“La Regione non torna indietro”. Sono state queste le parole del delegato alla sanità Fabrizio Volpini e del consigliere Luca Marconi, che ieri hanno incontrato in Regione il comitato per la salvezza del Punto di primo intervento dell’ospedale Santa Lucia di Recanati. Il comitato era rappresentato dal suo portavoce Marco Buccetti, medico di medicina generale, da Asterio Tubaldi e da Benito Mariani nelle vesti anche di coordinatore del Tribunale per i diritti del malato di cittadinanza attiva di Recanati-Porto Recanati. Il comitato si è presentato con le quattro mila firme certificate raccolte nei mesi scorsi per la difesa del punto di emergenza e la richiesta del ritiro della delibera 139 del febbraio del 2016 con la quale si toglie alle vecchie case della salute, fra cui Recanati, la qualifica di ospedale per trasformarlo in ospedale di comunità, cioè in semplice struttura territoriale. Durante l’incontro, durato circa un’ora, ognuno ha ribadito le proprie posizioni.
L’ospedale di Recanati
Volpini e Marconi hanno ribadito che la Regione andrà avanti con la riforma, “ma se da oggi- hanno aggiunto – a quando ci saranno le elezioni politiche ci sarà una nuova organizzazione sanitaria, che permetta alle Regioni più spazi di autonomia, allora verranno prese in considerazione anche altre soluzioni”. Nel contempo, però, si è deciso di mantenere aperto, in deroga alla stessa delibera regionale, il Punto di primo intervento recanatese nelle ore notturne con in servizio un medico del 118 mentre di giorno potrà contare su 3 medici internisti con il compito anche di occuparsi dei pazienti stabilizzati ricoverati i nel reparto delle cure intermedie, in parte assistiti anche dai medici di famiglia, o almeno da quelli che hanno aderito al progetto dell’ospedale di comunità. Volpini ha anche lasciato aperta la prospettiva, con l’aiuto della Regione, di istituire all’interno dell’ospedale nuovi servizi che potrebbero rappresentare un’occasione di sviluppo e di caratterizzazione della sanità nel territorio. Il comitato, dal canto suo, ha criticato la chiusura dei cosiddetti piccoli ospedali prima ancora che entrino in funzioni le nuove strutture ribadendo la necessità di mantenere dei posti di lungodegenza per alleviare il disagio sanitario e sociale dei pazienti dirottati in cliniche private.
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Non è che non tornano indietro; è che sono obbligati, da autentici “burattini”, ad andare avanti. Da un paio di mesi avevo una prenotazione per una semplice visita dal medico “sportivo”, fissata per il 2 novembre. Ieri una impiegata mi ha telefonato dicendo che, a causa di una recente normativa regionale, ora è possibile solo a pagamento: 54 €!! Ci stanno culturalmente convincendo che … privato è bello!!