di Maurizio Verdenelli
(foto di Lucrezia Benfatto)
Quello che forse non potrà un Maestro (Dante Ferretti), lo farà uno studente (di una scuola di light design: accademia, università, istituti parificati di design e Master di livello superiore). Quello che forse non potrà l’amministrazione comunale di Macerata, lo potrà il Rotary Club ‘Matteo Ricci’. “La città sarà più bella grazie agli amici rotariani” dichiara la vicesindaco Stefania Monteverde, reduce da una mattinata intensa di lezioni al liceo Scientifico e da un sopralluogo agli intonaci feriti al piano nobile di palazzo Buonaccorsi (dal sottoscritto visto ‘spanciarsi’ la sera del 26 ottobre, al momento della scossa 5.9).
E la professoressa Paola Taddei, direttrice di Abamc: “Il Monumento ai Caduti illuminato sarà il biglietto d’ingresso della ‘nuova’ Macerata. Riaccendiamo la luce sulla città per una nuova ripartenza, a schiena dritta per la rinascita e la ricostruzione”. Manca l’architetto Silvana Lisi impegnata sul fronte ‘del terremoto’: a lei, all’arch. Tobia Sardellini (presente nella sala Castiglioni, sede della conferenza stampa) e al presidente del ‘Matteo Ricci’, lo psichiatra Gianni Giuli si deve un progetto che fa senz’altro onore al movimento rotariano. “Per il centro storico un’opportunità in più” incalza la Monteverde che si offre una auto-benemerenza citando la tempesta in un bicchier d’acqua di non molto tempo fa sui futuri destini del ‘cucuzzolo’ cittadino conteso aspramente dai negozianti alla pubblica amministrazione ‘conservativa’ -la guerra ‘dei trenta giorni’ in realtà si è conclusa con un armistizio ‘ricco’ per il commercio. Il Monumento ai Caduti (opera di Cesare Bazzani) testimone del fasto edilizio mussoliniano che disegnò non demeritando, una parte non irrilevante del capoluogo, rappresenta dunque la prima pietra di un percorso relativo all’illuminazione artistica cittadina, considerato che quella ‘ordinaria’ è in fase d’allestimento, avverte la vicesindaco.
E’ l’apertura su un orizzonte in fondo al quale c’è il Progetto Ferretti, non soltanto ‘le candele’ come argutamente in alternativa indicava il tre volte Premio Oscar ora chiamato dalla fmaiglia Della Valle a New York con l’incarico di allestire le vetrine natalizie Tod’s a Madison Avenue. E Ferretti, che fu amico e collaboratore di Federico Fellini, ha ricostruito un pezzo di mondo felliniano, ispirandosi al mondo circense. “Chissà se il grande Ferretti ci dirà sì” arrischia il dottor Giuli. Il riferimentoe cioè l’invito è quello di volersi, il premio Oscar, sedersi nel comitato che dovrà decidere sugli elaborati di chi prenderà parte a ‘Mac Light’, il bando di concorso promosso dal Rotary. “Considereremo della partita pure chi avrà conseguito soltanto da un anno il nostro diploma” avverte la Taddei che non rinuncia all’ormai ‘tradizionale’ tacco 15 in un’inedita gara ‘low profile’ con l’altra ‘prima donna’ della cultura maceratese, Stefania Monteverde, con pantaloni addirittura a zompo. Niente ‘basso profilo’ invece per il Monumento che sostituì l’angusto ed ottocentesco ‘Tre Archi’ e che corso Cavour inquadra a conclusione di un percorso che ai suoi tempi (grazie al traffico dell’epoca) doveva ispirare una spaziosa marcia trionfale in avvicinamento ai Cancelli di ghisa. “Quest’estate le luci che l’inondarono furono azzurre come il Mediterraneo, leit motiv di quella Notte dell’Opera” ricorda la vicesindaco.
Già, ma tra il dire e il fare c’è appunto di mezzo il mare, in questo caso l’Adriatico. Il Rotary (partners Comune ed Abamc) finanziatore generoso del bando di prossima pubblicazione che si pone come start up per i giovani (5.000 euro per il vincitore) ha sbarramenti successivi in riferimento alla realizzazione del progetto. Che, ricordiamo, si muove nell’ambito dell’Urban lighting design, Visual light art design e Decorative lighting (in sala pure la prof. Francesca Cecarini, esperta internazionale del settore). “L’intenzione è di trovare sponsor per la realizzazione della soluzione che il comitato riterrà la più idonea nello spazio di due mesi per il Monumento ai Caduti che in ogni caso dovrà ‘accendersi entro il 2017” dice il presidente Giuli che fissa comunque in primavera la proclamazione del vincitore. “Tecnicamente non sarà certo facile: dell’opera del Bazzani non restano tracce di elaborati tecnici, ad eccezione di un lucido” rivela Paola Taddei. Ed è prematuramente scomparso un grande studioso del geniale architetto d’epoca fascista, l’arch. Gabor Bonifazi cui si deve proprio il lavoro del piano di recupero del Monumento ed aree annesse elaborato nei primi anni 80. Anche quello irrealizzato e finito nei cassetti comunali al pari degli altri, una diecina per le zone più significative della città –uno di questi riguardò naturalmente anche lo Sferisterio, firmato dall’arch. Giancarlo Capici e lodato dall’allora sovrintendente Polichetti. “Questo progetto oggi assume un valore ancora più significativo per il delicato momento che stiamo vivendo come comunità e territorio feriti dal terremoto, perché guarda al domani” ha detto a conclusione Giuli. E il consigliere Massimiliano Fraticelli: “La realizzazione di questo light design è un grande sogno ed insieme una sfida concreta che ci proponiamo di vincere”. Ma questo progetto-Luce nel buio della crisi e all’epoca del terremoto è soprattutto un ‘dono’ alla comunità, senza onorari di sorta.
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Prima di pensare al Monumento ai Caduti, io provvederei all’illuminazione di tante vie buie che favoriscono scippi e atti di delinquenza. Il monumento può aspettare, tanto, brutto com’è, chi lo guarda?
Un’ampia documentazione progettuale si trova anche all’Archivio di Stato di Terni. L’opera nasce prima come ingresso monumentale al “campo di Marte” poi diventa l”altare” ai caduti. Prima delle luci artificiali l’opera necessita di restauri e pulizia dei marmi che per loro natura e forma sono in grado di amplificare il gioco dei chiari e degli scuri. In ogni caso il monumento più che rappresentare il capolavoro del Bazzani (almeno una ventina di opere simili in Italia), rappresenta il successo e la volontà del Podestà Benignetti che lo ha voluto a tutti i costi. Interessante ed istruttiva, invece, è la vicenda del ricorso fatto dallo scultore maceratese Giuseppe De Angelis come sindacato regionale degli scultori, contro la commessa delle cinque statue affidate ad uno scultore di altra regione. Cosa gravissima che all’armò persino il Prefetto (che non voleva mettersi contro la potente corporazione) e che Benignetti superò brillantemente con un parere legale; “…non si tratta di creazione intellettuale o opera dell’ingegno artistico ma della riproduzione seriale di modelli codificati tratti dalla statuaria romana…”.