La parola giusta è investimenti, cancelliamo il termine di ‘spesa sociale’. Bisogna progettare infrastrutture per aggredire il problema, il bonus da 80 euro non ha infrastrutturato un bel nulla. Il welfare non sarà più come una volta, d’accordo, allora non bariamo ed aumentiamo il nostro impegno. Le vicende che appaiono private dei cittadini alle prese con il ‘pane quotidiano’ devono necessariamente diventare di rilevanza pubblica”. Molte le domande in un sala discretamente affollata, altrettante le risposte. E ieri sera, nonostante lo paventasse il mite Colombi, il dibattito non è stato un fallimento. Ad una di queste, Patriarca si è trovato impreparato: quanti sono i poveri nella Macerata del dopo sisma (domanda destinata inoltre ad investire i 138 comuni del ‘cratere’)?. L’unica risposta è venuta, sottovoce tra lo sciamare finale e le strette di mano, da Marcolini: “Sono tanti…”. Fuori dal ‘Claudiani’ impazzava la consueta movida dei neet.
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La prossima volta qualche povero per discutere la legge contro la ricchezza. Così voglio vedere se Sciabbichetti siederà anche qui sul tavolo dei rappresentanti.