Maceratesi alla ricerca dello Yeti:
“Abbiamo trovato le tracce”

ESPLORATORI - La spedizione sull'Himalaya avrebbe identificato due piste: delle impronte fresche di un primate e delle pitture in un monastero segreto: "Si fa sempre più concreta la connessione con il Gigantopithecus"

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Campionamenti genetica

A destra, Giorgio Marinelli raccoglie dei campionamenti genetici

 

Drolambau

Foto del ghiacciaio Drolambau dalla vetta del monte Parchamo dalla quota di 6270 mt

di Marco Ribechi

La spedizione alla ricerca dello Yeti avrebbe ottenuto dei risultati (leggi l’articolo). Il maceratese Luca Natali e Giorgio Marinelli, di Civitanova, insieme al team Explora Nunaat composto da 11 italiani, rendono noto di aver trovato due piste. «Si tratta di alcune impronte con il dito “alluce” opponibile, caratteristica unica dei primati, e di un misterioso monastero segreto, dove sono raccolte tracce pittoriche dello Yeti nel suo ambiente naturale». Questo emerge dai primi risultati della spedizione, inviati dai ricercatori direttamente da Katmandu. «Una scoperta che può aprire nuovi fronti sulle ricerche relative al Gigantopithecus – si legge nel report – L’ominide dalle dimensioni mastodontiche considerato estinto ma ancora vivo nei miti e nelle leggende dello Yeti». Dopo le testimonianze di Dorjee Sherpa, storica Guida Himalaiana 63enne, che nella precedente spedizione del 2013 aveva trasmesso preziose informazioni relative al verso e al comportamento del leggendario “uomo delle nevi” il gruppo ha potuto intervistare il 20 ottobre un monaco Sherpa del monastero di Beding (3700 m slm). «Circa un paio di mesi fa, ho visto un grande essere bipede dalle sembianze umane – ha raccontato il monaco – con lunghi peli dalla testa ai piedi, che procedeva verso il villaggio di Na (4200 m slm) sul fondo della valle della Rolwaling». Alla base del Ripimo Glacier (4400 m slm) il gruppo afferma di aver rilevato più impronte con il dito “alluce” opponibile, riconducibili a qualche specie primate. «Attraverso le conoscenze scientifiche del professor Schrenk del Max Plank Insitute di Lipsia e alla collaborazione con Stefano Benazzi del Dipartimento di beni culturali dell`Alma Mater Studiorum di Bologna – affermano gli esploratori – si ipotizza che il ritrovamento del 2005 di una mandibola e di alcuni denti dell’arcata superiore di un grande ominide dal peso di circa 300 kg e dall’altezza di circa 2,5 metri sia riconducibile alla leggenda Sherpa dello Yeti».

colegamento rai

Un collegamento Rai effettuato dal picco roccioso del Kang Nachugo a quota 5400 mt

Spiega Stefano Benazzi: «Se effettivamente creature leggendarie come lo Yeti ed il Bigfoot sono riconducibili al Gigantopithecus, la missione acquisterebbe un’ulteriore importanza scientifica perché permetterebbe il recupero di resti fossili di questo hominidae in un’area geografica inaspettata, allargando quindi il suo areale di distribuzione, fornendo al contempo indizi fondamentali sulla sua paleodieta, paleoambiente ed eventualmente estinzione». Ad oggi le testimonianze dirette raccolte dall’Explora nelle varie missioni sono quelle della presenza attuale e reale di una specie di grande scimmia bianca sulle pendici delle montagne e delle foreste dell’Himalaya denominata Malangur (che in nepalese significa grande scimmia), catena montuosa compresa tra il Monte Gaurishankar e il Monte Everest, come riportato sulle mappe attuali. Inoltre, in via del tutto esclusiva, la spedizione ha potuto visionare la sezione pittorica segreta di un monastero del quale non hanno rivelato il nome e il luogo, dove e’ documentata la presenza dello Yeti in relazione con l’uomo nel suo ambiente naturale, in rapporto con il leopardo delle nevi, l’orso, il serpente e altri animali simbolo-totemici della regione Himalaiana. La spedizione ha inoltre raccolto numerosi dati scientifici e alpinistici e ha sancito anche un accordo per aiutare le popolazioni colpite dal grande terremoto che ha devastato gran parte dell’area himalaiana. Il report completo della missione può essere visionato nel sito della spedizione Extreme Malangur.

enorme valanga

Enorme valanga scesa dal M.te Ciuchima da quota 6000 mt

campo base+

Il campo base



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