Treia città dell’operetta

Due serate all’insegna del divertimento e dell’allegria

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Il trio Micheli-Santoro-Prosperini ne «Il Paese dei campanelli»

Il trio Micheli-Santoro-Prosperini ne «Il Paese dei campanelli»

di Walter Cortella

Per una quindicina di giorni la ridente località dell’entroterra maceratese è stata davvero la «città dell’operetta». Nel teatro Comunale la celebre Compagnia Italiana di Operette, «regina» indiscussa nel suo genere da oltre sessant’anni, ha trovato la giusta atmosfera per mettere a punto, lontano dai clamori delle grandi città, la preparazione degli spettacoli in allestimento per la corrente stagione artistica. La scelta di Treia rispetta una lunga tradizione: da decenni ormai il patron Claudio Corucci trascorre nella nostra regione, con l’intero cast, gli ultimi giorni, sicuramente i più frenetici, prima di affrontare la lunga ed estenuante tournée che porterà la Compagnia ad esibirsi nei maggiori centri della penisola. Per lui, pisano verace, è sempre un grande piacere tornare nelle Marche, dove si sente perfettamente a suo agio. Per una curiosa coincidenza, Carlo Victor Vitale, direttore artistico del Teatro Comunale di Treia, ha fatto parte in un recente passato della Compagnia e memore di quella bella esperienza, ha voluto espressamente che il regista Marco Prosperini presentasse, in prima nazionale assoluta, proprio a Treia i suoi due nuovi spettacoli, in concomitanza con le festività natalizie.

Il Can Can de «La Vedova allegra»

Il Can Can de «La Vedova allegra»

Nel silenzio ovattato del Comunale è stato possibile portare a termine il lavoro di rifinitura ed essere pronti per il grande debutto con Il Paese dei Campanelli, il capolavoro tutto made in Italy, nato dalla collaborazione del librettista Carlo Lombardo e del musicista Virgilio Ranzato. Correva l’anno 1923 quando questa celebre operetta, una delle più rappresentate in assoluto, affrontò per la prima volta il pubblico, al Teatro Lirico di Milano. Fu un successo e da allora una sterminata platea di simpatizzanti ha seguito le divertenti e garbate schermaglie amorose di un gruppetto di baldi marinai, sbarcati su una piccola isola, con le giovani e avvenenti donne locali, eccitate dalla novità. Il tutto con grande disappunto dei mariti gelosi. Ma su quell’isola c’è una leggenda secondo la quale i campanelli posti all’ingresso delle piccole e graziose abitazioni a tutela della virtù femminile, suoneranno qualora l’«angelo del focolare» dovesse cadere in tentazione di adulterio. Ed è ciò che in effetti accade, ma i maschi traditi hanno l’opportunità di rifarsi subito, «consumando» la dolce vendetta con le mogli dei marinai, chiamate sull’isola con un telegramma stilato dal marinaio super-pasticcione La Gaffe, un nome che di per sé è tutto un programma! L’operetta per sua indole prevede sempre il lieto fine e tra lo scampanellio totale il villaggio ritrova, nonostante tutto, la sua abituale serenità.

Carmen Salamone  alias «Anna Glawari»

Carmen Salamone alias «Anna Glawari»

Per la serata di fine anno gli organizzatori hanno avuto una bella idea: rappresentare La Vedova allegra, altro immortale caposaldo del genere operetta, e dopo lo spettacolo tutti a cena per salutare l’arrivo del 2015 in compagnia degli artisti. Una trovata che ha riscosso consensi da parte del pubblico. La Vedova allegra, scritta nel 1905 da Franz Lehár su libretto di Victor Léon e Leo Stein, ebbe un enorme successo fin dal suo debutto, avvenuto a Vienna proprio il 30 dicembre di quell’anno. Essa ci porta indietro nel tempo, presso l’ambasciata di un paese immaginario, il Pontevedro, dove si tessono trame amorose per combinare il matrimonio tra l’affascinante e ricchissima ereditiera Anna Glawari con lo squattrinato conte Danilo, allo scopo di non far «espatriare» l’ingente patrimonio della bella vedova. È superfluo dire che anche in questo caso la vicenda si chiude con l’inevitabile lieto fine.

A conclusione del suo soggiorno treiese, la Compagnia ha offerto «fuori programma» la prova generale «aperta» di un altro pezzo forte del suo repertorio 2015, il celeberrimo Cin Ci La, ancora un prodotto del collaudato duo Lombardo-Ranzato, dalla trama semplice e divertente, accompagnata da gradevoli arie. Dopo il sintetico accenno alle storie narrate dai tre ever green, vorrei soffermare la mia attenzione sulle peculiarità degli allestimenti. Al regista va riconosciuto il grande merito di aver diretto con maestria il consistente cast, composto da una ventina di elementi, impegnati in un mix di musica, danza e recitazione che mette a dura prova le qualità di ciascuno degli interpreti. Inoltre, ha cercato in questa sua rilettura dei testi di mantenerne intatta la forza cercando, nel contempo, di esaltare la musicalità delle melodie e le qualità canore dei cantanti, senza tuttavia tralasciare le parti recitate, spesso sacrificate dalle partiture musicali.

«Il Paese dei campanelli»

«Il Paese dei campanelli»

Il M° Bogliolo, autore degli arrangiamenti delle musiche originali, ha introdotto ne Il Paese dei campanelli le percussioni alfine di conferire maggior movimento ai brani ed ha realizzato anche un medley di melodie di grande effetto. Gli attori hanno messo in evidenza notevoli qualità interpretative, con il risultato di dare vita a personaggi ben definiti, anche nei minimi dettagli. Particolare cura è stata posta da parte di tutti nelle cosiddette «controscene», molto importanti ma che per loro natura finiscono per non essere apprezzate più di tanto dal pubblico. In particolare, un elogio meritano i «caratteristi», elementi di grande peso nell’economia generale dello spettacolo. Sono essi che danno colore alla performance. Doveroso, quindi, citare lo stesso regista Prosperini per la sicurezza dimostrata di volta in volta sulla scena, nei panni di personaggi sempre di primo piano, la brava e spiritosa Cristina Chiaffoni, attrice dotata di bella voce e di notevole verve, capace di interpretare molto bene i difficili ruoli di donna comica e il giovane Gianvito Pascale che nelle varie pièces dà vita sempre a personaggi molto caratterizzati e ricchi di efficace mimica e di prorompente vis comica. Sentiremo senz’altro parlare ancora di lui in futuro. La soubrette Silvia Santoro si impone per la freschezza, la vivacità, la bella ed elegante figura e la voce chiara, possente e gradevole. Degne di nota le voci «liriche» del soprano Carmen Salamone, dolce nell’espressione e aggraziata nelle movenze e del tenore Massimiliano Costantino, un giovane cantante bravo e di bella presenza. E che dire di Matteo Micheli? Attore versatile, simpatico «a pelle», perfettamente in accordo con i tempi comici. Apprezzatissimi i suoi duetti canori, le sue esilaranti battute, i suoi giochi di parole e i rapidi dialoghi. È senz’altro l’elemento che dà forza e brio allo spettacolo. Accanto ad attori e cantanti, le graziose e brave ballerine, guidate da Monica Emmi che firma le originali coreografie. Si tratta di un piccolo corpo di ballo capace di prestazioni di alto livello. Di grande effetto e impegnative dal punto di vista tecnico le sontuose scenografie, in grado di ricreare le atmosfere del rutilante mondo dell’operetta e di località esotiche. Eccezionale per ricchezza ed eleganza il settore dei costumi, affidato alla indiscussa maestria di Eugenio Girardi, un professionista di grande esperienza. Variopinti e raffinati, sono stati prodotti in parte dalla prestigiosa Sartoria romana delle Sorelle Ferroni. La Compagnia Italiana di Operette ha messo in mostra a Treia tutto il suo potenziale e lo spettacolo fornito, ancorché si trattasse di due prime assolute, è stato di altissima qualità e molto apprezzato dal pubblico. A quest’ora la «Ditta Micheli & Santoro» ha già iniziato la sua tournée che a breve la porterà di nuovo nelle Marche. Buon viaggio! 

(Foto di Gianni Lucrezio)



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