Francesco Moser a Macerata:
“Ho riacquistato a Sambucheto
la bici del record”

Il campione ospite di Giorgio Iacopone. Un incontro pieno d’affetto, presente il sindaco Carancini, al salone ‘Santa Madre di Dio’. Tanti i temi toccati: Pantani (“Dovevano costringelo a continuare a correre”), Nibali e il Giro (“La mia vittoria più bella”). “Vi aspetto tutti a Trento, da me al museo e in cantina” è l’invito finale

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Francesco Moser con la sua bicicletta

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Il campione del ciclismo ha firmato autografi ai fan

di Maurizio Verdenelli

(foto di Lucrezia Benfatto)

Francesco Moser, nel giorno di riposo del Giro d’Italia, ha tagliato ‘vittorioso’ il traguardo di tappa a Macerata. In perfetta, trionfale solitudine. Dietro a lui il gruppo… dei tifosi: praticamente ogni fascia d’età rappresentata con a capo il sindaco Romano Carancini, il questore Leucio Porto, i candidati sindaci Deborah Pantana e Maurizio Mosca, il consigliere comunale uscente Romeo Renis, l’ex questore di Pescara (funzionario in città per tanti anni) Angelo Loscalzo e l’ex questore di Ancona e Trento, già capo della Mobile di Macerata, Giorgio Iacobone. Al quale si deve l’organizzazione di questo gioioso, ‘infernale’ amarcord consumato nel salone della chiesa ‘Santa Madre di Dio’ con gli auspici del parroco don Andres Mateo.
“Giorgio è un amico, non potevo dirgli di no (nel salone fa bella figura una foto del questore e del campione, ciclisti assieme ndr). Quante volte mi è toccato però a ‘spingerlo’ in salita lui e il Procuratore di Trento, anch’egli appassionato delle due ruote…” rivela Moser. Tanti i temi forti nel pentolone ribollente dell’entusiasta gratitudine di chi ha vissuto grazie a lui un sogno (dice a conclusione un tifoso): Mexico City e Sambucheto di Montecassiano indissolubilmente uniti dal record dell’ora e dal ‘mostro’ (la storica bici con l’avveniristiche ruote lenticolari), Bartali, Pantani, Nibali, su tutti. Poi Aru e il Giro che riprende domani da Civitanova. “Sarò lì alla partenza anche per esporre il mio monumentino in onore di Fausto Coppi” promette un anziano tifoso, Vittorio Martello che squaderna sotto gli occhi del campione le foto fatte assieme nel foyer del teatro Lauro Rossi il 10 marzo 2009 in occasione della presentazione della ‘Tirreno-Adriatica’.
E’ un abbraccio affettuoso quello che si stringe intorno a ‘Francesco’, campione su ogni tipo di strada e signore di ogni specialità -“beh, in salita mi difendevo”. A condurre l’incontro è chi scrive. E la prima domanda è naturalmente legata al territorio. Viene fuori un autentico Vaso di Pandora: “Al Giro, io e Saronni eravamo riusciti a staccare Bernard Hinault salendo verso Morrovalle ma Beppe al traguardo di Civitanova  mi superò in volata. Poi tanti passaggi con la ‘Tirreno-Adriatica’”. Francesco cita con particolare affetto anche Monte San Pietrangeli, Porto Sant’Elpidio, Capodarco di Fermo, località appassionate allo sport più popolare d’Italia.

Francesco Moser con Alessandro Iacopone

Francesco Moser con Giorgio Iacobone

Tuttavia la terra maceratese è legata al campione da una ‘cosa’ molto importante: il ‘mostro’, alias l’avveniristica macchina con le ruote in fibra di carbonio del fenomenale record bis dell’ora dell’84. ‘Mostro’ preso poi a modello da tutti i pistard: un cru tecnologico. Scovato ed acquistato per il suo museo a Palù di Giovo (Trento) presso il negozio di articoli sportivi ‘Borghiani’ di Sambucheto dell’amico titolare e concessionario delle bici Moser: Elio Testasecca, scomparso nel dicembre 2013. “Un modello splendido intatto che nella mia visita in negozio, in occasione della tappa maceratese, ho voluto riacquistare. Allo stesso prezzo che l’aveva pagato Elio. Non poteva certo mancare nel mio museo…”. Pare che la bici del record fosse costata a suo tempo un milione e mezzo di lire.
Il Maceratese conduce pure a ricordi legati a Gino Bartali che da queste parti, a Montelupone, veniva spesso a trovare la famiglia del figlio. “Un mito, Ginettaccio. Ancora più vicino quando mi trasferii a Bottegone di Pistoia per iniziare la mia carriera professionista. Mi ha aiutato molto con la parole e l’esempio. Molte volte inoltre, Bartali, è venuto a casa dei miei: era stato infatti direttore sportivo alla ‘San Pellegrino’ di Enzo ed Aldo. E con un mio zio era stato coscritto insieme. Di buon grado accettava, da quest’ultimo l’invito in stretto dialetto trentino di fare insieme una ‘visitina’ in cantina”. Un invito che Moser ha girato quetso pomeriggio al suo folto uditorio maceratese: “Vi aspetto tutti a Palù di Giovo” nel cuore della Val di Cembra famosa per il rosè ‘La Schiava’ e il Nosiola. All’ombra del Monte Corona, da cui prese il nome la prima squadra fatta in casa, del futuro campione del mondo.

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La platea dell’incontro

Esortato dal dottor Iacobone (“Sembra che sia quasi un interrogatorio!” scherza con il collega, il questore Porto), Francesco racconta inoltre la genesi del grande record. “Avevo seguito gli allenamenti di Ole Ritter, mi ero appassionato al duello con il ‘cannibale’ Eddy Merckx. Dopo un lungo lavoro preparatorio, ill 19 gennaio di 31 anni fa bruciai in successione i primati sui 5, 10, 20 km e quindi sull’ora. E, quattro giorni dopo, davanti a tanti giornalisti (che nel frattempo erano accorsi in aereo in Messico) feci ancora meglio”.
Le domande si alternano ad altre ancora come nel gruppo del Giro o del Tour dove ciascuno tenta la fuga. L’ex ciclista Alberto Ciarlantini scherza sul suo essere stato gregario e su alcuni ricordi, un ex giudice di gara ricorda Pantani e il caso scoppiato nel Giro del ’99 a Madonna di Campiglio dove la corsa farà anche quest’anno tappa. “Ed io ci sarò ancora come allora per ricordare Pantani”. E’ l’occasione per ricordare il Pirata anche da parte del questore. Che ne dice Moser? “Mercky dopo l’esclusione al Giro, riammesso alle corse, vinse subito dopo il Tour. Reagì subito. Penso che avrebbe dovuto farlo anche Marco Pantani. La squadra avrebbe dovuto, secondo me, costringerlo a correre. Anche se, naturalmente, non possiedo conoscenza diretta di come andarono tutti i fatti”.
La domanda sul doping la fa Carancini. Risposta: “Il ciclismo si è dato per primo regole molto rigide rispetto agli altri sport. Il mondo dei farmaci è complesso: quante volte assumiamo noi, da malati, medicine che vengono segnalate come doping per chi fa sport. E’ una realtà dunque complessa”.

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Moser ha autografato anche una bicicletta

La vittoria più bella? Chiede qualcun altro. “Il Giro d’Italia” dichiara pronto Moser. Il quale rivela, per qualche attimo, che ci furono pure lunghi momenti in cui, non più in attività, si disinteresso dello sport che era stato la sua vita sin da ragazzo sull’esempio dei fratelli a cominciare da Aldo. “Mio figlio Ignazio aveva cominciato, ma la bici occorre spingerla… –ironizza- e c’è chi si sente di fare sacrifici e chi no”. E suo nipote Moreno che prometteva così bene? “Al momento non riesce in quelle performances cui ci aveva abituato nei primi tempi. Altrimenti sarebbe al Giro oppure al Tour. Staremo vedere”.
Carancini interroga ancora: Nibali? “In questa stagione non ha ancora vinto. Ha al suo attivo le tre corse a tappe più importanti, è dunque un campione. L’aspettavano al Giro, lo vedremo al Tour”.
Un tempo ci fu il dualismo Coppi/Bartali poi quello Moser/Saronni, adesso non ci sono più grandi rivalità? è un’altra domanda. “Forse allora sui giornali c’era più spazio per il ciclismo, adesso appare tutto più sbrigativo. Però è vero. I diesse controllano squadra ed atleti, che hanno ricetrasmittenti montante sulle bici. Prima c’era spazio per l’individualismo. Ora invece la disciplina è piuttosto ferrea”.
Chi vincerà il Giro? “Si saprà qualcosa sabato con la crono da 60 km” risponde il re delle corse contro il tempo ancora in perfetta forma, giunto alla soglia dei 64 anni. Appare infatti quasi il giovanottone di quando, dal ’74, frequentava e vinceva (tre volte, tanti podio) sul terribile, mitico pavè della Parigi Roubaix. Lui Signore delle Grandi Classiche del Nord fatte per uomini duri. Eppure è rimasto, Francesco, uomo di grande modestia e sicuro appeale umano. “Vi aspetto tutti a Trento!” ripete all’amico Giorgio e a tutti i nuovi amici maceratesi prima di ripartire per Ancona e riprendere il Giro, la corsa più amata eppure così diversa da quando n’era protagonista insieme con l’amico/nemico Beppe (“scintille vere, non erano teatrini”).

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Inaugurazione del museo di Francesco Moser, a Palù di Giovo il il 17 giugno del 2012, con Elio Testasecca invitato come ospite accompagnato dal genero Antonio e dal nipote Nico Coppari

 

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Tra i presenti il sindaco Romano Carancini

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In platea il questore Leucio Porto e il candidato sindaco Deborah Pantana

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In platea il candidato sindaco Maurizio Mosca

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