Macerata Racconta anche il terremoto,
Spuri: “cammino molto più lungo del 97”

SISMA - Presentato il libro di Verdenelli e Magnalbò. Il direttore dell'ufficio per la ricostruzione: "Giusto denunciare quello che non va ma dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo"

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Maurizio Verdenelli e Cesari Spuri

 

LIBRO-TERREMOTO-VERDENELLI-2-325x217di Valentina Tudisco

(foto di Luciano Carletti)

Da “una tragedia dimenticata” ad un’altra. Da Carlo Magno, l’imperatore terremotato a Spoleto, passando per i terremoti del 1703 a quelli del 2016, lontani nel tempo ma tutti accomunati dallo stesso dolore inferto al territorio umbro-marchigiano. Eventi sismici che hanno trovato memoria nel libro “Una tragedia dimenticata. Il mistero dei Gesuiti”, presentato questo pomeriggio alla sala Castiglioni della biblioteca Mozzi – Borgetti di Macerata nell’ambito di Macerata racconta. Un testo fortemente voluto dal giornalista Maurizio Verdenelli , che è stato accompagnato nella stesura da Luciano Magnalbò, scrittore e avvocato maceratese, e da alcuni giornalisti di Cronache Maceratesi. L’evento, che ha raccolto una folta partecipazione di pubblico, ha riaperto il dibattito su una ferita ancora fresca. Tante le domande e tanti i richiami a quel sisma del settembre del ’97, quando le cose andarono bene, quando le istituzioni fecero il loro lavoro.

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Francesco Adornato

Seduto al tavolo di lavoro c’era anche Francesco Adornato, rettore dell’università di Macerata, quel “santo laico”, come Verdenelli ha voluto soprannominare, che ha saputo ridare speranza alla città. “Quello che abbiamo imparato è che la sequenza sismica è secolare – commenta Adornato -. Noi conviviamo con la faglia appenninica, e la scelta di riaprire l’università dopo una sola settimana dal sisma era per noi importantissima. Una scelta dettata dal coraggio, per ridare fiducia. Gli studenti sono vitali per la città, la rendono eterna, e quello strano silenzio che aleggiava in città era surreale. La ricostruzione poi è parallela al vivere. Passato e futuro sono legati indissolubilmente, per questo credo si debba ripartire dai luoghi simbolo delle zone colpite per dare spazio alla dimensione sociale”.

Pagine di storia che nel libro raccontano come si è reagito all’emergenza, nel bene e nel male. Dalla religione dei santi protettori, vecchie credenze popolari e riti cristiani che servirono un tempo per limitare l’ira del male, alle istituzioni che, in alcune occasioni, non hanno saputo dare risposte esaustive e concrete. Immancabile frecciatina alla polemica di questi giorni sollevata dalle proprietarie del Vecchio molino di Pieve Torina. Una pagina dolente dell’attuale sisma che accompagna quello dell’esodo dei terremotati.

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Giuseppe Bommarito

“La risposta ai terremoti è la commemorazione contro la rimozione – sentenzia l’avvocato Bommarito, altra penna di Cronache Maceratesi -. Tutti noi dobbiamo tenere a mente che viviamo in zone perpetuate dai terremoti. Vale la pena costruire dov’era e com’era vista la ciclicità degli eventi?”. Una semplice domanda, non una polemica, e un invito al lavoro di squadra efficiente ed efficace. Appello raccolto da Cesare Spuri, l’ingegnere maceratese protagonista della ricostruzione e autore di uno dei capitoli del libro. “Io parlo da persona delle istituzioni, l’ombra del sisma del ’97 non ci ha mai abbandonato. Muccia fu una scelta strategica da lì, in seconda linea, potevo capire bene di cosa c’era bisogno. Tutto fu diverso. Oggi abbiamo una regia nazionale che interloquisce con i quattro presidenti delle regioni colpite cercando un dialogo comune. Inoltre quello che ha aggravato la situazione è stato il doppio sisma. C’è stata un’esplosione di numeri difficile da contenere. Vent’anni fa in quindici giorni avevi una delibera, oggi il cammino è molto più lungo. Sarà difficile ma alla fine avremo dei risultati. È sì il momento di denunciare ciò che non va, ma dobbiamo anche fare i conti con quello che abbiamo”.

 

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“Una tragedia dimenticata”, misteri di una terra spaccata



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