di Maurizio Verdenelli
(foto di Luciano Carletti)
“Ormai lo so, morirò senza poter ritornare a casa…” dice Adelaide Ramadoro ‘scivolando’ sotto il nastrino tricolore in attesa della riapertura della piazza di Muccia (leggi l’articolo). “Sono troppo anziana per sperare. In tutti questi mesi sono stata ospite dei miei figli: prima a Roma, poi a Jesi, adesso vivo a Pollenza” dice la prima degli ‘esuli’ rientrati domenica scorsa per un lungo pomeriggio nella cittadina che la leggenda attribuisce a Muzio Scevola, assieme a chi ha avuto la fortuna di rimanere. Un amaro vaticinio, quella della signora Adelaide, che non ha molte speranze d’essere smentito dai tempi certamente lunghi della ricostruzione, anche a Muccia dove molti edifici devono essere ancora abbattuti come la ‘storica’ palazzina Liberty che proietta la sua agonizzante bellezza sulla piazza dove l’orologio della torre campanaria è fermo da mesi alle 2,46.
Chi rientrerà effettivamente nelle case spaccate che a fine ottobre entrarono in un ‘frullatore’ sismico ondulatorio – sussultorio che da almeno 150 anni la terra marchigiana non subiva? La risposta è stata dell’assessore regionale, Angelo Sciapichetti: “Di certo potrà rientrare la popolazione attualmente di mezza età. Tuttavia è cruciale per la sopravvivenza di questi luoghi realizzare fabbriche e posti di lavoro per i giovani”. Già, quelli che sono a rischio di non ritorno: a Muccia, come Pieve Torina, Ussita, Visso e via via all’ombra delle montagne. Baroni e lo staff (il vice Samuele Cucculelli, l’assessore Raffaella Trojani, i consiglieri Stefano Antonelli, Sergio Bentivoglio, Luana Francia ed Ansovino Ferioli) sono d’accordo insieme con il sindaco ospite di Montecavallo, Pietro Cecoli: “Già qualcuno dei nostri ragazzi ha trovato lavoro sulla costa: quelli sono persi per sempre alle nostre comunità”.
Per Sciapichetti a Muccia è stato anche il momento dei ricordi: la commozione e le lacrime del governatore Cerescioli visitando il paese distrutto in quell’autunno scorso shocking: “Siamo di fronte ad un evento dieci volte più grande del terremoto del ‘97”. Appare ancora spaesata Maria Guerrini, titolare del più famoso ristorante della zona ‘Il cacciatore’: sbarrato. Da Ancona è venuto pure il vicequestore, fratello di Maria, Emidio: una vaga rassomiglianza con George Clooney ed un nome che evoca il santo di Ascoli Piceno, cui votarsi in caso di terremoto.
Alla popolazione ‘dispersa’ e non solo, Sciapichetti e l’ingegner Spuri hanno portato buone ‘novelle’ oltre alla data in cui si presume arriveranno le 165 casette di legno: il 30 settembre. “La scadenza prossima del 31 luglio per la presentazione dei progetti sarà di certo allungata” ha assicurato il direttore dell’Ufficio per la ricostruzione che ha poi spiegato la necessità di rivedere i contratti sottoscritti con i tecnici: “Le modifiche formali arrivano accogliendo richieste di chiarimenti e suggerimenti da parte degli stessi professionisti”. Si chiuderà inoltre, compassionevole, un occhio per chi ha avuto l’Oscar della Sfortuna (c’è un caso in loco) di aver avuto la casa nuova lesionata dalle scosse qualche ora prima di richiedere l’abitabilità: i proprietari accederanno anch’essi alle provvidenze.Buone notizie anche sul fronte dei beni culturali. Nel cui corposo capitolo sono comprese le chiese. Nella diocesi maceratese su 133, 77 sono inagibili secondo la statistica del vescovo Marconi: Caldarola, amata dal cardinal Evangelista Pallotta, segretario di Stato al tempo di Sisto V, è addirittura senza neppure più un luogo di culto. “La messa non è finita”, per dirla con Nanni Moretti. Infatti –ha spiegato Spuri- “il commissario Errani ha annunciato che sono in arrivo 130milioni di euro: di questi 80/90 spettano alle Marche avendo subito il 62% dei danni. In particolare alla provincia di Macerata, la più colpita di tutti”.
Lo chef Manuel Bentivoglio
Il D-Day di Muccia si è concluso con la proposta di ‘adozione’ da parte di Foligno (nel segno dei grandi eventi della confinante città umbra) e con uno spettacolo pirotecnico nell’auspicio di una vera ripartenza a conclusione di una cena in piazza per 250 persone organizzata dagli chef Manuel Bentivoglio (Agriturismo Roccamaia) e Serena d’Alesio (Marchese del Grillo), con l’aiuto dell’associazione “Antonio Nebbia”, dei carabinieri battaglione Puglia e del Comune. Il menù: Millefoglie marinato con insalatina aromatica; gnocchi della rocca; filettino imperiale di Manuel; dolce gelato. Tutto innaffiato da Verdicchio di Matelica e Merlot. Sponsor: Enoteca Biagioli di Fano. Lavorcarni di San Severino Marche; ristorante Marchese del Grillo ed Inkarta di Fabriano; Vinicola Gagliardi, Mama Animation di Maiolati Spontini, Agriturismo Roccamaia, “A. Nebbia” associazione cuochi di Macerata e Cidas di Pollenza.
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