Delpriori si difende:
“Nessuna minaccia,
io insultato da 2 anni”

MATELICA - Il primo cittadino è finito sotto accusa per delle telefonate alla presidente del quartiere Casette, Romina Boni. "Sono sereno. Ero irritato per le continue bugie, ma avevo solo prospettato di fare causa"

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Alessandro Delpriori

Alessandro Delpriori

 

«Io sono sereno, mi difenderò a testa alta, un sindaco ha il diritto di arrabbiarsi, di reagire e di tutelare il proprio onore in sede penale. Quello che accade quotidianamente a Matelica, è sotto gli occhi di tutti». Così il sindaco di Matelica, Alessandro Delpriori, risponde alle accuse di minacce che avrebbe rivolto durante tre telefonate a Romina Boni, presidente del comitato di quartiere Casette (leggi l’articolo). Il primo cittadino ha ricevuto la citazione diretta a giudizio e dovrà comparire il prossimo 12 settembre dinanzi al giudice di pace di Camerino. Già questa mattina Delpriori aveva affidato a Facebook, la sua risposta. «Vengo insultato da due anni su argomenti di diverso genere, più o meno banali. Offeso in ogni modo, minacciato a volte con fare intimidatorio soltanto perché “Per Matelica” ha osato vincere le elezioni comunali, e come me altri componenti della maggioranza. Molteplici bugie sul mio conto, fra cui il raddoppio dell’indennità di carica, mai numericamente dimostrata», ha scritto il primo cittadino. Delpriori racconta di volersi difendere: «Quando ho querelato per vedere difesa la mia onorabilità, ho ricevuto archiviazioni in ragione del principio della “scriminante politica”, sebbene fossi stato dileggiato non come sindaco, ma come libero professionista con l’evidente volontà di far male alla persona non tanto alla carica. Ora andrò sotto processo dal giudice di pace per aver usato un’espressione volgare, generica e di uso comune mentre prospettavo una legittima azione legale nei confronti di una cittadina, Romina Boni, la quale sosteneva erroneamente e strumentalmente che mi fossi raddoppiato l’indennità da pubblico amministratore ovviamente mai citando le fonti e gli atti amministrativi che dovrebbero testimoniare questa cosa». Il sindaco descrive poi la propria esasperazione: «Ero parecchio irritato per le continue e strumentali bugie, ma non ho minacciato quella persona; perché non è minaccia prospettare di rivolgersi all’autorità giudiziaria, in sostanza fare causa».

(M. Or.)



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