di Gabriele Censi
Teuco annuncia la mobilità per 108 dipendenti. Un taglio drastico e inatteso che riduce ai minimi termini le professionalità dell’azienda (194 lavoratori oggi rispetto ai 400 del 2007) con sede a Montelupone. La Spa, unica del settore arredobagno nel territorio, è di proprietà per l’80% di Certina Holding e per il 20% del gruppo Guzzini che l’ha fondata e ceduta nel 2015 all’investitore tedesco. I sindacati hanno annunciato lo sciopero e l’impugnazione del provvedimento che si aggiunge ad un ulteriore taglio di altri 50 lavoratori. Taglio quest’ultimo che era stato invece accettato dalle parti e con una uscita volontaria al 21 dicembre prossimo. L’incontro di oggi, nella sede della Cgil a Piediripa con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, le relative federazioni di categoria (Filctem-Femca-Uiltec), le Rsu e alcuni lavoratori, è servito per fare il punto sul travagliato percorso che l’azienda ha fatto dopo la cessione del 2015. “La situazione era difficile – spiega Marco Ferracuti della Cisl – ma c’è stata la disponibilità del lavoratori che hanno accettato contratti di solidarietà e cassa integrazione in attesa di una auspicata ripresa, ma le nostre perplessità iniziali si sono rinforzate dopo questi ultimi tumultuosi eventi. Manca soprattutto la trasparenza”. “La scelta improvvisa dell’azienda si inserisce in un quadro nazionale – spiega Daniel Taddei della Cgil – che con le nuove norme del Jobs act rende gli ammortizzatori sociali più costosi e quindi hanno preferito ridurre i costi con i licenziamenti, senza tenere in alcun conto delle ripercussioni sociali e territoriali. La conseguenza dell’arrivo di fondi e multinazionali è la spersonalizzazione dei rapporti, non più persone ma numeri, così stanno depredando in maniera devastante il nostro territorio”.
“Investimenti non ce ne sono- dice Stefano Tombesi della Fillea – le novità che si sono viste in azienda sono la sostituzione delle cartucce delle stampanti a colori con quelle in bianco e nero e un nuovo modello di cabina doccia che segue standard più cinesi che italiani”. “Tutto è un costo per Certina – dice Vincenzo D’Alessandro (Fillea Cgil) – con Guzzini c’era attenzione al sociale e al territorio. Un esempio era il trattamento per i lavoratori disabili, per la loro dignità partecipavano al reddito anche gli altri lavoratori. La prima richiesta all’insediamento della nuova proprietà è stata di portarli a zero ore. Ma anche da Guzzini ci aspettiamo oggi un’assunzione di responsabilità”. Manuel Broglia della Uil ritiene certamente attaccabile giuridicamente il provvedimento: “Si tratta di una forzatura della legge sulla mobilità e i precedenti sono tutte sentenze di annullamento, useremo tutte le armi per contrastare quella che si sta manifestando come una volontà di liquidare l’azienda” .
Mercoledì (26 ottobre) sono previste le prime due ore di sciopero dalle 10 alle 12, poi dopo l’incontro con i vertici di giovedì prossimo saranno pianificate le altre iniziative. L’arma dello sciopero era stata usata già lo scorso febbraio (leggi l’articolo) ed aveva sollecitato anche l’interessamento dei sindaci di Recanati e Montelupone, Francesco Fiordomo e Rolando Pecora (oggi presente l’assessore Giordano Elisei), per un chiarimento. All’incontro di allora la società aveva presentato un piano che prevedeva ancora due anni di perdite e ulteriori sacrifici per i lavoratori. La nota positiva era la situazione di cassa ma gli ultimi sviluppi riportano di fronte a scenari negativi che coinvolgono anche altri soggetti. Erano presenti oggi anche due professionisti in rappresentanza di creditori dell’azienda che hanno auspicato un fronte comune “a difesa del lavoro e di tutta l’economia del territorio”.
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Situazione molto triste.
Voglio riprendere un’affermazione significativa fatta da un Sindacalista : “La conseguenza dell’arrivo di fondi e multinazionali è la spersonalizzazione dei rapporti, non più persone ma numeri.”
Ed ha ragione!!! Situazioni già avvenute alcuni anni fa nel fabrianese ed in ditte di abbigliamento come la Conbipel ed altre.
Ma tutto ciò non ha portato a nulla di buono.
Nelle industrie Marchigiane crescono fatturati e redditività ma molto tristemente calano le maestranze senza più nessun tipo di garanzia (vedi art. 18) . C’è qualcosa che non va !!!! O no ……
Vabbè se non c’é lavoro che li devono mantenere sulle loro spalle che?
Dove sta il problema…tanto in Italia c’è tanto lavoro
La stessa Holding ha già acquisito e successivamente chiuso attività produttive in Italia….
forse i sindacati al momento della stipula non ricordavano la chiusura del sito concorrente di Castelraimondo….
le modalità sono similari…sciopero compreso
Un mio amico che lavora all’interno mi diceva subito dopo il passaggio alla Certina che una volta finiti gli effetti dei vari ammortizzatori sociali la Teuco avrebbe chiuso con il benestare della vecchia proprietà.Fin qui niente di nuovo.Il problema sta in chi ancora si attacca a centesimali più o meno positivi per gongolare dicendo che si vede la luce in fondo al tunnel.Una PARALISI.E’ora di cominciare a parlare di ESPROPRI se vogliamo ritrovare il lavoro e non ritrovarci a fare i cinesi ai cinesi.