Da sinistra giorgio Gervasi insieme al governatore Luca Ceriscioli nell’area Le piane di Pieve Torina
Il deus ex machina delle tanto attese casette, che per il momento sono 43 nel Maceratese a fronte di circa un migliaio da completare, è Giorgio Gervasi, il presidente del Consorzio stabile Arcale. La realtà fiorentina nel 2015 si è aggiudicata il bando per le Soluzioni abitative di emergenza (Sae). Un bando fatto proprio per intervenire rapidamente in caso di necessità. Certo, i tempi hanno lasciato un po’ a desiderare considerando che all’Aquila, lo stesso consorzio, per il progetto C.a.s.e. ha realizzato in soli 7 mesi 10 palazzine da 1700 metri quadri ognuna (27 appartamenti per ogni stabile). E per una casetta come quelle che entro fine anno ospiteranno più di mille famiglie sfollate “ci vogliono al massimo 60 giorni da quando è pronta l’area”, ha detto Gervasi, che ieri era a Pieve Torina per inaugurare le prime 22 casette della zona Le Piane. Allora cosa è andato storto? “Non avevamo territori pianeggianti predisposti – spiega il presidente del Consorzio -. Trovare gli spazi prima e gestire gli appalti per l’urbanizzazione con procedure normali ha portato a questi tempi. Che – sottolinea – sono fisiologici e sono legati alle caratteristiche del territorio. Noi abbiamo un’esperienza consolidata per l’emergenza. Da bando siamo tenuti a fornire 780 casette ogni sei mesi e la Protezione civile ci ha chiesto di raddoppiare la quantità”. Tradotto in cifre: 1.500 casette in un semestre. Le case così costruite “resteranno di proprietà dei Comuni – assicura Gervasi -. Avere una casa di questo tipo per il tempo necessario alla ricostruzione è una soluzione più che dignitosa per ripartire. In America le famiglie le acquistano per viverci stabilmente. Questa è una risposta che abbiamo dato alla popolazione con i fatti”.
(Fe. Nar.)
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Staremo a vedere se ora rispettate i tempi......
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tutti trovano sempre delle scuse più o meno reali e nessuno si assume mei le proprie responsabilità!
SI VIVE DI PAROLE E SOLO PAROLE
Può anche essere che quelle casette siano talmente belle ed efficienti che coloro che devono fornirle ai terremotati se ne innamorano pazzamente e desiderano acquistarle loro per andarci a vivere stabilmente con le proprie famiglie come “in America”, e che per ricondursi alla ragione sia loro fisiologicamente necessario un po’ di tempo in più rispetto a quello previsto per la consegna.