Consiglio comunale aperto
ma solo per 90 persone
Tensione e malumori

CIVITANOVA - Palazzo Sforza blindato dalle forze dell'ordine. Molti i cittadini rimasti fuori. Tiene banco l'ordinanza antiaccattonaggio. Corvatta:"Abbiamo voluto riconoscere un valore alle firme anche se raccolte non in maniera formale e con tanta gente che non è della città

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La seduta aperta del consiglio comunale aperto

 

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I cittadini rimasti fuori la prima ora del dibattito

 

di Laura Boccanera

Consiglio comunale aperto, ma solo ad un centinaio di persone, consiglieri compresi. Comincia con i malumori e i mugugni sotto Palazzo Sforza l’assise aperta sulla sicurezza. Dapprima viene comunicato che, proprio per sicurezza, possono entrare solo 60 persone, poi la maglia si allarga ad 80, alla fine ieri sera entrano una novantina di cittadini a circa un’ora dall’inizio. Ingente lo stanziamento di forze dell’ordine dentro e fuori dall’aula consiliare, 19 gli interventi che si erano registrati più quelli degli ospiti chiamati a relazionare sul tema. C’era tanta attesa per questo consiglio, sebbene non vi fosse votazione alcuna, un segnale che la raccolta firme (circa 5000) non era passata inosservata. Ed è stato proprio il sindaco Tommaso Corvatta a ricordarlo nel discorso iniziale: «Questa è una serata importante per Civitanova – ha detto il primo cittadino – abbiamo voluto riconoscere un valore alle firme anche se raccolte non in maniera formale e con tanta gente che non è di Civitanova.
L’ordinanza antiaccattonaggio negli anni precedenti ha mostrato la sua inefficacia. Non vogliamo vietare quella che il vescovo stesso ha definito la possibilità di raccogliere le briciole, ma nessuno nega che l’accattonaggio molesto, violento o il racket siano un problema, le regole della convivenza civile vanno rispettate e su questo occorre un confronto pratico».

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L’intervento del sindaco Tommaso Corvatta

A fornire qualche dato è stato il docente dell’università di Camerino Marco Giovagnola: «Civitanova è in linea sulla criminalità con le tendenze del nostro paese – spiega – i primi dati del 2014 ci dicono che sono in diminuzione le truffe informatiche, i reati connessi agli stupefacenti, aumentano invece i furti e in controtendenza rispetto al nazionale diminuiscono le rapine. E’ vero che una quantità relativa di reati arriva a denuncia, si pensi alle violenze sessuali, per cui non abbiamo dati certi, ma stando alle statistiche omicidi, scippi e furti sono ai minimi storici rispetto agli ultimi 30 anni». Ha poi preso la parola Fernanda Recchi, la promotrice della raccolte firme. «Le persone che hanno aderito a questa petizione che non ci aspettavano coinvolgesse così tanta gente – ha detto – abitano o frequentano Civitanova, sono trasversali alla politica. Questo nasce dall’esigenza di segnalare una problematica che è diffusa. La sensazione è quella di un minor controllo del territorio e delle regole basilari di convivenza civile, e se queste regole vengono bypassate si generano tensioni sociali. Questa sera siamo in ascolto per capire se queste sensazioni sono limitate ai firmatari, o se tali problematiche sono riscontrabili in maniera più ampia. E’ anche un problema di luoghi, oggi viene considerato area degradata Corso Umberto I o in giardini di piazza. Credo inoltre che il consiglio comunale sia stato impostato in maniera opposta, qui si pone lo sguardo non verso i civitanovesi. Civitanova è solidale e lo ha sempre dimostrato, il problema non è la questua momentanea, ma quando diventa una professione».
consiglio comunale aperto sicurezza civitanova (21)E’ stata poi la volta di Don Vinicio Albanesi che ha fatto un discorso dai toni pungenti. «Civitanova è una città ricca, portuale, non si possono accettare i benefit che questa ricchezza comporta e non i problemi. A Smerillo ad esempio non c’è nemmeno un tossico, ma voi avete tratto beneficio dai traffici, dalla ricchezza e questo comporta degli scarti, non si può volere solo gli aspetti positivi perchè fanno comodo e fregarsene dei negativi. Perchè non parlate di prostituzione in appartamento, affitti in nero. Le ordinanze non servono a niente, la polizia non risolverà mai niente, fate così mettete del filo spinato e fate il pedigree dei civitanovesi, poi però le badanti rumene che guardano i vostri vecchi vi hanno salvato».
Siparietto polemico poi con il consigliere Livio De Vivo che è uscito dall’aula in polemica e ha parlato di una stanza troppo piccola e consiglio militarizzato. «Non le permetto di parlare in questi toni – ha risposto Costamagna». De Vivo se n’è andato fra gli applausi della folla. «Sbagliato assecondare la sua voglia giovanile di mettersi in mostra» ha tuonato il presidente del consiglio. I lavori sono ripresi con l’intervento di alcuni cittadini che hanno portato le proprie esperienze come Paolo Mangialardo e Giuseppe Giuliani promotore della manifestazione contro l’abusivismo commerciale. Diversi gli interventi cancellati per l’assenza dei richiedenti tra cui quello di Angela Battimazza, Marco Sembroni, Paolo Sabatini, Giuseppe Beruschi e Luca Formica.

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Nazareno Guarnieri – Fondazione Romanì

Tra gli ultimi a prendere la parola anche Nazareno Guarnieri, rom , rappresentante della Fondazione Romanì. «I campi rom non servono a nulla – ha sottolineato – la questione va affrontata in maniera seria in Italia. Io sono rom, sono laureato e sono integrato. Non confondiamo i rom con l’accattonaggio, questo non va strumentalizzato, anzi la questione dei rom non è né di destra né di sinistra e non fate l’errore di dividervi su una cosa come questa, la possibilità di integrare la comunità esiste se solo ce n’è la volontà». Tra gli interventi anche quello di David Bastioli dell’associazione Rosa dei venti, esponente dei Jolly Rogers. «Poter partecipare al consiglio è per noi un privilegio – ha detto – e una grande possibilità di confronto che ci viene offerta dagli organi democratici e istituzionali. L’argomento pone criticità, tra cui quelle dell’illegalità connesse all’immigrazione, ma anche aspetti xenofobici che diventano terreno fertile per discriminazioni. Chiaro che esiste un problema rom e clandestinità, ma le politiche repressive come l’ordinanza antiaccattonaggio o il divieto di permanenza roulotte sul territorio comunale non risolvono il problema. I rom rubano? Si probabilmente è vero, ma se questo è il problema perché quando si è venuti a conoscenza delle ville accatastate male e abitazioni fatte passare come popolari tanti di quelli che portano avanti la battaglia contro illegalità e rom non hanno detto nulla?».

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Fernanda Recchi

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L’ “arringa” di Don Vinicio Albanesi

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Livio De Vivo se ne va in polemica col presidente del consiglio comunale

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David Bastioli

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