di Walter Cortella
Parte col piede giusto il 49° Festival Macerata Teatro con l’esibizione della Compagnia La Barcaccia di Verona, una delle più valide ed apprezzate formazioni amatoriali italiane che ha presentato Il ventaglio, l’ultimo capolavoro di Carlo Goldoni, scritto a Parigi nel 1763 e rappresentato all’epoca in forma di canovaccio. La regia è di Roberto Puliero, che interpreta anche il ruolo del conte di Rocca Marina, un nobile dallo splendido passato ma ormai ridotto in ristrettezze economiche. È costretto a vivere di piccoli espedienti pur ostentando agi e lusso. Con questo lavoro, più volte premiato in concorsi e rassegne, La Barcaccia tocca la vetta delle 65 repliche, segno che la commedia gode sempre ottima fama presso gli spettatori, malgrado l’iniziale insuccesso parigino. La Compagnia veronese è ben nota al pubblico della rassegna per le numerose esibizioni in terra marchigiana. Ha sempre proposto lavori apprezzati per il loro alto livello qualitativo e sul finire degli anni ’70 si è aggiudicato per due volte consecutive l’ambito Trofeo «Angelo Perugini».
La commedia messa in scena quest’anno è ambientata in una piazzetta sulla quale si affacciano le case del paese. Essa è il centro vitale della collettività, il luogo in cui si intrecciano inevitabilmente le storie di tutti gli abitanti del piccolo borgo che hanno il loro punto di riferimento proprio nel Conte che finisce per essere il protagonista principale della commedia, ma accanto a lui spicca la figura di Giannina, una graziosa contadinella orfana che vive in casa dello zio Moracchio. Tutta l’azione ruota intorno a lei: riceve un ventaglio destinato in dono alla bella Candida (Beatrice Guerra) da parte di un suo spasimante, ma per una serie di curiosi qui pro quo esso passa di mano in mano, creando confusione, equivoci, gelosie e risentimenti. Ma alla fine, con la mediazione in verità interessata del Conte, tutto si chiarisce e la vicenda si conclude nel migliore dei modi. La commedia è un po’ lo specchio del suo tempo, focalizzando la vita di una piccola comunità, fatta di intriganti storielle sentimentali, di pettegolezzi, di invidie, di lievi baruffe e ripicche ma anche di «tipi» originali, simpatici e ben caratterizzati, come lo chef Coronato (Francesco Puliero), l’oste Limoncino (Bruno Consolati), lo speziale pasticcione Timoteo (Giuseppe Vit) e lo stesso Moracchio (Franco Cappa), il burbero cacciatore. Giannina (Giulia Vespertini), innamorata del ciabattino Crespino (Marco Consolati), è una ragazza solare, sempre sorridente ma anche battagliera e decisa, una giovane che sa badare a se stessa. Una bella interpretazione, la sua, in un ruolo che condivide il primato con quello del conte di Rocca Marina, interpretato con eleganza da Roberto Puliero, attore di grande esperienza, un vero Maestro nella recitazione, oltre che valido regista, capace di manovrare con bravura sulla scena una dozzina di personaggi.
Molto apprezzate alcune sue soluzioni, come ad esempio l’inserimento di musiche originali composte da Giuliano Crivellente ma ancor più il coro finale, arricchito da movimenti coreografici. Di particolare pregio i costumi creati da Kety Mazzi, impegnata anche nel ruolo della nobildonna Geltruda. Una citazione merita la scenografia realizzata da Gino Copelli. Ricca di particolari e di ottima fattura, ha ricreato la giusta atmosfera di un grazioso angolo di paese. Il pubblico ha tributato alla Compagnia un caloroso applauso finale.
Prossimo appuntamento, domenica 8 ottobre con Venus, di Davide Giovagnetti, sulla scena in coppia con Patrizia Giacchetti. L’opera, già selezionata per l’edizione 2016 del Festival, non poté essere rappresentata per l’inagibilità del teatro a causa del sisma.
Le foto di scena sono di Ettore Lambertucci.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati