Linda, “la numero uno di Ussita”:
senza casa, aiuta i soccorritori
E il suo zabaglione è irrinunciabile

STORIE DAL SISMA - Ha 19 anni e dal 26 ottobre lavora senza sosta. Dorme in una tenda, la mattina si alza alle 5 e prepara la colazione per tutti. "Ho deciso di non pensare ma di fare. In tutto questo casino ho conosciuto persone stupende". INTERVISTA VIDEO

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Linda Cappa

Linda Cappa

 

di Gianluca Ginella

(Foto e video Federico De Marco)

Linda la mattina si alza alle 5 e prepara lo zabaione per tutte le persone che in questi giorni si stanno occupando di aiutare i terremotati del suo comune, Ussita. Fino al 26 ottobre probabilmente non le sarebbe mai venuto in mente di farlo. «Lei è la numero uno» dicono a Ussita, qualcuno la chiama sindaco. Linda Cappa ha 19 anni, grandi occhi scuri e la capacità di essere importante per gli altri, con semplicità. Tutto quello che aveva è rimasto nella sua casa in località Vallestretta, i primi giorni non aveva nemmeno una cintura per tenere su i pantaloni e usava un fil di ferro.

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Le tende a Ussita

Il 26 ottobre si trovava in auto con una sua amica e stava tornando verso Ussita quando sono iniziate le scosse di terremoto. La ragazza che era con lei si è spaventata e ha deciso di non andare su al paese. Lei allora è scesa e se l’è fatta a piedi in una sera da incubo: sotto la pioggia, al buio, con la terra che continuava a tremare e il cellulare ko. Non si è preoccupata un momento di casa sua, semplicemente si è messa ad aiutare. I genitori di Linda, che ora stanno sulla costa, in città avevano il ristorante La mezza luna club che ora è inagibile. In una cittadina dove i crolli sono stati ovunque, lei è una certezza. «La sera del 26 ho subito cominciato a fare quello che potevo. Ho portato ai soccorritori bottiglie d’acqua, caffè, tè, latte che avevo al ristorante. Dopo quello che era successo non ho pensato alla casa per niente. In realtà ci sono tornata solo dopo dieci giorni».

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La frazione di Sorbo

Linda non aveva con sé nulla e i vestiti che indossa sono quelli prestati da qualcuno o arrivati con i pacchi di aiuti. Dorme in una tenda, poi la mattina si sveglia presto e prepara la colazione per tutti. «Ho deciso di non pensare ma di fare. In questo momento non possiamo pensare cosa sarà, è inutile adesso perché non abbiamo le risposte. E’ una cosa più grande di noi. Non è stata una scelta aiutare gli altri, è venuto spontaneamente – dice –. Mi sveglio presto perché è complicato anche solo fare un caffè. Ho iniziato a preparare lo zabaione perché è capitato che tante persone portavano le uova, cucinare non potevamo e così visto che avevamo le uova e lo zucchero ho detto facciamo lo zabaglione. Gli è piaciuto tanto è abbiamo continuato a farlo». Durante il giorno Linda si occupa di aiutare in ogni modo che può «ad esempio arrivano tanti pacchi e sono da smistare. Abbiamo organizzato un magazzino e portiamo lì la merce». Quello che è accaduto «mi ha fatto crescere molto. La prima sera dicevamo con gli altri ragazzi che qui non c’è questa sensazione negativa da parte nostra. Eravamo io e le altre due ragazze rimaste: Valentina che fa la veterinaria e Patrizia. Ci guardavamo e dicevamo che secondo noi c’è qualcosa di positivo in tutto questo “casino”. Ci sono situazioni a livello umano mai viste, molto positive. Ho conosciuto persone stupende di cui non immaginavo l’esistenza».

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Ussita, crolli

Ussita, crolli

Sci abbandonati all'ex hotel Ambassador

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