di Giancarlo Liuti
Solidarietà: ecco una parola che durante la sciagura del terremoto è finita molto spesso nei giornali a dimostrazione del generoso disinteresse con cui tanta gente si è adoperata per soccorrere coloro che son dovuti fuggire dalle proprie case e trovare una diversa sistemazione abitativa. Ma questa parola può essere intesa in due modi, sia come solidarietà verso gli altri, e allora si chiama altruismo, sia, paradossalmente, come solidarietà verso se stessi , e allora si chiama egoismo. Potrà sembrare assurdo, ma in occasione del sisma si sono verificati dei casi, a Civitanova, Tolentino e in altri centri, nei quali la solidarietà è diventata egoistica. Vediamo.
1)La famiglia A – cinque persone, poniamo di Visso – è costretta ad abbandonare la propria casa lesionata dal sisma e come “contributo di solidarietà” lo Stato le assegna 900 euro per trovare – provvisoriamente e in affitto – un’altra soluzione, poniamo a Civitanova; 2) Il proprietario di quest’altra casa, il signor B, il cui appartamento è destinato al turismo estivo e nei mesi invernali è libero e infruttuoso, accoglie la famiglia vissana e facendo leva sul suo disagio la persuade a sottoscrivere un contratto d’affitto di 400 euro settimanali, pari a 1.600 euro mensili; 3) Ciò significa che i 900 euro del suddetto “contributo di solidarietà” abbandonano la famiglia A e con un sostanzioso incremento si trasferiscono al signor B; 4) Ecco, per l’appunto, un caso di “solidarietà” che all’inizio è altruistica ma poi, in ossequio a mere logiche di mercato, si trasforma in egoistica; 5) Conclusione: che di mezzo ci siano il terremoto e le sue gravi ferite materiali e morali non conta nulla se non come occasione per guadagnarci, e nonostante che il tutto sia iniziato all’insegna della solidarietà.
In tali casi – rari ma non tanto – i giornali hanno abbandonato la parola “solidarietà” e l’hanno sostituita con l’assai meno evangelica parola “sciacallaggio”. Cos’è uno sciacallo? E’ un mammifero dall’aspetto canino che vive nell’Europa Orientale e in Asia nutrendosi soprattutto di carogne, per cui, passando figurativamente agli esseri umani, s’usa definire in tal modo la persona che s’approfitta delle disgrazie altrui. Come, più o meno, il signor B dell’esempio fatto sopra.
Tuttavia, riflettendo sulla nostra società in generale, un’attenuante il signor B ce l’ha e sarebbe ingiusto non riconoscergliela. Che genere di attenuante? Quella di vivere nell’epoca del consumismo sfrenato o, come diceva Umberto Eco, della “orgia del desiderio” (non nego che uno “smartphone” sia utile ma se in commercio compare un nuovo modello quasi identico al primo bisogna correre, costi quel che costi, a far la fila per comprarlo). Non intendo, sia chiaro, demonizzare la modernità, che come tutte le modernità ha in sè lo slancio positivo del progresso. Più semplicemente e più modestamente dico che fra i valori civili del passato s’è fatto largo, forse al primo posto, il valore del denaro. Questa è dunque l’attenuante del signor B: la società attuale non l’ha creata lui e lui non ne ha né meriti né colpe. Semplicemente ci vive. E si adegua. Molte cose, insomma, sono cambiate. Anche la “solidarietà”, il cui significato è rimasto in gran parte quello di sempre – solidarietà verso gli altri – ma ne ha assunto anche un altro: solidarietà verso se stessi.
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Chiunque è libero di fare del bene ma a sue spese.
Quando il contratto di locazione ha una durata di più mesi il canone è versato mensilmente, non settimanalmente.
Che vergogna…ma una mano sulla coscienza questi proprietari..e dai! Non ho parole, ma solo rabbia!
L’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.