Ad Osimo anche la Fornarina,
speranza per San Ginesio

Nutrita rappresentanza di amministratori maceratesi all'inaugurazione di Capolavori Sibillini con il ministro Franceschini. In mostra la tavola di Nicola di Ulisse da Siena "La Battaglia tra Ginesini e Fermani" con protagonista la giovane che salvò il paese. Presente anche il conte Vanni Leopardi: “Sono qui ad Osimo per difendere Recanati e naturalmente il Colle dell’Infinito”

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Il ministro Franceschini davanti alla tavola “Quadro di Sant’Andrea”

 

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La delegazione ginesina a Osimo

 

dal nostro inviato
Maurizio Verdenelli

(foto di Lorenzo Baiocco e Luciano Carletti)

Il momento più toccante? Quando al ministro Dario Franceschini, il vicesindaco di Osimo Mauro Pellegrini ha ricordato le lacrime dei sanginesini al salvataggio della loro ’Fornarina’, il simbolo stesso della città ‘ferita dal terremoto’ insieme con la Collegiata. La ‘Fornarina’ che qui si vuole indicare non è, stavolta, Laura Boldrini, cui pure il comune dedicò l’omonimo Premio ancor prima della sua elezione come presidente della Camera, ma nel nome della piccola fornaia che diede il salvifico allarme, la battaglia che salvò San Ginesio dalla distruzione per mano dei tradizionali nemici di Fermo. Ed allora la ‘restitutio ad integrum’ della pala di Sant’Andrea ad opera di Nicola di Ulisse da Siena, è adesso un simbolo stesso di speranza. Ieri a Palazzo Campana (della cui scuola furono allievi Leone XII, Pio VIII ed Aurelio Saffi) il sindaco Mario Scagnetti, altri amministratori, la prof.ssa Tullia Leoni (vedova del prof. Giovanni Cardarelli), la scrittrice Valentina Polci e i ‘ragazzi’ della Protezione Civile hanno fatto quadrato attorno alla grande opera che l’estate scorsa suscitò un ‘oh’ di ammirazione da parte di Philippe Daverio, a San Ginesio per ricordare quel generoso, grande ‘innamorato’ della città di Alberigo Gentili che fu Cardarelli, pedagogo degno erede di don Lorenzo Milani.

scagnetti-osimoNel gruppo della Protezione Civile c’è pure Benito Barchetta, il più anziano di tutti. “In paese siamo rimasti in 500 rispetto ai 3.700 ma speriamo che pian piano torneranno… dal mare”. Gli scendono le lacrime al ricordo di quei primi terribili giorni, Benito: “Sono stato l’unico a salire all’interno della zona rossa per portare da mangiare ai Vigili del Fuoco che lavoravano da 24 ore di fila. Che strazio vedere la mia San Ginesio così ridotta! Per fortuna che certi palazzi, come quello D’Altemps, si sono salvati dalle scosse successive in quanto riparati subito trovandosi lungo il percorso d’accesso alla zona rossa…”.  Per il momento San Ginesio, l’anima della città, si è trasferita ad Osimo con la grande Pala. La tavola (cm 255X160) apre infatti l’elenco dei ‘Capolavori Sibillini’ che vede San Ginesio al primo posto per numero di opere ‘salvate’ (22) e recuperate all’interno di uno spazio ‘dipinto d’azzurro di fresco’ che fino a gennaio ha ospitato la mostra Cavallini-Sgarbi ed oltre trentamila visitatori. Con San Ginesio anche Loro Piceno (7 le opere) e c’è con il Fermano c’è dunque tanta Macerata ad Osimo dal domenica 19 al primo ottobre. “Poi questi capolavori ritorneranno tutti a casa” ha promesso il ministro nell’inaugurare ufficialmente la mostra davanti ad un pubblico foltissimo dove la rappresentanza maceratese era al completo.

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Rosa Piermattei

Con Mario Scagnetti, il sindaco di Loro Piceno Ilenia Catalini (“Senza la nostra ‘Assunzione della Vergine’ di Ercole Ramazzani, a palazzo comunali, ci sentiamo molto più poveri”); il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei (“Stiamo preparando la cerimonia, ormai prossima, per l’iscrizione all’anagrafe cittadina di Vittorio Sgarbi che di questa mostra a Palazzo Campana presiede il comitato scientifico”), il vicesindaco di Treia, Edi Castellani (“Anche Treia soffre in queste ore: la comunità è voluta essere vicina ai Capolavori Sibillini che esprime la bellezza ed insieme il dolore delle nostre zone interne”) e l’arcivescovo di Camerino-San Severino, Francesco Angelo Brugnaro. C’è pure nella delegazione di Loro Piceno, il notissimo collezionista Luca Cimarosa, cui si devono importanti musei: quello sulla Grande Guerra e quello sullo Shoah, ospitati in un palazzo antico di Loro Piceno: “Sto preparando un grande evento, per far ripartire la speranza” dice.

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Vanni Leopardi e Maurizio Verdenelli

E c’è il conte Vanni Leopardi di San Leopardo, venuto per ‘incrociare’ il ministro che ha inaugurato, tempo addietro, la Torre del Borgo a Recanati. Signor conte, ormai Recanati è ancora e sempre più Giacomo? “Giacomo è figura soprattutto mondiale, seppure appartenga profondamente a Recanati”.

Il Giovane Favoloso è ‘icona dappertutto’ nel ‘natio borgo selvaggio’, anche in luoghi insospettabili: un po’ troppo? “Forse sì”.

Al ministro parlerà del Colle dell’Infinito? “Sono qui ad Osimo per difendere Recanati e naturalmente il Colle dell’Infinito” prima di sparire lungo le scale del ‘Campana’ dice il Conte che una quindicina d’anni fa divenne un protagonista, apprezzato per la battaglia che fermò una quindicina d’anni fa i megatralicci dell’Enel alle ‘soglie’ del colle sacro al Giovane Favoloso. Una battaglia che fu apprezzata e sostenuta dalla Federazione nazionale dei Verdi, presieduta da Pecoraro Scanio, che lo salutò con una sincera ondata di simpatia all’assemblea nazionale di Montecatini. ‘Vi porto i saluti di Recanati’ disse Vanni dal palco e fu un’autentica ovazione.

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