di Alessandro Trevisani
Tre visite dei ladri in cinque anni, l’ultima domenica sera. Succede all’imprenditore Paolo Accattoli, titolare della Tastitalia, che abita a Recanati, con la sua famiglia, in via del Mare. Villette e casette a metà tra il quartiere di Palazzo Bello, Spaccio Fuselli e il cimitero, a due chilometri da piazza Leopardi. Zona di cantieri in fermento, in espansione. Domenica ignoti sono entrati sfondando la finestra della cucina. «L’allarme è suonato mentre rientravo in auto da Porto Recanati – racconta Francesca Bacchiocchi, moglie di Accattoli (all’estero in questi giorni per lavoro) – tempo quattro minuti e sono arrivata a casa, ma non c’era più nessuno. Non hanno preso niente, la sirena deve averli spaventati e fatti fuggire». Casalinga, mamma di tre bambini piccoli e quarto iscritto all’università, non vive serena dopo il terzo colpo subito in poco tempo. Uno dei suoi figli, stanco dei furti, ha postato su Facebook la foto col cartello che ha scritto e messo fuori dal cancello della villetta dopo l’ultimo tentativo di furto. «Cari ladri – ha scritto – è la terza volta che entrate nella mia casa non ho più niente da darvi. Andate nelle case di chi vi fa entrare in Italia». Sulla provenienza di chi sia entrato a rubare non ci sono al momento elementi. Ma la famiglia Accattoli crede che si tratti di persone di etnia rom.
«C’era ben visibile sul tavolo, in sala, una collana di perle – dice Bacchiocchi – queste etnie non rubano mai le perle perché sono superstiziosi e pensano che porti sfortuna. Sono due volte che la collana la lasciano lì, cercano altro». La moglie dell’imprenditore è intenzionata a lasciare appeso il cartello scritto dal figlio. «E’ ora di finirla – prosegue la donna – i recanatesi sono arrabbiati. Qualcuno ha visto il cartello e mi ha dato ragione. Io non ne posso più. I figli sono stanchi, la piccola non riesce più a dormire da sola. No, così non sei tranquillo. I ladri non hanno nulla da perdere, sono sfacciati. Sono entrati dalla parte della strada, sotto la vista di tutti, poco prima delle 20, incuranti che a quell’ora potevo già rientrare a casa. Ed è così che infatti è stato. Mio figlio più grande era uscito 15 minuti prima, com’è suonato l’allarme sono arrivata, pensavo che l’avesse sistemato male. Mia figlia non voleva entrare, ha avuto paura, l’abbiamo lasciata ai vicini di sopra e siamo entrati in casa con altri di loro». Nelle volte precedenti erano entrati dalla taverna e fuggiti nei campi perché c’erano i carabinieri alla villetta di sopra, dov’era suonato l’allarme pochi minuti prima. Il furto più consistente la stessa famiglia l’ha subito nel 2007. Portarono via oro, orologi, anelli, collane per un valore di 5mila euro. «Ora quello che ho lo tengo addosso – conclude Bacchiocchi – e non compro altro». Questa volta i ladri non hanno preso nulla anche se la moglie dell’imprenditore attende il rientro del marito per verificare con lui se mancano banconote straniere tenute in un cassetto che è stato aperto.
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Mi sto rendendo conto che ormai siamo in piena guerra e che i politici e le istituzioni non si preoccupano piu’ di tanto della sicurezza dei cittadini indifesi. Anziche’ mandare i nostri militari nelle missioni all’estero, non sarebbe opportuno presidiare il nostro territorio?
siamo messi male molto male !!!!