(Foto di Guido Picchio)
Una vita dedicata alla fede e all’amore per gli altri. Un parroco che ha seminato solidarietà e che oggi raccoglie l’affetto e la stima delle comunità di fedeli che negli anni hanno imparato a conoscerlo e volergli bene. Don Pietro Carnevali, 80 anni compiuti ieri, viene stretto dall’abbraccio di tutti i maceratesi nella parrocchia di Madonna della Pace. Messa domenicale tutta internazionale con Don Efrain da Santo Domingo e Don Peter Paul da Malta a celebrare la funzione. Al termine i saluti dei parrocchiani tra cui anche i fedeli di Madonna del Monte, la chiesa di San Michele (borgo San Giuliano). Commozione e divertimento nel momento dedicato a Don Carnevali da Mirko Marcolini, che ha ricordato le frasi celebri usate dal parroco sempre pronto allo scherzo. Su tutte i classici “Marguttu” o “Vanne alla messa” che il Don bianconero si lascia sfuggire quando la Juve gioca male. Ma il legame profondo con i fedeli va oltre la facezia.
Un sentimento profondo e sincero che solo la musica riesce ad esmprimere. Ecco allora una canzone scritta e composta appositamente per Don Pietro, cantata dalla gioiosa corale della parrocchia di Madonna del Monte e raccontata da Silvia Montecchiari una fedele che legge il testo del brano ricopiato su una pergamena donata in omaggio al padre spirituale della Pace. Non basta. A rendere omaggio interviene anche il sindaco, Romano Carancini che porta il saluto di tutta la città. Rinfresco e brindisi finale fuori dalla chiesa in quel porticato dove molti anche solo per un attimo hanno avuto la gioia di conoscere il sorriso amorevole e le parole dolci di Don Pietro.
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un grande uomo…grande Piè!!!
Grande don pietro…. Esempio di vita per tanti tutti i tuoi colleghi…
Ciao, Pié! Finalmente hai raggiunto gli 80 anche tu. Ma un po’ mi dispiace, nonostante sia mezza vita che stai tra le Fosse e la Pace, che alla tua festa non c’eravamo noi del Duomo.
E dire che ci hai cresciuti tutti, lo dicevamo l’altro giorno con Domé lu Siccu. Abbiamo fatto tutti il catechismo con te, giocato con te. Tu all’epoca eri viceparroco di Don Ivo, la parrocchia era piena di gente, c’eravamo tantissimi ragazzi. L’oratorio era sempre in funzione. E tu apparivi, uguale a come sei oggi (perché dovrai una buona volta darmi la cura che non ti fa invecchiare). Rigoroso sulla dottrina, almeno quanto allegro e mattacchione su tutto il resto. Che dire? Ci sapevi, ci hai sempre saputo fare. Con quella Cinquecento che se potea parlà me sa che te dicea “Oh, me fai riposà un pochetto pure a me? Quanno me pusi, se pole sapé?”.
Adesso un altro tuo leit motiv è il colbacco. Ma i russi non sono ancora venuti ad abbeverarsi in Piazza San Pietro, credo che non verranno più (adesso, contrariamente a cinquant’anni fa, li accoglieremmo a braccia aperte; se non altro per come tengono testa alla Merkel).
Ciao, Pié! Noi del Duomo ci prenotiamo per la festa dei cento anni. Mi raccomando: tienici due o tre file davanti.
x Davoli: ti ho messo un rosso non per quello che dici di Don Pietro al quale rivolgo tutto il mio affetto, ma perche’ eri del Duomo e quindi con un po’ di puzzetta sotto il naso (anche se eravate lo stesso dei poretti come noi paciaroli) e per la cazzata sui russi che tengono testa alla Merkel (classica medicina peggio della malattia).