di Mario Monachesi
Prima dell’avvento delle saponette profumate e ben confezionate, per non parlare dei saponi liquidi, “lo sapó'” per lavarsi e per lavare gli indumenti veniva fatto, specie in campagna, in casa. In un ambiente ben arieggiato, o addirittura fuori, si piazzava sul fuoco “lu callà (il paiolo) riempiendolo per un terzo di acqua. Appena questa era calda si versava prima la soda (ponendo la massima attenzione perché pericolosa), poi “l’assogna” (il grasso) di maiale e di altri animali. Il composto, mescolato lentamente con un lungo bastone, veniva portato in ebollizione a fuoco moderato e doveva “borbottare” per almeno tre ore. A mezz’ora dal termine della cottura veniva immersa nel paiolo una retina contenente lavanda, o rametti di citronella, oppure bucce di arance e limoni. C’era chi aggiungeva anche la cannella.
Trascorse le tre ore si prelevava un po’ del sapone ottenuto che, raffreddato, veniva sfregato fra le mani: se era untuoso si doveva continuare nella cottura. Prima di procedere con il racconto, è bene ritornare, per un attimo, sulla soda. Abbiamo detto sopra, della sua pericolosità, c’è però da aggiungere che nel processo di saponificazione, essa sparisce del tutto, trasformando i grassi in un sale “speciale”, quello che noi conosciamo col nome di “sapone”. Torniamo al procedimento, spento il fuoco si versava nel calderone un litro di acqua fredda, si mescolava ancora per una decina di minuti, poi si aspettava che il sapone indurisse. Resa liscia la superficie si lasciava raffreddare completamente il tutto per una mezza giornata. Per estrarre il sapone dal paiolo si prendeva un lungo coltello, piatto e affilato, e s’iniziava a tagliare una porzione vicina al bordo “de lu callà”. Poi si divideva a metà la parte rimanente, ricavandone quindi tutti pezzi da 15 cm di lato. Lo spessore del sapone dipendeva ovviamente dalla quantità degli ingredienti e dalla larghezza del paiolo. I pezzi ricavati venivano sistemati e mantenuti su tavole appese nei magazzini.
“Lo sapó'” veniva fatto una volta l’anno e quasi sempre d’inverno, in occasione dell’uccisione del maiale. Esso veniva usato anche contro la caduta dei capelli. Chi li perdeva doveva lavarsi la testa spessissimo e, stando a quanto mi viene ora riferito, pare che la cosa funzionasse davvero. Una rima invece recitava: “Le donne de Mondelupó’ / rlava li pagni senza sapó’ / quelle de Montesanto / rlava poco e sfrega tanto”. Tutto quanto raccontato accadeva quando la gente era povera…ma profumata in modo più naturale. Oggi qualcuno si adatta a fare in casa qualche saponetta, all’olio d’oliva, al miele e cera d’api, all’arancia e cannella.
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Eeeeeeeeeeeeeee
MARIO LO FACEVA MIA NONNA! ! ! CHE BELLISSIMI RICORDI! ! ! MIA NONNA FACEVA LA LAVANDAIA E ANDAVA A LAVARE I PANNI AL FIUME POTENZA! CON IL CARRETTO! ! ! CIAOOOO MARIO BUONA SERATA! ! ! UN ABBRACCIO! ! ! SEMPRE BRAVISSIMO! ! ! GRAZIE CONTINUA COSÌ! !
Cose da non dimenticare. Bravo Mario