di Claudio Ricci
“Non è così che si ricostruisce. Ogni intervento fatto è già una pianificazione, ma quanto realizzato fino ad oggi è completamente decontestualizzato dal tessuto ambientale, storico e culturale del nostro territorio”. E’ questo in buona sostanza il manifesto della neonata Alpa, associazione dei liberi professionisti architetti. A presentarlo oggi a Macerata alcuni dei 22 soci fondatori. “Lo scopo e far tornare la nostra professione a confrontarsi con la società – spiega Claudio Canullo – e l’occasione ci viene data oggi dalla ricostruzione. L’architettura può affrontare la situazione da un punto di vista corale e non solo attraverso interventi puntuali come è stato fatto fino ad oggi. Lo scopo è promuovere l’attività dell’architetto come libero professionista, quale naturale coordinatore delle varie attività e tecniche in cui valorizzare la competenza esclusiva in tema di pianificazione urbanistica e recupero dei beni storici e ambientali”.
La priorità: tutelare la libera attività e offrire spunti perché si adottino sistemi di progettazione complessiva e non improntati solo alla logica funzionale e stringente dell’emergenza. “Errani propone soluzioni per aiutare il cittadino – dice Vittorio Lanciani – ma non per rilanciare un territorio. La nostra impostazione invece ci dice di guardare al particolare solo dopo che abbiamo una visione generale. Ad esempio fare la casette su una piattaforma di calcestruzzo di un metro compromette irrimediabilmente il sito dove si è voluto realizzare l’intervento. Non si può pensare di ricostruire case che si tenevano attaccate una all’altra, facendo una struttura in cemento armato e poi ricoprire tutto con delle pietre tagliate”. Progettazioni sradicate dal contesto e interventi votati all’efficienza e non all’efficacia sono i punti su cui intervenire prima che sia troppo tardi.
“Basta vedere i progetti delle scuole donati dalle Università – affonda Marco Pipponzi -Nulla da dire del lavoro in sè ma sono completamente decontestualizzati. Nel 1997 il commissario era il presidente della Regione e faceva capo ad una struttura di tecnici autoctoni che ben conoscevano il territorio e la sua storia oggi non è così”. “Si sta facendo la ricostruzione importando il 70% del piano usato per l’Emilia e il 30% di quello per l’Aquila””, è invece l’aspetto preoccupante rilevato da Franco Domizi. Molteplici e specifici i temi che l’associazione, proporrà attraverso convegni, incontri, formazione che saranno organizzati da qui in avanti.
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