E’ morto Ermete Verrecchia
Commissario del comune di Macerata

LUTTO - Nel 1993 guidò la città dopo le dimissioni di Carlo Cingolani e prima di Gian Mario Maulo. Fu anche sindaco di Visso. Aveva 84 anni. I funerali domani (martedì) alle 16 nella chiesa dell'Immacolata a Macerata

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Ermete Verrecchia

Ermete Verrecchia

Cordoglio del sindaco di Macerata Romano Carancini e dell’intera città per la morte di Ermete Verrecchia, commissario prefettizio del Comune dal luglio al dicembre 1993 e successivamente sindaco di Visso. Verrecchia fu nominato commissario il 5 luglio del 1993 dall’allora vice prefetto vicario Gianfranco Squarcia in seguito alla grave situazione di crisi  che si venne a determinare a causa delle dimissioni rassegnate dal sindaco Carlo Cingolani e da due assessori con la conseguente decadenza dell’intera giunta e lo scioglimento del Consiglio comunale. Funzionari molto noto e stimato ormai in pensione Verrecchia lascia la moglie Silvia e le figlie Daniela e Alessandra. Nato il 6 settembre del 1931 a Vallerotonda, in provincia di Frosinone, risiedeva a Macerata dal settembre del 1962.  Il sindaco Carancini ha inviato ai familiari di Verrecchia un telegramma, dove, oltre a esprimere cordoglio, ricorda “l’alto profilo professionale, la dedizione e il forte senso del dovere che hanno caratterizzato il suo costante impegno a servizio delle istituzioni”. I funerali domani (martedì) alle 16 nella chiesa dell’Immacolata a Macerata.

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di Maurizio Verdenelli

“L’importanza di chiamarsi Ermete” mi apparve il titolo più adatto per lui. Per scrivere ‘sul Messaggero’ di un addio e dunque della permanenza, fino ad allora, di un Inquilino del Palazzo. L’Ospite, riservato ed efficiente, era stato fino a quell’inverno di 22 anni fa, il dottor Verrecchia, vice prefetto di Macerata. Era stato lui la personificazione ‘ante litteram’ di quella che qualche anno più tardi i politologi americani avrebbero chiamato in generale la stagione politica del ‘low profile’. Basso profilo, altissima dignità e soprattutto tanta, tanta efficienza. Da luglio a dicembre il comune di Macerata fu benissimo amministrato da questo ‘new  Cincinnato’ emerso per decreto prefettizio, non dalle ceneri di ‘Mani Pulite’ in quel primo scorcio degli anni ’90 (giacché Macerata venne risparmiata, a torto o a ragione, da questa Araba Fenice della corruzione che allora muoveva i suoi primi passi) ma dal declino verticale della Democrazia Cristiana. Che aveva richiamato ‘alle armi’, per la salvezza ormai dei confini del Potere minacciato dal crollo del partito in tutta la Penisola, dal più abile dei suoi Ultimi Cavalieri in servizio: l’avvocato Carlo Cingolani. Tuttavia anche ‘il dottor Sottile’ dovette cedere le armi e fu, ora lo sappiamo, la sua ultima volta in politica rinunciando ad un ‘continuum’ che aveva visto primi cittadini eletti nelle fila della Scudocrociato diventare poi parlamentari. Da Elio Ballesi a Giuseppe Sposetti a Carlo Ballesi. Anche lui, figlio di Elio, poi non a caso, sindaco di Visso prima di uscire, con amarezza (“Questa politica non fa più per me”) dalla vita pubblica, definitivamente. Così come Ermete Verrecchia. Al quale si deve un capitolo ‘centrale’ della vita amministrativa e democratica del capoluogo. Ermete divise in due, per sempre, la storia di Macerata post guerra. Niente fu poi uguale a prima. Sei mesi che cambiarono il ‘piccolo mondo’ di ‘Macerata Granne’: questi si devono tutti a lui, al dottor Verrecchia. Che abolì per sé ogni sorta di benefit e privilegio: con la sua amatissima fiat ‘127’ bianca (messa prudentemente a metano) era alla sua scrivania ogni mattina, dal lunedì al sabato. Orario di ufficio, rigorosamente. A lavorare, lavorare, francescanamente in ‘perfecta humilitate’. Uomo probo ed onestissimo, ascoltava chiunque. ‘Non se la tirava’, il sindaco-commissario. Da cronista ricordo con nostalgia e rimpianto quei sei mesi.

Quando poi andò in pensione dalla Prefettura, il dottor Verrecchia si mise a disposizione e al servizio della comunità. Le richieste naturalmente, considerato il contesto ben noto, non piovvero. A Franco Sensi, magna pars – e non solo come noto – della cittadina dell’Alto Maceratese, l’ex commissario di Macerata che così bene aveva fatto, non disse no. E fu anche quella un’ esperienza importante prima del definitivo silenzio. Qualche tempo fa, stemmo ancora assieme (eravamo diventati buoni conoscenti) a cena, in un ristorante del Fermano. Sarebbe stata l’ultima volta, ma non lo sapevamo. Il sorriso gentile ed accogliente, gli occhi che brillavano ancora al ricordo, parlammo di tutto a cominciare di quel formidabile 1993, l’anno della svolta. Che si concluse il 5 dicembre con l’elezione di Gian Mario Maulo a sindaco di Macerata che con 14.758 voti superò nettamente al ballottaggio Evio H. Ercoli (10.460). Maulo era a capo di una coalizione formata da Pds, Rifondazione comunista, Rete e Città dell’Uomo. Dopo 47 anni, il centro sinistra governava Macerata.



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