Alcune immagini della festa di ieri
Sono stati quasi 500 i cittadini maceratesi e gli immigrati che hanno partecipato ieri alla Festa del Migrante e del Rifugiato all’istituto salesiano Don Bosco di Macerata. Una giornata di conoscenza e integrazione culminata con una interessante tavola rotonda che ha prodotto una lettera di intenti indirizzata a tutte le istituzioni e ai cittadini (leggi sotto). A seguire un pranzo condiviso con le prelibatezze dei vari paesi, musica e folklore e la messa celebrata dal vescovo Nazareno Marconi.
La lettera:
Noi immigrati dei vari popoli del mondo qui riuniti oggi alla Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati vorremmo ringraziare per questa opportunità di esprimere le nostre idee, di esternare i nostri problemi e le nostre difficoltà quotidiane. Tutti noi auspichiamo la creazione di una società multietnica in cui le differenze possano essere viste come ricchezza verso l’unità, in cui i preconcetti e i pregiudizi reciproci possano crollare. Noi immigrati siamo spesso stati strappati alle nostre terre da guerre e difficoltà di ordine sociale e religioso. Grandi sono le nostre aspettative giunti in Europa e in Italia. Purtroppo però, viviamo sulla nostra pelle i pregiudizi della popolazione locale che ci emargina, ci allontana, talvolta ci ghettizza. Noi chiediamo solamente di poter essere conosciuti e di conoscere voi italiani e di creare ricchezza dalle nostre rispettive differenze.
I pregiudizi nascono dall’ignoranza. Ciò che si ignora, spaventa. Chiediamo quindi alle istituzioni e alle parrocchie di organizzare eventi come quello di oggi per favorire la conoscenza reciproca. E’ un percorso da creare e costruire insieme. La giornata di oggi, pur bella, non darà frutti se ognuno poi tornerà a casa, chiuderà la propria porta e non organizzerà o non parteciperà più a tali eventi. Oggi sia un nuovo inizio. Oggi deve essere un nuovo inizio. La strada da percorrere è tanta ed in salita ma insieme ci si aiuta. Insieme: italiani e nigeriani, brasiliani e senegalesi, peruviani e albanesi, ghanesi e angolani, pakistani e popoli tutti del mondo senza discriminazione di nazionalità, sesso e religione. Siamo noi che, insieme, possiamo rendere migliore il mondo in cui viviamo. Siamo noi che, insieme, esprimiamo il nostro sdegno per i recenti avvenimenti terroristici, che ripudiamo ed in cui non ci rispecchiamo minimamente. I problemi che affrontiamo quotidianamente sono legati alla lenta burocrazia italiana che rende estremamente difficile ottenere il permesso di soggiorno. Con un permesso di sei mesi ci è impossibile lavorare.
Noi, come pure gli italiani, chiediamo che venga rispettato il diritto sancito dalla Costituzione italiana secondo cui ‘l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro’. Lavorare onestamente è un diritto di ogni essere umano. Riuscire a dare sostentamento a se stessi e alla propria famiglia è una richiesta lecita. Esigiamo, quindi, che le istituzioni operino concretamente per snellire la burocrazia, per facilitare il lavoro delle assistenti sociali, investendo nel sociale. Fornire solo vitto e alloggio ma non garantire una vita dignitosa purtroppo è solo assistenzialismo ma non ci dà una prospettiva futura. Compito delle istituzioni, della comunità cristiana e delle associazioni è quello di mettere ciascun essere umano nelle condizioni di sostentarsi, mantenersi economicamente e di esprimere se stesso al meglio, favorendo l’aiuto reciproco.
Noi non siamo qui per chiedere la carità ma per guadagnarci da vivere onestamente. E se pure, tra di noi forse ci sono dei trasgressori, chiediamo a tutti voi di non generalizzare. Le pecore nere purtroppo sono ovunque. Insistiamo affinché la nostra conoscenza e la nostra cultura vengano apprezzate. Siamo fieri della nostra cultura, delle nostre lingue e dei nostri paesi di appartenenza e chiediamo che ci venga data l’opportunità di esternare e mettere la nostra cultura e le nostre conoscenze, la saggezza – maturate in un contesto ed in una storia diversi – a disposizione di tutti. Ci chiediamo quindi, come mai l’esperienza acquisita nei nostri paesi di origine non venga apprezzata quando cerchiamo lavoro, o vogliamo essere creativi a tutti i livelli. Chiediamo spazi per esprimerci e ripudiamo l’accusa di essere la causa della crisi. E’ corretto che i potenti e le istituzioni si assumano le proprie responsabilità anche se è più facile far credere che noi siamo la causa di tutti i mali. Vogliamo contribuire, nel nome dell’unico Dio, affinché l’Italia sia un giardino di popoli, dentro ad un’umanità riconciliata!
(foto di
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“La nostra cultura, la nostra conoscenza, la nostra saggezza…l’esperienza acquisita nei nostri paesi”
Ma allora perchè vi siete spostati?
Un pò di umiltà e realismo per favore: siete qui perchè qui si vive meglio, allora qualche volte con umiltà mettetevi voi in connessione con il nostro modo di vivere.
Facile voler riscattarsi economicamente e voler pure cambiare la cultura della società in cui si emigra. Se volete i vantaggi del nostro modello economico vi adattate pure alla nostra cultura (“adattarsi” un minimo non rinnegare le radici) sennò potete tornare dove stavate se la società e lo stile di vita occidentale non vi piace.