Amore, sesso e felicità
ai tempi dello scandalo Weinstein
In attesa di reale emancipazione

LA DOMENICA DEL VILLAGGIO - La ricerca del benessere interiore comincia dalla nascita: lo si può trovare in un bel panorama così come in un rapporto sessuale. E mentre Hollywood è scossa da un nuovo sex gate in Italia ancora la donna non è equiparata all'uomo nelle vicende di coppia

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di Giancarlo Liuti

Se liberamente e reciprocamente desiderato, il rapporto sessuale fra un uomo e una donna procura ad entrambi un piacere non solo fisico ma anche dell’animo. Basti dire che esso confina con una parola fra le meno volgari e le più elevate di tutte: la parola “amore”. E ha poco o nulla a che vedere, in tal senso, con la procreazione, come invece per secoli l’ha considerato la morale comune, relegando l’altro, quello non destinato a far figli, nella sfera futile o, peggio, peccaminosa di un’istintività quasi animalesca. Ma oggigiorno, per fortuna e grazie a una lunga maturazione  delle coscienze individuali e collettive, ci stiamo convincendo che vivere non dev’essere un sacrificio da sopportare per ottenere il premio, ma solo dopo la morte, di una misteriosa felicità ultraterrena. Vivere, invece, è una ricerca di felicità che inizia poco dopo essere nati e di solito, se tutto va bene, dura parecchio. Dove si trova la felicità? In tante occasioni, anche in un rapporto d’amore carnale. Probabilmente io non sono all’altezza intellettuale, culturale e morale per affrontare un tal  genere di questioni, ma me sembra che possiamo sentirci felici  – veramente felici, magari per poco – anche rimanendo coi piedi sulla terra e cogliendo le occasioni di felicità che ci piovono dal caso e durano pochi minuti. Per esempio passeggiando, a Macerata, in viale Leopardi e ammirando, al tramonto, lo spettacolo della campagna fino a Recanati. Oppure, il che, forse, è più impegnativo, un appassionato convegno d’amore carnale fra i due sessi cui dobbiamo il passato, il presente e il futuro dell’umanità. 

Proprio in questi giorni e per una fortuita concomitanza con altri simili e meno gravi  fatti in corso negli ambienti hollywoodiani , di tale argomento si parla molto nell’informazione stampata e televisiva con riferimenti storici e interviste a personaggi di notorietà internazionale. L’occasione è data dal potente produttore cinematografico americano Harvey Weinstein, ora accusato da almeno una ventina di donne, quasi tutte attrici, di comportarsi da “violento predatore sessuale” mediante una prepotenza ricattatoria dalla quale per una donna che voglia  far carriera nel cinema sarebbe  impossibile sottrarsi  (scusate il linguaggio: o me la dai o  il cinema te lo scordi). Ma  la misura si va colmando  e ne è nato uno scandalo di eco mondiale. Ora il signor Weinstein, resosi conto  delle imperdonabili colpe  che lui attribuisce alla  “incontrollabilità” della propria natura di quasi incline  – esagero, ovviamente, e me ne scuso – allo stupro, ha deciso di ricoverarsi  in una clinica specializzata in tale tipo di  – chiamiamole così  – “malattie”.

E adesso, dopo esser partito da una “vicenda limite” come quella appena descritta, rientro in una cosiddetta “normalità” riferibile  alla “qualità umana” del rapporto sessuale fra uomo e donna esistente oggigiorno  in Italia, nelle Marche, a Macerata. Nessun dubbio, almeno in teoria, sull’uguaglianza dei due sessi nei diritti e nei doveri. Sono decenni, ormai, che l’emancipazione femminile sta facendo il suo corso. Ma non è ancora giunta al  sacrosanto traguardo.  Si pensi, nel matrimonio, alle “scappatelle”. Fatte dal marito con  altre donne sono sempre perdonabili, fatte dalla moglie con altri uomini s’arriva a un passo dal divorzio. E non sono casi rari, intendiamoci: finiscono nei giornali e il giudizio dell’opinione pubblica è di norma meno severo col marito. La moglie conosce molti uomini? Ahi, ahi! Il marito conosce molte donne? Beato lui!    



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