“Poteva curarsi a Cingoli
ma è stata portata a Jesi”,
Saltamartini denuncia e protesta

SANITA' - Il sindaco segnala problemi per la struttura sanitaria cittadina e riprende la lotta sull'ospedale, annunciando una nuova iniziativa sotto la Regione a partire da settembre. "Il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, e il direttore generale, l'ingegnere Bevilacqua, non rispondono ad alcuna sollecitazione di incontro o di chiarimenti"

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La protesta per l'ospedale di Cingoli sotto la Regione (Foto d'archivio)

La protesta per l’ospedale di Cingoli sotto la Regione (Foto d’archivio)

Paziente di 78 anni trasportata a Jesi quando, secondo il sindaco Filippo Saltamartini, poteva essere curata a Cingoli. L’episodio è accaduto domenica ed è bastato per riaccendere la polemica sull’ospedale cittadino. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e la pazienza del primo cittadino del Balcone delle Marche che elenca altri due fatti ritenuti da lui gravissimi. «Una settimana fa i medici del 118 che si rifiutavano di svolgere le funzioni di primo intervento (leggi l’articolo) – dice il sindaco – una settimana dopo il 118 che è diventato un mezzo di trasporto ordinario per banali patologie verso l’ospedale di Jesi perché dal 1 luglio si possono ricoverare a Cingoli solo pazienti già stabilizzati. Nella giornata di domenica una paziente ha rischiato di fare 200 chilometri per trovare un posto letto per una malattia che poteva essere curata a Cingoli. Basta, torniamo sotto la Regione a protestare». Saltamartini è una furia, dice altro: «Ci troviamo di fronte ad un presidente della Regione, Luca Ceriscioli, e un direttore generale, l’ingegnere Bevilacqua, che non rispondono ad alcuna sollecitazione di incontro o di chiarimenti dell’amministrazione civica. Si sta allargando nuovamente la distanza tra i comportamenti del presidente Ceriscioli ed i bisogni dei cittadini di questo entroterra montano.

Il posto di Saltamartini sulla bacheca di Ceriscioli

Il posto di Saltamartini sulla bacheca di Ceriscioli

Stamani, per questo motivo, ho per ultimo e disperatamente postato un messaggio sul profilo facebook del presidente della Regione». “Noi non aspetteremo di morire su un’ambulanza tra Jesi, Civitanova o Fano”, ha scritto Saltamartini.

La paziente di 78 anni, stando al sindaco, era stata già in cura per problemi respiratori all’ospedale di Cingoli. «Domenica si è sentita male – racconta Saltamartini – ed è stata portata a Jesi dal 118 perché dal 1 luglio è stato introdotto il ricovero per le cure intermedie che riguardano però, per quanto ci riguarda, solo pazienti stabilizzati. In pratica sono solo i ricoveri stabiliti dal medico di famiglia, che non dispongono mai. La donna è stata portata a Jesi che ha disposto il ricovero a Loreto. Ma a Loreto non c’era posto. Allora hanno proposto Civitanova. Il figlio della paziente si è poi arrabbiato di tutto questo e alla fine ha ottenuto un ricovero a Jesi. la donna poteva benissimo tornare all’ospedale di Cingoli. Abbiamo 7 medici ospedalieri che si sono occupati fino a prima di questi ricoveri. Con l’introduzione dei ricoveri solo per le cure intermedie praticamente adesso abbiamo 10 posti, che erano per gli acuti, vuoti. Che fine deve fare il nostro ospedale ? – chiede il sindaco – Rivendichiamo il ripristino degli acuti e quindi riprendiamo la protesta in Regione. Quello che stanno facendo è un attentato alla funzionalità dell’ospedale. Ci prepariamo ad una durissima mobilitazione».

«Un anno fa abbiamo fatto riaprire dopo una lunga lotta di migliaia di cittadini cingolani il reparto di Lungodegenza – continua Saltamartini – adesso dobbiamo lottare per il punto di primo intervento e il reparto di cure intermedie ospedaliere. Oltre all’ospedale, la Regione ignora, e il presidente Ceriscioli ne è un esempio significativo, la questione dell’intervento sul Ponte di Castreccioni che minaccia di cadere in rovina e la legge retroattiva che ci espropria del contributo cavatori. Noi curiamo le strade con le tasse comunali e la Regione si prende tutte le risorse. Neppure nel Medio-Evo accadeva tutto questo dove la sanità era garantita dalle confraternite. Serve un risposta di popolo. La politica non ha la capacità di dare risposte positive. Probabilmente è necessario organizzare una nuova manifestazione sotto la Regione per settembre 2016 e se non basta occorre imbandire altre iniziative democratiche. Il futuro è nelle nostre mani. Non deleghiamo ad altri ciò che compete ad ognuno do noi».

(Mar. Ve.)



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