di Claudio Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto, video di Gabriele Censi)
Un cielo plumbeo e afoso che sa di pioggia, meno bancarelle, e a prima vista anche meno gente. In sottofondo un chiacchiericcio discreto, nessuna banda o complesso a riempire l’aria. E’ un San Giuliano diverso a Macerata. Il terremoto, le vittime e la terra ferita si fanno sentire anche qui, rendendo l’atmosfera surreale. La messa allo Sferisterio, l’annullamento della processione che tradizionalmente attraversa le vie del centro, niente fuochi d’artificio, vigili del fuoco tra la folla, ambulanti spostati dal centro ai giardini: sono solo alcuni degli echi del fragoroso boato delle 3,36 di mercoledì scorso. Anche qui le scosse si sentono ancora.
Da allora c’è chi dorme in un pulmino. Lo spavento è stato grande e forse solo stanotte i coniugi Marziali faranno ritorno a casa confidando che il patrono vegli sulla città per una notte finalmente tranquilla, senza scosse. «Abbiamo sentito la scossa, siamo usciti di casa e siamo andati a dormire in un pulmino che abbiamo in contrada Pace – raccontano Luciano Marziali e Rita Leonori – Con noi c’era nostro nipote di 10 anni e durante la seconda scossa si è svegliato come in un brutto sogno. Tuttora di giorno viviamo a casa e la notte dormiamo lì». Niente fuochi, né baccano. C’è chi come Bianca Pasqualucci, originaria dell’Aquila, ma da anni residente a Macerata ha rivissuto l’incubo: «Ero già a Macerata all’epoca ma i miei nipoti e parenti hanno perso la casa e hanno dovuto vivere per due anni in un albergo sulla costa. Ora non tutti sono rientrati ma alcuni hanno riavuto le loro case ristrutturate. Quando hanno sentito la scossa di Amatrice sono comunque fuggiti tutti fuori». Pensa ad offrire alloggio ad una famiglia Bianca: «Ma c’è bisogno di qualcuno che ci dica come possiamo fare». “Ognuno fa ciò che può” è il motto della Macerata che abbraccia Amatrice, Arquata ed Accumoli. Massimo Zelano da anni nel settore dell’edilizia si è reso disponibile per la ricostruzione. «Si festeggia amaramente – dice Luciano Cartechini storico componente delle Ctr Macerata – Negli altri centri c’è stato il dramma ma anche qui le due scosse di quella notte hanno fatto molta paura».
Intanto lo stand allestito dalla Croce rossa in piazza Garibaldi raccoglie offerte da destinare ai terremotati. «Speriamo che San Giuliano e il clima siano clementi» è l’augurio della vice presidente Elisabetta Borroni. Sulla pesca di beneficenza veglia vispo ed allegro Tom, un simpatico labrador di 4 anni con la medaglietta rosso-crociata sul collare. «E’ abilitato alla ricerca in superficie non ancora per quella su macerie – spiega l’istruttore Andrea Antonini – Siamo in forze all’unità cinofila regionale con altre dodici coppie di cani e istruttori. Tra di loro c’è anche Spike impiegato nelle operazioni di ricerca ad Arquata. Purtroppo ha aiutato ad estrarre solo vittime».
E’ anche questa Macerata nel San Giuliano post-terremoto. “Macerata vicina” è il progetto per il fondo di solidarietà con cui l’amministrazione comunale aiuterà uno dei centri colpiti dal sisma costruendo una scuola. L’invito a donare parte proprio dalle cene della solidarietà negli stand della pro loco allestiti in piazza. Per ogni porzione acquistata si donerà un obolo a chi oggi vive nella disperazione. E poi c’è l’innovazione: quella vena di creatività che viene proprio dalla capacità della città di accogliere e sapere integrare razze, culture, tradizioni. In questo caso l’idea è di un giovane piazzaiolo marocchino Abramo di “Pomodoro e Basilico” in corso Cavour. Giunto a Macerata molti anni fa, appena ragazzino è diventato un abile pizzaiolo e oggi in omaggio a quella città che la accolto dedica la pizza di San Giuliano. Ovviamente al sugo di papera e con ingredienti rigorosamente a chilometro zero.
Macerata è ospitale, come il suo Santo Patrono, nel rispetto del dramma e del dolore. Niente fuochi per la prima volta dopo anni a chiudere le celebrazioni (come da tradizione nella notte del 31). La decisione dell’amministrazione è accolta universalmente dall’abbraccio di Macerata. «Una scelta doverosa» commenta con voce rotta dalla commozione Andrea Antonini mentre il suo Tom lo consola con un flebile guaito e una sommessa scodinzolata. Domani gli stand della pro loco saranno aperti anche a pranzo. Per quest’anno oltre alla papera dominerà le tavole anche l'”amatriciana solidale” preparata dalla pro loco. San Giuliano per quest’anno si celebra così: mostrando a chi ha bisogno il cuore grande di «Majerata granne» per usare le parole del maceratese doc Euro Saltari.
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Godetevi la festa del patrono… oramai dobbiamo sempre di più approcciare alla filosofia del carpe dicembre. ..
Carpe diem. ..
Pizza al sugo di papera?
‘A MARGARITA (G. Esposito)
‘A quando sta ‘o benessere
‘a gente penza a spennere
e mo’ pure o’ ‘chiù povero
‘o siente ‘e cummanà;
Voglio una pizza a vongole
chiena ‘e funghette e
cozzeche
con gamberetti e ostriche
d’o mare ‘e sta città.
Al centro poi ce voglio
n’uovo fatto alla cocca
e co liguore’ stok
l’avita annaffià.
Quando sentimmo st’ordine
ce venne ‘cca na stizza
penzammo ma sti pizze,
songo papocchie o che.
Ca se rispetta ‘a regola
facenno ‘a vera pizza
chella ch’è nata a Napule
quasi cient’anne fa.
Chesta ricetta antica
si chiama Margarita
ca quanno è fatta a arte
po ghì nant’ a nu re.
Perciò nun ‘e cercate
sti pizze complicate
ca fanno male ‘a sacca
e ‘o stommaco patì.