di Gianluca Ginella
(Foto di Lucrezia Benfatto)
«Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo». Laura Paoletti, la 32enne recanatese che ieri ha ucciso il figlio Giosuè di sei anni per poi togliersi la vita aveva pronunciato queste parole in passato, sia al suo ex convivente, Lorenzo Lucaroni, 38, geometra di Recanati, sia ai genitori di lui. «Lo aveva detto prima che si lasciassero, quando non trovavano l’accordo per il figlio. Lei era gelosa del bambino, a scuola non voleva che nessun altro andasse a prenderlo» spiega l’avvocato Maria Elena Sacchi, che assiste Lorenzo Lucaroni. L’uomo ieri sera ha avuto un malore dopo aver appreso della tragica fine del figlio e questa mattina è tornato a casa dall’ospedale. Quello che dice è «Non siamo arrivati in tempo». «Lo dice perché più volte la signora aveva minacciato di fare questo gesto. Aveva detto: “Piuttosto che dartelo lo uccido e mi uccido” – spiega l’avvocato Sacchi –. Parole che ha pronunciato sia a Lorenzo che ai genitori del mio assistito».
Quando il padre di Giosuè ha presentato ricorso per ottenere che venisse predisposto un calendario per vedere il figlio ed era stato recentemente trovato un accordo perché l’uomo potesse tenere con sé il bambino dalle 16 alle 21 del mercoledì e del sabato, il giudice del tribunale civile di Macerata aveva anche disposto una perizia psicologica sulla donna: «l’avevamo chiesta a dicembre, ma i tempi tecnici avevano fatto slittare tutto a gennaio e alla fine il giudice ha disposto una consulenza d’ufficio e nominato un perito. Doveva iniziare il 25 febbraio, ma purtroppo non ci siamo arrivati. Nell’udienza di gennaio però eravamo arrivati all’accordo per cui il padre avrebbe visto il bambino due giorni a settimana». Sul gesto compiuto dalla donna, il legale dice che il padre: «pensa abbia agito così perché doveva prendere il figlio. Soprattutto lei non accettava che il mercoledì potesse andare lui a scuola. Era l’unica cosa che era cambiata in seguito all’ultima udienza» dice l’avvocato Sacchi. Sulla vicenda dello stalking, il legale spiega: «Al mio assistito non è mai pervenuta alcuna notizia di reato, abbiamo fatto anche indagini in procura e non sono risultati procedimenti a suo carico. Lui aveva invece denunciato lei per sottrazione di minore, perché non gli veniva comunicato nessuno spostamento del figlio».
Durante la convivenza l’uomo aveva deciso di intraprendere con la donna dei percorsi psicologici «vedeva che la madre era molto apprensiva, voleva stare sempre esclusivamente lei col bambino. Non voleva che nessun andasse a prenderlo a scuola, fin dalla materna, doveva dormire con loro. Lui ha resistito per il bene del bambino, poi lo scorso anno hanno deciso di troncare la storia. Sulla fine del rapporto erano tutti e due d’accordo». Il padre di Laura Paoletti, Giuseppe, oggi ha detto: «Abbiamo troppo dolore in questo momento, troppo. Non me la sento di dire niente». Era stato lui ieri a scoprire il corpo della figlia e del nipote, morti a colpi di fucile. Erano distesi sul pavimento all’ingresso della loro abitazione di via Mariano Guzzini, nella zona industriale di Sambucheto di Recanati.
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Troppo incompleto il primo articolo sull’accaduto, cosa del resto normale. Poi piano piano vengononfuori le prime verità. Solo su una voglio mettere l’accento, l’ho già detta ma la ripeto:E’ da un bel pezzo che si è scoperto che chi dice che ha voglia di ammazzarsi, poi lo fa davvero. Mi ricordo la famosa frase: ” Chi dice di volersi ammazzare non lo fa mai”. Credetemi questa frase è da mò che è stata superata.
La vita nostra è appesa ad un filo ed è Colui che sta lassù che decide fino a quando.
dopo i primi attimi di sgomento, a freddo, pensavo… chissà se avremmo letto lo stesso rispettoso silenzio (che non significa giustificazione) se a commettere tragedie fosse stato un uomo. o avremmo letto sventolate di bandiere e commenti femministi, nastrini e fiocchetti rosa, lilla, arancioni ed arcobaleno contro la violenza sulle donne.
la violenza è violenza. la sofferenza è sofferenza. e le tragedie sono tutte uguali.