I relatori della sessione mattutina del convegno a Unimc
Francesco Merloni
di Federica Nardi
(foto di Lucrezia Benfatto)
«Dove sono le imprese che mio zio ha costruito? Chi le ha distrutte? Vi siete mangiati tutto». A dirlo è Rosangela Mattei, nipote di Enrico. Quel Mattei che dalle Marche ha reso l’Italia protagonista assoluta dell’industrializzazione. E lo fa dalla prima fila dell’aula magna dell’università di Macerata, rivolgendosi all’ex ministro Francesco Merloni che invece siede al tavolo dei relatori per il convegno “Immaginare il futuro: la lezione di Enrico Mattei ed Ezio Vanoni”. Rosangela Mattei entra a gamba tesa non appena gli interventi lasciano spazio alle domande. Poi si alza, raccoglie dei fascicoli e li consegna nelle mani di Giuseppe Rivetti, docente di Unimc, e Merloni: «Ho un regalo per l’università – dice, tra gli applausi del pubblico che affolla l’aula magna – Qua c’è tutta la storia, compresi i servizi segreti. Di balle se ne sono dette tante». Ma la polemica si accende e si spegne nel tempo che Rivetti impiega per raffreddare gli animi, sollevando Merloni da un confronto diretto con la nipote dell’uomo che l’ex ministro nel suo intervento ricorda con affetto e nostalgia. «Le condizioni dell’Italia sono molto cambiate da allora – dice Rivetti – Noi facciamo la nostra parte per costruire un futuro per questi ragazzi». Merloni non risponde direttamente, ma dopo aver ascoltato gli altri interventi dal pubblico, rimette le colpe a «Renzi, che sbaglia a non fare una politica di riduzione del debito pubblico», e alla «burocrazia, il grande problema italiano che non si riesce a risolvere».
“MATTEI, MIO PADRE, IL SOGNO ITALIANO” – Un momento di polemica arrivato dopo un intervento che ha ripercorso l’avventura di Enrico Mattei, nelle parole di chi con lui ha condiviso la storia d’Italia. «Nel dopoguerra ci sono stati uomini che nell’industria hanno fatto capire a tutti che anche noi potevamo farcela. Il primo di gran lunga su tutti è stato Enrico Mattei – racconta Merloni ai tanti studenti presenti e attenti – Un marchigiano che anche nella Resistenza ha saputo vedere lo spirito di libertà e apertura al futuro. Così quando gli hanno dato in mano l’Agip per liquidarla lui ha disobbedito. Ha fatto ricerca, prima di nascosto e poi apertamente, riuscendo a trovare fonti di petrolio e gas in Italia. Se noi oggi vediamo i nostri boschi fiorenti è perché è stata trasformata la fonte dell’energia domestica, che prima era il carbone. Mattei è stato anche il primo a portare in Italia la managerialità di stampo americano». Merloni ricorda anche le visite di Mattei a casa:
«Quando andava a trovare la madre a Matelica poi veniva a cenare da noi. E mi ha proposto tante volte di lavorare per lui perché cercava di assumere giovani marchigiani laureati in ingegneria. Sono fortunato perché ho avuto la possibilità di conoscerlo. È stata l’unica persona di fronte alla quale mi sentivo in soggezione. In lui vedevo questo grande volontà di fare, anche per gli altri. Oggi queste figure sono scomparse. Lui aveva una visione che tanti non potevano capire o assecondare». A dare lo spunto all’ex ministro per parlare anche delle sue vicende personali e imprenditoriali è il giornalista Maurizio Verdenelli: «Voglio fare un elogio di Aristide Merloni – dice Verdenelli – eroe della rinascita e unico in grado di elaborare una formula imprenditoriale che non ha alimentato il solco tra Nord e Sud», e di Mattei ricorda l’impegno in prima persona, quando «mise i propri soldi nell’azienda di stato. Lui e Mattioli investirono 10 milioni di lire per bloccare l’ansia degli americani che volevano smobilitare l’Agip e mettere le mani sulle risorse di gas della val Padana».
Merloni così ricorda il padre Aristide, tornato nelle Marche da Milano «per la voglia di essere indipendente e con la memoria dell’emigrazione ben presente. Lui diceva: ma perché da noi non si può lavorare senza dover andar via? È solo l’impresa che porta avanti il mondo – aggiunge Merloni rivolto agli studenti del pubblico – I governi al massimo creano le condizioni ma sono le persone poi che fanno le cose. Oggi però non basta la volontà, serve anche una preparazione professionale. Le Marche – conclude – in relazione alla popolazione, sono la prima regione d’Italia per startup innovative. Non abbiate paura di affrontare il futuro, fate ciò che vi piace».
Il convegno prosegue nel pomeriggio nell’aula magna dell’Università di Macerata
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