di Maurizio Verdenelli
Un lungo abbraccio, tanta commozione. Sullo scenario le macerie di un comune distrutto: Arquata del Tronto. Fra dodici mesi si sarebbero rivisti per ricordare i venti anni dall’evento che aveva segnato la loro vita non solo professionale: il terremoto umbro-marchigiano. Segnato indelebilmente fino a sei giorni fa, almeno fino a quell’orribile (così lo definisce lui) mercoledì 24. Maria Teresa e Cesare, entrambi cinquantenni, non credevano ai propri occhi. Lei: la dottoressa Mita, pugliese, già segretario comunale a Serravalle di Chienti, epicentro del sisma del ’97 ed ora ad Arquata, centro della devastata mappa sismica ascolana. Lui, l’ingegner Spuri, maceratese, da alcuni mesi dirigente della Protezione Civile, passato in Regione dall’ente Provincia dopo essere stato protagonista della ricostruzione nelle Marche, diciannove anni fa. “Tu qui?!” si sono detti, increduli, commossi, Maria Teresa e Cesare.
Un terremoto, soprattutto se spaventoso come quello di diciannove anni fa, poteva bastare per una vita sola. Non per loro due. Non per la dottoressa Mita, evidentemente, che dalla natia Lecce ha trovato nelle Marche una nuova terra d’elezione. A Serravalle era arrivata un mese prima di quel 26 settembre 1997 quando la terra tremò a Cesi e Collecurti. “Ha fatto un lavoro enorme, le dobbiamo tanto” riconosce il sindaco d’allora Venanzo Ronchetti. Nel paese dell’altopiano tra Marche ed Umbria, lasciato dodici anni fa, la dottoressa Mita conserva ancora amicizie: tante telefonate. “Era in ferie: è tornata subito al posto di lavoro, a quel fronte terribile che lei conosce bene” dice ancora Ronchetti “Presto telefonerò a Maria Teresa anche per esprimere, per il suo prezioso tramite, la solidarietà di serravallesi ai ‘fratelli’ di Arquata. So già che quando la sentirò, non potrò trattenere le lacrime al ricordo di tante difficoltà superate anche e soprattutto grazie a lei!”.
Un terremoto come quello del ’97 poteva bastare anche per lui, l’ingegnere poi passato negli ultimi tempi a dirigere il Personale della Provincia di Macerata e coordinarne il delicato percorso di emigrazione in altri enti. Ma il destino doveva riservare un drammatico ritorno ‘al passato’ anche per Spuri: ’governare’ l’emergenza e la ricostruzione di un sisma ancora peggiore. ‘O Cesare o nessuno’ anche se lui raccomanda all’amico giornalista: “Un profilo basso, per favore: la situazione è durissima”. “Con Maria Teresa ci rivedremo presto per l’apertura della nuova sede del comune di Arquata presso la Casa dell’ente Parco: sarà pure l’occasione per una foto ricordo, stavolta per un ‘deja vu’ carico d’emozioni!”. Con il suo ex presidente (riconfermato) in Provincia, Spuri si rivede intanto domani mattina: Antonio Pettinari è stato infatti convocato a Castelsantangelo sul Nera (leggi) insieme con i 57 sindaci maceratesi in un summit con l’assessore regionale Angelo Sciapichetti.
Perché a Castelsantangelo sul Nera? “Semplice, perché il comune guidato da Mauro Falcucci è quello che ha subito i maggiori danni. Una riunione analoga è stata già fatta per l’Ascolano, e subito dopo giovedì, sarà la volta del Fermano”.
Obiettivi? “Prima di tutto quello di mostrare di esserci. Fondamentale la strategia dell’ascolto delle criticità, delle eventuali acuzie. I sindaci hanno bisogno di organizzarsi: due decenni non sono trascorsi invano, alcune procedure per la richiesta di aiuti e la segnalazione dei danni sono inevitabilmente cambiate. Importante come allora fare squadra”.
Il Modello Marche per fronteggiare tali calamità resta valido? “Assolutamente si!”.
Ce lo ricordi… “Per ricostruire in fretta, bene e correttamente occorrono nell’ordine: la scelta delle persone giuste; la vicinanza delle istituzioni al territorio; vigilanza ed attenzione massime. Vuol sapere cosa ha detto a proposito del Modello Marche, il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva?”
Cosa? “Grazie a questo tipo di ‘ricetta’ si è evitata nella regione l’infiltrazione della malavita organizzata nella ricostruzione degli edifici privati”.
Tuttavia, ingegnere, Matteo Renzi ha dimenticato le Marche nella sua enews di martedì: ‘La storia italiana consegna pagine negative nella gestione del dopo terremoto, come l’Irpinia, ma anche esempi positivi. Su tutti il Friuli del 1976, certo ma anche l’Umbria di vent’anni fa’. “Noi marchigiani siamo abituati a lavorare a testa bassa senza appenderci medaglie sul petto. Per noi contano soltanto i fatti. E dunque accompagnerò il sindaco di Arquata in centri come Belvedere (Fabriano) e Serravalle di Chienti per fargli toccare con mano come la ricostruzione sia possibile: efficace e rapida, a distanza di appena cinque anni come avvenuto”.
Diciannove anni fa, per mesi e mesi, Lei ing. Spuri, da Macerata ogni mattina raggiungeva Muccia: era ogni volta full immersion con i problemi di un territorio ancora sotto choc… “Adesso il mio percorso quotidiano è più lungo: raggiunge Arquata, Acquasanta, Montegallo e il quartier generale di Rieti. Rappresentiamo il ganglio nevralgico con il centro delle decisioni, con Roma. In particolare il contatto è continuo e forte con il Dipartimento nazionale di Protezione civile con a capo l’ingegner Fabrizio Curcio e col Dicomac (Direzione. Comando e Controllo) diretto da Titti Postiglione. Siamo in buone mani e il nostro lavoro è molto apprezzato. Il Palazzo, come nel ’97, è ancora nel territorio, tra la gente”.
Andiamo, in conclusione, con la notizia del giorno… “Certo. Proprio oggi viene deliberata l’istituzione dell’ufficio distaccato del Ccr (Centro coordinamento regionale) di Arquata. La sede (leggi) è a Camerino, ospite di Unicam a Le Mosse nei pressi del Contram. Qui già esiste un immobile a disposizione della Regione come centro di monitoraggio del clima, legato inoltre a ciò che è ancora relativo al sisma del ’97 e alle problematiche dei disastri naturali. Ci sono attualmente venti operatori: presto ce ne saranno di più. Sin dalla prossima settimana quando il centro diverrà operativo come concreto riferimento per tutti quei comuni a cominciare da Castelsantangelo, Gualdo, Colmurano, Treia e via elencando che hanno subito danni. Parlo dei centri maceratesi ai quali appartengono gli 885 sfollati e situazioni di inagibilità (non Serravalle, sottolinea con orgoglio in proposito, l’ex sindaco Ronchetti ndr)”.
Lei è stato il direttore dei Com di Muccia (poi di Fabriano): la sede fu scelta strategicamente perché posta in pianura e dunque facilmente accessibile rispetto all’epicentro serravallese. Stavolta si dovrà risalire il colle, eppure c’erano una superstrada ed uno svincolo nuovi di zecca… “Vero. Ma, nel ’97, nel Maceratese epicentro del terremoto, i problemi erano infinitamente più gravi. Teniamo presente che all’interno del distaccamento camerinese del Ccr che è delegato alla valutazione del danno e al rischio sismico ci sono Regione, Protezione Civile (con le squadre addette al rilevamento, la Logistica) Anas, Prefettura, Telecom…”.
Macerata lamenta choc e danni a cominciare dal Duomo e dalle chiese sottoposte a monitoraggio dalla stessa Diocesi per una tempestiva segnalazione del danno (in questa direzione, solo da pochissimi anni è tornato al suo splendore ‘S.Filippo Neri’ lesionata dal sisma del ’98). Di contro circola tuttavia insistente la ‘voce’ secondo la quale danni sismici in case, soprattutto del centro storico, non siano stati finora completamente indicati per timori che possano venire alla luce abusi edilizi per lavori di frazionamento abitativo avendo i proprietari investito negli ultimi tempi sugli affitti. “Sono sicuro che crepe e lesioni, soprattutto se passanti, saranno ‘denunciati’ ed invierò le squadre addette alla certificazione, così come già avvenuto nella stessa città di Macerata e in tantissimi casi nel Fermano. E molti, molti di più, è chiaro, migliaia e migliaia nell’area ascolana”.
E’ l’ultima risposta, col cuore in gola, di un’intervista concessa nell’arco di una giornata intera tra una riunione e l’altra, spesso interrotta lungo il tratto Ancona – Rieti passando infine laddove non c’è più nulla, solo la speranza. “Lo detto a tutti. Non disperate. La ricostruzione è un sogno che s’è già avverato nelle Marche” dice l’Ingegnere ‘dei Due Terremoti’.
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Speriamo che abbiano previsto di staccare tutte le utenze luce,gas,acqua,telefono.Di tutti gli Sfollati,perchè oltre alla disgrazia arriva la beffa come agli sfollati dell’Aquila……Assessore,Ingegnere,siate lungimiranti incaricate qualche funzionario che sbrighi tali utenze per conto degli sfollati che non sanno e non possono….