Protestano i terremotati dei Sibillini

IL COMMENTO - La manifestazione di oggi ad Accumoli contro i ritardi, le inadempienze, gli ostacoli che si frappongono al ritorno alla normalità. La concorrenza sleale di scuole e produttori di altre province

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Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

L’avevamo scritto più volte a chiare lettere: “Il popolo dei Sibillini non è gente qualsiasi…” mettendo in evidenza che si tratta di una popolazione di antiche tradizioni e di antichissima civiltà, che ha combattuto a Lepanto, che ha un patrimonio ricchissimo di opere d’arte (dopo mesi e mesi che vengono estratte dalle macerie e portate via ancora non sono state messe in salvo tutte), che può vantarsi di possedere un teatro quasi per ogni Comune. Ma il messaggio non è passato, non è stato capito. E invece si doveva capire che era gente che non può, ma soprattutto non deve essere presa in giro con promesse che si sa di non poter mantenere, con un rimpallo di accuse tra le varie istituzioni per poi prendersela facile contro la “burocrazia”: e se la burocrazia avesse un ufficio stampa ne apprenderemmo delle belle.

Tutta questa premessa per dire che è finita come era facile prevedere dovesse finire: con la gente “deportata”(?) lungo la costa, gli allevamenti lasciati all’aperto, le verifiche della agibilità degli edifici lesionati che vanno a rilento, con pochissime squadre impegnate in questo compito. Così abbiamo famiglie portate negli alberghi ma che forse hanno la loro abitazione ancora agibile. Mentre le verifiche fatte dai Comuni attraverso i propri tecnici “non sono utilizzabili” e il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, esplode: “Le nostre schede devono valere come le fast”. Con la minaccia da parte della Regione di far abbattere le casette di chi aveva provveduto per conto proprio e a proprie spese.

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Un immagine delle proteste di stamattina ad Accumoli (estratto dal video di Marzio Mozzetti)

E l’inevitabile conseguenza di tutto ciò è la manifestazione di protesta organizzata oggi spontaneamente ad Accumoli con la partecipazione dei rappresentanti di “tutto il popolo dei Sibillini” con una scritta che campeggiava su tutte: “Siamo montanari ma fessi no!”. Mentre una signora sfollata, presente alla manifestazione, ha dichiarato alla Tv: “Ho paura che mirino a spopolare questi posti!” E’ un popolo, quello dei Sibillini, che vuole risorgere, che vuole resistere, che non  molla mai ma non vuole essere preso in giro. Riportiamo soltanto alcuni titoli apparsi nei giorni scorsi sulla stampa locale: Un condominio danneggiato protesta: “Quattro richieste di sopralluogo ma ancora non si è visto nessuno”. Il sindaco di Arquata, Alessandro Petrucci: “Vogliamo la stessa attenzione che c’è per Amatrice e Norcia. La gente è davvero stanca. Noi terremotati di serie B non ci fanno spostare neppure le macerie”. Una allevatrice di Ussita: “Le mucche hanno un palmo di ghiaccio sul dorso. Dobbiamo riportarle nelle stalle inagibili per non farle morire”. La presidente della Cia Marche, Mirella Gattari. “Ancora zero stalle agli allevatori: 400 richieste dalle aziende ma nessun intervento”. Lucia Paoletti, una allevatrice di Pievebovigliana: “Gli animali al gelo e noi in camper. Ormai è come se non esistessimo”. Un allevatore di Casali di Ussita: “Finora abbiamo firmato carte, ma niente strutture. Così gli animali muoiono”.

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Mucche senza stalle sotto la neve

 

E un cittadino esasperato, in una lettera ai giornali, ha scritto tra l’altro: “Spettacolo ignobile. E’ un esempio classico di mala politica e di incapacità, sol che si pensi che in quattro mesi non si è stati ancora capaci in grado di mettere al riparo neppure il  bestiame e quindi un patrimonio zootecnico, mandando alla malora anni di sacrifici  e di impegno”.  “Dal 24 agosto – scrive la Coldiretti – risultano completate con la presenza degli animali solo un paio di stalle mobili. Sono oltre 700 le strutture necessarie per le aziende agricole terremotate, tra moduli abitativi, moduli stalla e moduli magazzino-fienile. Con le temperature scese fino a -10 gradi, il pericolo per gli animali costretti a restare all’aperto è quello di ammalarsi e morire, mentre si contano già aborti e cali di produzione del latte fino al 50% per i disagi che mucche e pecore stanno vivendo”.

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Il presidente della Provincia Antonio Pettinari (sulla destra) ha lanciato l’allarme sul calo iscrizioni scolastiche nel territorio ieri durante l’inaugurazione della nuova scuola di Colbuccaro

Ma a chi giova tutto ciò? Ovviamente ai produttori di altre zone non colpite dal terremoto. Il titolare di una norcineria di Visso ci ha rivelato che un suo concorrente del nord delle Marche sta contattando tutti i suoi clienti “assicurando di fornir loro tutti i prodotti che io non potevo più garantire”. E d’altra parte lo stesso presidente dell’area vasta (ex provincia) di Macerata, Antonio Pettinari, ha fatto appello alla Regione perché “I territori intorno alla nostra provincia stanno facendo una concorrenza non corretta vantando offerte formative nuove per attirare studenti  fuori provincia” (leggi l’articolo).

 

 

Il popolo dei Sibillini, orgoglioso del proprio passato, non deve chiedere l’elemosina



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