Cesare Catà
Cesare Catà e Cinzia Maroni
di Federica Nardi
(Foto di Lucrezia Benfatto)
“Put out the light”, spegnere la luce, è l’imperativo di Otello che sta per uccidere l’amata Desdemona. Ma anche il segno della ragione ormai smarrita, manipolata dagli intrighi di Jago. È questo l’Otello freudiano di Cesare Catà in scena agli Antichi Forni con gli aperitivi culturali del Macerata opera festival. Il filosofo, ospite della rassegna curata dall’avvocato Cinzia Maroni, ha intrecciato un’analisi a tutto tondo sul moro di Venezia, mettendolo in dialogo con altri caratteri intramontabili usciti dalla penna di Shakespeare come Amleto e Romeo. Anche loro innamorati, anche loro tragici. Anche se in modo diverso: «Otello concepisce Desdemona come un oggetto, tutto è materia. Romeo partiva dal presupposto opposto. È comunque un errore di prospettiva e in quanto tale tragico».
Il pubblico agli Antichi forni
Amare l’idea dell’altro e non l’altro per com’è sarebbe, nella lettura psicanalitica di Catà, la vera base del dramma che dalle pagine di Shakespeare passa poi nelle note di Verdi. Anche se, dice, «è sbagliato pensare a Otello come un amante possessivo. La vera protagonista non è la gelosia ma la manipolazione». Quella di Jago, che convince il moro del tradimento dell’amata con Cassio, «l’ombra di Otello, quello che lui non sarà mai: bianco». Così i personaggi della tragedia diventano maschere archetipiche in cui lo spettatore può ritrovarsi: «ogni volta che non usiamo la logica e perdiamo la testa siamo improvvisamente il moro – dice Catà – ogni volta che manipoliamo siamo Jago». Calorosi applausi per un’analisi che ha catturato le decine di persone presenti. Domani alle 12 ultimo appuntamento della rassegna che, come da tradizione, si chiude con l’intervento del direttore artistico Francesco Micheli: “Mare nostrum”. Un’occasione per tirare le somme dell’edizione 2016, dedicata proprio al Mediterraneo, e presentare le prospettive del Mof per i prossimi anni. Nel pomeriggio alle 17 nel parco di villa Cozza andranno in scena i “Fiori musicali”, le musiche più celebri del belcanto curate dalla pianista Cesarina Compagnoni in collaborazione con il conservatorio Pergolesi di Fermo. A chiudere la stagione lirica dello Sferisterio domani sera sarà proprio l’Otello del regista Paco Azorin, che nelle prime due repliche ha incassato gli applausi del pubblico e l’ottimo riscontro della critica (leggi la recensione di Maria Stefania Gelsomini).
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