di Monia Orazi
Un grazie tardivo con la cittadinanza onoraria di Gagliole ad Angelo Licheri, conferita a 34 anni dalla tragedia di Vermicino, quando il piccolo Alfredino Rampi morì dentro un pozzo artesiano nel giugno del 1981. Serviva un uomo minuto per entrare nei ventotto centimetri di larghezza del pozzo, si offrì lui, piccolo e minuto 37enne di origine sarda, si fece calare per tre quarti d’ora a testa in giù, a sessanta metri sottoterra, sfiorò le manine del bambino, ci parlò, gli pulì la bocca, tentò di tutto ma non riuscì a salvarlo. Il giorno dopo il pozzo divenne la tomba del bimbo, scivolato inesorabilmente giù, con trivellazioni, tanti tentativi di riportarlo alla luce, purtroppo rimasti vani, con milioni di italiani che seguirono per la prima volta la tragedia in diretta tv, in un antesignano reality di un dolore collettivo non voluto. «È stata un’esperienza inaspettata, arrivata all’improvviso, da me fortemente voluta perché in qualche modo bisognava che questo bambino tornasse a vedere la luce – racconta Licheri, che vive povero, solo e malato in una casa di riposo di Nettuno in Lazio – un bambino di sei anni non poteva fare una fine così, come quella del topo, non si può. Mi sono dato da fare in ogni modo, tutto invano».
La fretta ed il mancato coordinamento, hanno avuto un peso nella tragedia, tanto da dare impulso decisivo all’istituzione della Protezione civile, anche per volontà di Sandro Pertini, il presidente della Repubblica che fu presente al capezzale del piccolo. «Per Alfredino si poteva fare molto di più – conferma Licheri – solo che lì si lavorava troppo con la fretta, ma allo stesso tempo con la calma, occorreva far funzionare il cervello più svelto, ma automaticamente bene, purtroppo così non è stato. Tutti gli italiani erano in confusione totale per una cosa mai successa, erano preoccupati per la sorte di un bimbo, finita male. Ho cercato di fare di tutto, era mio dovere, come quello di chiunque del resto, il bambino era stato chiamato “il figlio di tutti”, chiunque sarebbe dovuto scendere in quel pozzo, o io o un altro fa lo stesso. È toccato a me, purtroppo l’operazione è fallita». Un lieto fine che l’Italia dell’epoca attese con ansia, ma che purtroppo non c’è stato. Fu una tragedia che segnò il Paese, rimasta ben impressa anche nella mente di tanti bambini di allora, conosciuta anche da chi è nato dopo, con l’immagine in bianco e nero di Alfredino sorridente, divenuta un’icona nella memoria collettiva.
«Abbiamo deciso di intitolare il centro di aggregazione giovanile alla memoria di Alfredino Rampi – ha detto il sindaco di Gagliole Mauro Riccioni – e di esaltare il gesto di altruismo e solidarietà di Licheri, conferendogli la cittadinanza onoraria perché quanto da lui fatto, sia di monito per tutti i giovani. Il gesto di Licheri è rimasto nei cuori dell’Italia intera, ma lui non ha ricevuto nulla, in termini di onorificenze e riconoscimenti, vive in una difficile situazione economica, in una casa di riposo in precarie condizioni di salute, per questo abbiamo pemsato, al di là del legame territoriale di conferire un significato importante a quel gesto con la cittadinanza onoraria”, conclude Riccioni. Il centro di aggregazione giovanile, donato dalla fondazione Carima, si trova in una casetta di legno a Selvalagli di Gagliole, sopra la porta una targa con il nome per sempre scolpito di Alfredino Rampi (leggi l’articolo).
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Ricordo quell giorno se ci ripenso piango ancora
onore a quest’uomo!
C’è chi ha il vitalizio per avere mandato l’Italia alla rovina e ci sono eroi che muoiono di fame, i proporrei un vitalizio a questo signore….
Un eroe , ha avuto molto coraggio ,purtroppo senza buon esito . Sei un grande !
condivido al 1000X100 la proposta di Yuri Paoletti.
non abbiamo dimenticato Alfredino e Angelo Licheri.
Rimanemmo incollatori alla TV per tutta la notte. Trepidammo per Angelo. un ulteriore Eroe della grande Sardegna, al senso di claustrofobia che avrà provato – e dominato! – con l’amore per quel “piccolo” prossimo. Vivemmo l’angoscia dignitosa della Mamma di Alfredino.
La Cittadinanza Onoraria va bene e il merito perciò va alla Città di Gagliole e al suo Sindaco. Però, è da infami se ad un uomo dal Cuore buono e generoso si nega il diritto ad una vita dignitosa, proprio nei tempi in cui la vita non ha la forza fisica di quel lontano 1981. E’ possibile che ad Angelo Licheri venga tato un riconoscimento pure economico?