(foto di Alberto Calvelli)
Chiese di Cingoli lesionate dopo il terremoto, la proposta dello storico Alberto Calvelli agli imprenditori del territorio: «Adottate un monumento». In una lettera inviata alla redazione di Cronache Maceratesi, Calvelli, residente a Cingoli, evidenzia come una gran parte del patrimonio culturale del Balcone delle Marche rischi di non essere conservato per le future generazioni. «Molti edifici del comune di Cingoli hanno subito danni più o meno gravi – scrive Calvelli -. Tutte le chiese del centro storico, fatta eccezione per Santo Spirito, Santa Sperandia e Sant’Esuperanzio, sono attualmente inagibili. La stessa sorte è toccata alle chiese parrocchiali di Villa Torre ed Avenale, e a quelle di Valcarecce e Colognola». Sebbene «gli edifici più importanti e le chiese parrocchiali usufruiranno sicuramente di fondi per il restauro», lo storico sottolinea come «considerando la grande quantità di edifici che saranno interessati dai lavori di recupero, il rischio maggiore sarà corso dalle cosiddette opere minori, come ad esempio le chiese rurali, che rischiano di rimanere fuori dalla prima, e purtroppo lunga, fase di ricostruzione».
Queste chiese hanno spesso un’origine che affonda le proprie radici nel Medioevo. Ricoprono ancora oggi, così come in passato, un ruolo importante per le comunità locali rappresentando un vero e proprio centro di aggregazione sociale e molto spesso conservano al loro interno opere di grande valore storico e artistico. «E’ il caso ad esempio delle chiese di Sant’Anastasio, sita nella località omonima, e di Santa Maria delle Grazie nella frazione di San Flaviano – precisa Calvelli -. La struttura di Sant’Anastasio ha subito dei danni che riguardano principalmente il piccolo campanile a vela, mentre alcune lesioni nelle pareti interne, che per fortuna non hanno intaccato gli affreschi, non sembrano destare grande preoccupazione. La cappella di Santa Maria delle Grazie (nominata nelle bolle papali di Lucio III e di Gregorio IX) ha subito alcuni crolli, che riguardano però un piccolo edificio annesso alla parete posteriore, e lesioni che riguardano principalmente la parete dell’altare e in misura minore quella di ingresso».
Secondo Calvelli, il recupero di queste strutture significherebbe molto per le popolazioni che, storicamente, hanno vissuto in funzione degli antichi monumenti del territorio. «Queste due chiese – ribadisce il cingolano – andrebbero quanto prima restituite alle comunità. Un segnale questo che rappresenterebbe non solo il ritorno alla normalità ed alla quotidianità, ma soprattutto la dimostrazione di un reale impegno volto alla conservazione e continuazione della memoria storica». Un discorso a parte riguarda una serie di piccole chiese, già compromesse dal tempo e dall’incuria. «Per molte altre chiese del cingolano assistiamo impotenti alla distruzione di una parte del nostro passato. La salvaguardia del patrimonio culturale è un atto di rispetto ed è sicuramente la testimonianza più tangibile del grado di civiltà di un paese. Dobbiamo prendere coscienza di questa realtà, tutti possiamo contribuire a tutelare, proteggere e conservare la bellezza, la nostra più grande ricchezza, che mai nessuno potrà copiare o falsificare. Ed è per questo – conclude – che il mio appello è rivolto ai principali imprenditori del nostro territorio, che potrebbero, con un intervento finanziario (tra l’altro deducibile secondo la normativa vigente, si veda la legge “Art bonus”) favorire il mantenimento ed il restauro degli edifici poco sopra menzionati. Un atto di mecenatismo culturale che verrebbe senz’altro apprezzato dalle comunità interessate e da tutti coloro che hanno a cuore il passato storico e artistico del nostro territorio».
(Leo. Gi.)
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Meno chiese, più servizi (case, ospedali….)
Dovrebbe essere la Chiesa cattolica, proprietaria delle chiese, a ristrutturarle, ma fa più comodo spremere i privati a suon di offerte e buonismo, altrimenti i superattici ai pagliacci in gonnella come li paghi?
A rimettere a posto le Chiese deve pensarci il Vaticano nn la gente. Che schifo!!!!
Finalmente sono arrivati gli Isis
Preferirei adottate una scuola dove cresce il futuro del paese…..alla Chiesa ci pensi il Vaticano!
Le chiese parrocchiali sono della parrocchia nn del Vaticano
Demolitele!!!!!!
Possiamo fare come loro di fronte alle tragedie.
Pregiamo.
Nn sarebbe meglio chiedere di adottare una famiglia?
Perché al Vaticano gli mancano i soldi ? Che schifo
Prima di sparare minchiate informatevi di chi è la proprietà di alcune chiese……..
Capre ignoranti!! Vi meritate un patrimonio un patrimonio storico artistico composto da un museo sulla casa del Grande Fratello e le puntate del Maurizio Costanzo show!! Ignoranti capre!
le chiese andrebbero sistemate a spese del vaticano dato che lo stesso non paga neanche l imu per gli edifici di cui e’ proprietario e che risiedono sul suolo italico
E’ giusto restaurare la chiesa di S. Benedetto di Norcia o le chiese di S. Salvatore e S. Andrea di Campi o S. Lorenzo in Vallegrascia di Montemonaco o S. Maria Assunta di Fematre di Visso? Potrei continuare fino a “cinquemila”…perché le prime stime parlano proprio di cinquemila edifici storici (chiese e non) che sono stati danneggiati o distrutti dagli eventi sismici. E’ giusto restaurarli per tanti motivi…e non per fare un “piacere” al “Vaticano”. Qui si parla di patrimonio culturale, che è altra cosa. Tornando ai motivi (ne citerò solo uno, forse quello più facile da capire per qualcuno, forse), sembrerà strano ma esiste anche il turismo culturale e il turismo religioso. Turismo significa che le persone si muovono, mangiano nei ristoranti e nelle pizzerie, consumano nei bar o acquistano prodotti locali e dormono in alberghi, agriturismi e B&B (il turismo incide in Italia per il 10% sul PIL). Sembrerà strano ma molte persone scelgono questo tipo di turismo anziché passare le giornate o le vacanze su una sdraio a Civitanova Marche. Ah dimenticavo, per un imprenditore “investire in cultura” significa pubblicità (tra l’altro deducibile).
E’ giusto restaurare la chiesa di S. Benedetto di Norcia o le chiese di S. Salvatore e S. Andrea di Campi o S. Lorenzo in Vallegrascia di Montemonaco o S. Maria Assunta di Fematre di Visso? Potrei continuare fino a “cinquemila”…perché le prime stime parlano proprio di cinquemila edifici storici (chiese e non) che sono stati danneggiati o distrutti dagli eventi sismici. E’ giusto restaurarli per tanti motivi…e non per fare un “piacere” al “Vaticano”. Qui si parla di patrimonio culturale, che è altra cosa. Tornando ai motivi (ne citerò solo uno, forse quello più facile da capire per qualcuno, forse), sembrerà strano ma esiste anche il turismo culturale e il turismo religioso. Turismo significa che le persone si muovono, mangiano nei ristoranti e nelle pizzerie, consumano nei bar o acquistano prodotti locali e dormono in alberghi, agriturismi e B&B (il turismo incide in Italia per il 10% sul PIL). Sembrerà strano ma molte persone scelgono questo tipo di turismo anziché passare le giornate o le vacanze su una sdraio a Civitanova Marche. Ah dimenticavo, per un imprenditore “investire in cultura” significa pubblicità (tra l’altro deducibile).
Bravo Alberto! Commenti orribili, inutili, non costruttivi e come direbbe qualcuno da capre
Tralasciando il fatto che la “Vaticano spa” [[[[un’impresa globale che ha quasi 2.000 anni di storia e che è stata dentro tutte le tristi vicende umane, tra cui guerre e distruzioni, stragi e complotti, mnassacri e crociate…]]]] e che ha molte esenzioni e tonnellate di agevolazioni e qualche vagonata e vagonata e vagonata di euri (e che pertanto qualche chiesuccia -di sua proprietà- se la potrebbe pure riparare da sola) qui mi sembra che si faccia un pochino di confusione…
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… Certo che il turismo religioso è importante (indirettamente arricchisce pizzerie, b&b, alberghi, ecc., ecc.) e che, pertanto è un volano per la crescita economica.
E chi lo mette in dubbio???
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Ma ci sono decine, centinaia, migliaia di persone SENZA PIU’ CASA che (direttamente o indirettamente) NON vivono di turismo religioso (o di turismo in genere) e che pertanto andrebbero aiutate, PRIMA di destinare milioni di euro a ricostruire un pezzo del patrimonio culturale italiano.
Patrimonio che, tra l’altro, in molti casi non è nemmeno di proprietà PUBBLICA.
il discorso e’ chiaro e lampante a meno che non si usino fette di prosciutto di…norcia..per coprire i bulbi oculari…prima soldi e ricostruzione per case e scuole e poi dopo…le chiese..
ah peraltro il turismo in quei luoghi e’ si anche religioso ma soprattutto lo e’ a livello paesaggistico…e di villeggiatura…e se non ci sono piu’ case e quindi abitanti,negozi ed alberghi…con le chiese ci puo’ fare dei bellissimi ripetitori per i cellulari…