Montanini contro tutti a Pollenza:
“Diffidate di chi non dice parolacce”

STAND UP COMEDY - Applausi per l'irriverente cabarettista che ha presentato il suo ultimo spettacolo prima di iniziare la collaborazione televisiva con Sky. Raffica di invettive seguite dall'approvazione del pubblico. Questa la magia della sua satira che offende, diverte, ma di sicuro non lascia indifferenti

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Il comico durante il suo monologo

Il comico durante il suo monologo

di Marco Ribechi

Tutto esaurito nella splendida cornice del teatro Giuseppe Verdi di Pollenza per lo spettacolo “Nemico pubblico” presentato dal comico marchigiano Giorgio Montanini e introdotto dal bravo Francesco Capodaglio, emergente commediante sangiorgese che ha pensato a scaldare un po’ gli animi del pubblico in sala prima dell’evento principale. Montanini, originario di Fermo, dopo una lunga gavetta sta scalando le classifiche di popolarità grazie alle costanti apparizioni su radio e tv nazionali. La sua satira, violenta e pungente, ha conquistato la platea pollentina, nonostante gli spettatori siano stati insultati più volte dallo stesso attore. Presente anche il sindaco Luigi Monti,bersagliato da battute, al quale ha detto con nonchalance «Lei non ha pagato vero?»  Il segreto della sua satira sembra essere proprio questo, non rassicurare il pubblico con jingle bonari o con battute delicate, ma spronarlo e offenderlo per generare la reazione catartica che lo stesso comico ha più volte invocato durante il suo monologo.

unnamed (2)Montanini, lei è agli sgoccioli del suo tour, come è andata questa serata a Pollenza?

«Alla fine dello spettacolo ho avuto la fortuna di incontrare un pubblico veramente  fantastico. Non solamente perché il teatro era strapieno, cosa che mi ha fatto molto piacere, ma perché quando un pubblico comprende il tipo di satira che presento posso permettermi veramente di tutto, senza freni. Quella di oggi era una serata fuori abbonamento, significa che gli spettatori sono venuti consapevoli di quello che avrebbero visto. Di solito critico molto gli abbonati perché comprano un pacchetto di spettacoli senza gusto critico. Quelle sono anche le serate dove più persone si alzano e lasciano la sala, anche dopo un tempo breve, la cosa non mi dispiace».

Lo spettacolo aveva qualcosa di diverso rispetto ai suoi standard, può darci qualche indicazione?

«Ho fatto un mix, come un montaggio. Normalmente non mi comporto in questo modo, anzi sono abbastanza lineare. Mi sentivo di poter improvvisare e unire parti di diverse produzioni. Alla fine i miei spettacoli prendono ispirazione dalla mia vita quindi è come raccontare me stesso, posso farlo in moltissimi modi differenti».

Come mai la scelta di usare il dialetto? Riesce a farsi capire fuori dalle Marche?

«Non abbandono mai l’uso del dialetto, anzi è proprio una questione di orgoglio anche perché quello marchigiano è un dialetto che funziona, fa molto ridere. Inoltre per definizione è qualcosa di volgare, inteso nel senso etimologico di “vulgus”, cioè popolare, un aggettivo che rispecchia molto il mio tipo di comicità, come ho detto in scena diffidate sempre di chi non dice mai le parolacce».

Giorgio Montanini (1)Sul palco ha lanciato un’invettiva contro un tipo di arte e comicità fatta di slogan facili e ripetitivi che non mandano alcun messaggio, può chiarire la sua posizione?

«Sul palco solitamente parlo di quello che penso, senza freni e limiti. Non si tratta tanto di inviare un messaggio perché se un artista ricerca questo obiettivo si sta già ponendo su un piedistallo rispetto al suo pubblico. Personalmente preferisco invece mettermi un gradino sotto agli spettatori, di solito mostro il peggio di me, dico che odio i bambini, che uso droghe, che vado con le prostitute. Però non cerco il consenso, anzi credo che gran parte del pubblico si riconosce in alcuni dei miei “difetti”. Considero un tradimento rincuorare la platea che a differenza andrebbe presa a calci. Chi fa satira deve cercare di essere seguito, di crearsi un auditorio che desidera ascoltare quel tipo di cose, ma allo stesso tempo non può pensare di soddisfare tutti, altrimenti c’è una contraddizione di fondo. La cosa peggiore è comunque lasciare indifferenti: odierei ascoltare qualcuno uscire dal mio spettacolo commentando “è stato carino”».

(Foto Franco Tomassini)

 

Lo splendido teatro G. Verdi di Pollenza

Lo splendido teatro G. Verdi di Pollenza

Giorgio Montanini (2)

 

 



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