di Giancarlo Liuti
In una notte degli anni cinquanta un’impressionante moltitudine di lumache – migliaia, forse milioni – invase i binari della ferrovia Civitanova-Albacina nel tratto da San Severino a Matelica e costrinse il treno a fermarsi perché le ruote, sdrucciolando, giravano a vuoto. Provvidenziale, ma assai faticoso, fu l’intervento del macchinista, del controllore, dei passeggeri e dei contadini del luogo che dopo ore riuscirono ad eliminare quell’insidiosissima bava e il treno poté ripartire. Questo fatto m’è tornato in mente pochi mesi fa, quando, a proposito della perdurante ed eccessiva disuguaglianza fra ricchi e poveri che affligge l’Italia, ho ricordato l’altrettanto perdurante e altrettanto eccessiva disuguaglianza anche nel sistema ferroviario, dove spicca l’abisso qualitativo fra le lussuose frecce multicolori dell’alta velocità, che addirittura fanno concorrenza agli aerei, e le linee cosiddette regionali solitamente frequentate da lavoratori pendolari e da studenti. Anche qui, dicevo, c’entrano le lumache e c’entra la loro proverbiale lentezza, nel senso che Trenitalia, comportandosi come un’enorme lumaca, lascia che passino gli anni – decine di anni – e questa differenza, che certo non le fa onore, non sembra ridursi.
Per rendercene conto noi maceratesi non dobbiamo far altro che prendere atto dello stato in cui si trova la linea Civitanova-Albacina soprattutto a causa dell’obsoleto materiale rotabile che la percorre e che farebbe perfino rimpiangere – ovviamente sto esagerando – quello di 127 anni fa, quando, nel 1888, la linea fu inaugurata (87 chilometri, 20 viadotti, 7 gallerie, 16 stazioni, 59 passaggi a livello). Meglio tardi che mai? Certo.. E fu per questa ragione che nell’affrontare tale argomento considerai con favore, lo scorso gennaio, la promessa ufficiale fatta da Trenitalia di darci entro il primo di marzo una carrozza automotrice nuova, fiammante, di fabbrica, ben climatizzata, finanche collegata a internet, e di darcene altre sette entro la fine dell’anno. Ebbene, sono trascorsi sei mesi e nulla è accaduto. Come si giustifica Trenitalia? Adducendo imprecisate difficoltà di ordine tecnico e cavandosela col garantire che tutte e otto queste carrozze entreranno sicurissimamente in servizio entro l’anno. Ci crediamo? Poco, giacché il “lumachismo” di Trenitalia autorizza – anzi, impone – la massima diffidenza. Intanto il nostro povero treno continua ad ansimare sulle salitine, a tossire nelle curve e in qualche caso a non muoversi affatto, perché non ce la fa, dalla stazione di Civitanova.
Ma c’è un altro episodio che stavolta poteva avere tragiche conseguenze e se non le ha avute è stato per una questione di centimetri. Lo riassumo ricavandolo dalle dichiarazioni, ampiamente riportate dai giornali, della signora maceratese Massimiliana Castellani (leggi l’articolo) che lavora fino a notte nella zona di Piediripa e poi torna a casa con la propria auto percorrendo la strada secondaria della contrada Valle dove c’è un passaggio a livello che alle ore 1.20 di martedì scorso era aperto, per cui la Castellani si è tranquillamente accinta ad attraversarlo, quando la via le è stata sbarrata dal transito di una specie di treno – forse un mezzo di manutenzione ferroviaria – che senza dare alcun preventivo segno di sé ha proseguito la marcia. Lei, per fortuna, non andava veloce e s’è bloccata a meno di un metro. Altrimenti sarebbe stata travolta. Qualche domanda, allora, mi pare legittima. Perché la sbarra di quel passaggio a livello era aperta nonostante che sui binari vi fosse del traffico? Perché in quella specie di treno non ci si è accorti né che la sbarra era alzata né che stava arrivando un’auto? Non avendo ragione di dubitare delle ragioni della signora Castellani – non vedo per quale motivo, se non rispondono a verità, le avrebbe fatte – queste domande le rivolgo a Trenitalia cui tocca l’obbligo di vigilare su ciò che avviene lungo la Civitanova-Albacina e, quando avviene qualcosa di strano, di spiegarne le cause e le eventuali responsabilità alla pubblica opinione. Invece silenzio. Solo lentezza, stavolta, o coda di paglia?
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Anche questa volta, ci sono. L’argomento che l’amico Giancarlo Liuti propone, è di notevole, vorrei dire, di notevolissima importanza per la provincia di Macerata. Se andiamo a guardare quale è il percorso della Civitanova-Albacina, ci si accorge subito che detta linea ferroviaria serve la provincia di Macerata
nella sua interezza da Civitanova a Matelica, attraversando centri industriali, come Montacosaro, Morrovalle,Piediripa di Macerata, Tolentino. Ci si accorge che la ferrovia serve centri di studio importanti come Macerata, Camerino ed ora anche Matelica, ma, e qui è il problema, detto tronco ferroviario è passivo per le casse di Trenitalia.
Stante questa situazione, la dirigenza delle Ferrovie del nostro paese, tende,non da oggi, a ridurre il mancato guadagno, chiudendo le tratte ferroviarie con scarso traffico di passeggeri.
Al compartimento di Ancona, si è parlato anche di questo; la notizia mi è giunta da persona che lì lavora.
Non mi meraviglia,quindi, il ” lumachismo ” di Trenitalia che tende ad allungare i tempi di un possibile miglioramento del materiale rotabile. Forse è proprio nei suoi disegni: provocare la ulteriore diserzione dall’ uso per giustificare la chiusura della Civitanova-Albacina.
Che cosa ha fatto la provincia di Macerata, quando poteva farlo, che cosa hanno fatto i comuni interessati, in difesa di una via tanto importante?
Non mi risulta che ci sia stata iniziativa di quasiasi genere. E se nel posto non frega niente a nessuno, tanto meno a Trenitalia.
Forse siamo dei nostalgici, caro Giancarlo, da giovanissimi giocavamo con con i trenini elettrici nei meravigliosi plastici della Lego della Lima, della Rivarossi e sognavamo viaggi lontani in un mondo fantastico.
Oggi vediamo nelle nuove automotrici una continuazione dei nostri sogni.
La realtà è ben diversa.
Ciò che conta è l’utile, utile inteso come profitto ; non come servizio.