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(In alto la galleria fotografica)
di Federica Nardi
(foto di Andrea Petinari)
Mestieri, tipicità e pecorelle. Il borgo di case di terra di Ficana, nel quartiere Santa Croce di Macerata, si è trasformato per un pomeriggio in una piccola Betlemme. Sono quasi le 16 quando il sipario rosso posto all’ingresso del borgo si apre per dare il benvenuto ai visitatori. In fila già dalle 15, famiglie, curiosi e tanti bambini, circondati da guardie romane vestite di tutto punto, si lanciano alla scoperta delle ricostruzioni, semplici ma evocative, dei mestieri tipici del presepe. Le verduraie, il macellaio, i pastori con tanto di pecorelle e maremmano (“veri pastori”, come indica il cartello). C’è chi si improvvisa fabbro o boscaiolo e chi invece dà sfoggio di grande abilità, come l’uomo che intreccia i cesti di paglia, la massaia che offre la polenta al sugo di cinghiale o l’oste che mesce un caldo vin brulè, buono e confortante in un pomeriggio segnato dal gelo. Ogni angolo riserva una sorpresa, fino al cuore del borgo, dove sorge la capanna della sacra famiglia.
Lì, a trattenere gli sguardi di grandi e piccini, oltre alla ricchezza delle vesti dei Magi che sfilano per offrire doni a Gesù (una bambina di pochi mesi, in braccio alla sua mamma e al suo papà che impersonano Maria e Giuseppe per l’occasione), sono un grande bue e un asino. Presenze bonarie e insolite che rendono il presepe vivente ancora più reale. Ma non c’è bisogno di grande recitazione in questa rievocazione che per il terzo anno, grazie all’impegno dei volontari della parrocchia Santa Croce di Macerata, anima il borgo di case di terra. Ogni tanto la musica gracchia dagli altoparlanti, o il vociare delle persone sovrasta il racconto del viaggio e della nascita di Gesù che accompagna in filodiffusione la visita. Ma è innegabile che ad aggirarsi per le vie del borgo sia un autentico spirito natalizio, fatto di sapori, tradizione e condivisione di una storia che, sempre uguale da millenni, è ancora oggi in grado di trasformare la nascita di un bambino in un momento di riflessione e incanto.
La sacra famiglia nella capanna
Don Alberto Forconi, parroco di Santa Croce
Il tempio di Erode
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tutto ok,però l’angioletto e il fornaio con gli occhiali…..
Innanzi tutto complimenti a tutti i raffiguranti però se vogliamo essere precisi caro Riccaro Ottaviucci bisogna anche notare la Madonna con lo smalto sulle unghie ma sopratutto l’orologio.
non l’avevo visto,però nemmeno tu hai notato lo scalda acqua elettrico….
E allora “lu prete” (Don Alberto) ? non era ancora stato “inventato” all’epoca .
Comunque Don Alberto sempre presente !!