di Gianluca Ginella
“I medici dell’ospedale di Torrette hanno accertato che, in base ai loro esami, quello della donna nigeriana è un caso di malaria. Attendiamo comunque, prudentemente, il risultato degli esami di domani all’istituto Spallanzani di Roma”. Così l’assessore regionale alla Sanità, Almerino Mezzolani, che riferisce su quanto emerge dal Torrette sulla vicenda della 42enne nigeriana ricoverata questa mattina perché aveva sintomi compatibili con il virus Ebola.
Nessun caso Ebola. Questo dicono i test dell’ospedale di Torrette di Ancona, dove dalla tarda mattinata di oggi è ricoverata alla divisione di Malattie infettive una nigeriana, L. E., 42 anni, che aveva sintomi che hanno fatto pensare ai medici del pronto soccorso di Civitanova che potesse essersi ammalata del terribile virus che migliaia di vittime sta mietendo in Africa, anche perché da sei giorni era rientrata in Italia dalla Nigeria. La donna, che in precedenza viveva a Civitanova Alta e che ultimamente sembra fosse ospite di amici all’Hotel House di Porto Recanati, aveva già spiegato lei stessa ai medici che nel corso del suo soggiorno in Nigeria non era entrata in contatto con persone malate di Ebola (leggi l’articolo). In serata i medici del Torrette hanno ottenuto i risultati dei primi test.
“Dai loro esami risulta essere malaria, questo hanno accertato i medici – dice l’assessore Mezzolani, che nel corso di una giornata frenetica per la sanità marchigiana ha costantemente tenuto informati i cittadini sulla situazione –. Comunque sia aspettiamo, prudentemente, anche gli esiti degli esami dello Spallanzani (Istituto nazionale per le malattie infettive, ndr), che arriveranno domani. Certo è difficile che possano contraddire quanto riscontrato al Torrette”. Comunque l’allerta rimane, almeno fino a domani. Solo i test dello Spallanzani potranno mettere la parola fine ad una vicenda che ha fatto tenere il fiato sospeso all’Italia intera, anche perché quello della nigeriana sarebbe stato il primo caso di Ebola nel nostro Paese.
“In Italia il rischio di contagio per il virus Ebola è molto basso, perché siamo un Paese con strutture ospedaliere avanzate. La malattia si contrae con il contatto diretto con i liquidi del malato, come il sangue, non per via aerea, il virus non si trasmette a distanza. Può essere trasmesso con uno starnuto, ma bisogna trovarsi veramente vicini al malato” a parlare è uno dei massimi esperti italiani sulle malattie infettive, l’epidemiologo Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di sanità. Rezza, a conoscenza del caso Civitanova, ha chiarito che “i sintomi possono far pensare anche ad altre malattie, come la malaria. Va anche detto che la Nigeria non è uno dei Paesi più colpiti dal virus Ebola, la maggior parte dei casi si sono registrati in Guinea e Liberia. Ma ritengo abbiano fatto bene ad adottare le misure precauzionali e a trattarlo come un caso di Ebola”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Mah !!!!!
CE DOVEMO FIDA’?
In effetti i sintomi tipo la febbre alta possono essere simili…
Speriamo che sia veramente così…
Ah ora che sappiamo che si tratta di malaria possiamo stare più tranquilli ….. Che paese !!!
MALARIA??? ….non è mica un raffreddore??? ….c’è poco da stare tranquilli!!!
bene !! dopo questa notizia tranquillizzante speriamo nell’arrivo di altri barconi dall’africa………
A beh “solo malaria”…..
Mario Rossi: per la malaria basta un vaccino e passa subito, non siamo come 50 anni fa’…
Vatte a fidà!!
E la stampa se occulta la verità x non farci andare in panico? Mi sembro adam kadmon…
a prescindere dal risultato,per precauzione, non è il caso di fermare tutte queste ordate di africani che vengono con i barconi senza alcun controllo sanitario?
Ebola, malaria, ……, il problema di fondo resta.
Siamo vulnerabili e senza prevenzione.
Non lo dimentichiamo pensando che la cosa sia risolta.
secondo me tutti nascondono la verita
pregevoli commentatori: non era ebola, probabilmente non sarà nemmeno malaria ma un semplice raffreddore….era uno scherzo, utile a mettere in evidenza ciò che siete. cordialità
All’epidemiologo Signor Rezza suggerirei di documentarsi meglio, Anche solo attraverso Wikipedia, visto che anche se ormai la sua carica all’ISS gli impone obblighi di carattere socio-politico e forse non ha più tempo per le pubblicazioni scientifiche, tecnical document o working paper, ma la VERITA’ è pur sempre la VERITA’, e che le cautele in questi casi non sono mai troppe, visto che si tratta di un problema di sicurezza nemmeno NAZIONALE quanto piuttosto MONDIALE, Infatti uno dei quattro ceppi, quello cosiddetto di tipo Reston, si trasmette per via aerea. Ora fortuna che si sia trattato solo di malaria, altrimenti oggi il resto del mondo le frontiere le avrebbe chiuse all’Italia e Civitanova Marche sarebbe stato il toponimo, scientifico e comune, attribuito nei secoli a venire del primo caso accertato in Italia e che avesse superato i check-in di un volo intercontinentale. Certo che vedere, in un momento come questo, per gestire un caso come questo, come era equipaggiato il personale sanitario dell’ospedale di Civitanova Marche fa venire i brividi, ma i sindacati di categoria non dicono nulla…? Che classe politica che ci ritroviamo…!
mannaggia non era ebola e adesso chi insultiamo ! saluti
sì la malaria è curabile, l’ebola sostanzialmente no: però la malaria provoca un milione di morti l’anno, l’ebola finora ne ha ammazzati 2500… sono rassicurazioni difficili da capire…
io penso che sia sufficiente vietate l’ ingresso s coloro che provengono dai paesi a rischio
Signor Beppe, se è così sicuri che la signora ha solo il raffreddore o comunque crede che la malaria sia una sciocchezza , si porti tranquillamente la signora nigeriana a casa sua, magari nasce una bella amicizia chissà !!!
La malaria viene trasportata dalle zanzare, fa milioni di morti l’anno perché ci sono zone paludose non ancora bonificate in molti posti del mondo….
Anche “banali” zanzare di casa nostra possono trasmettere la malaria. La conferma arriva dall’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, che a Milano ha scoperto il primo caso milanese, ma anche italiano, confermato dall’infettivologo Alessandro Lizioli, responsabile dei Sistemi informativi del Dipartimento di prevenzione dell’Asl “Città di Milano”. Protagonista una donna di 44 anni, fiorentina, residente a Milano, ricoverata a fine febbraio alla clinica Santa Rita del capoluogo lombardo per una polmonite. Nello stesso momento era ospite della clinica anche un dirigente d’impresa nigeriano, colpito da malaria in un viaggio di lavoro. Qui la zanzara ha agito. Dopo aver punto il paziente affetto da malaria, ha punto la signora di Firenze, infettandola. Sono stati gli ispettori dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma in trasferta a Milano a scoprire la modalità del contagio. Ci sono arrivati grazie all’analisi del Dna del plasmodio della malaria che aveva colpito la donna e l’uomo: il genotipo era lo stesso. A questo punto gli esperti dell’Istituto di Entomologia di Milano hanno catturato le zanzare dell’ospedale S. Rita e hanno scoperto che erano queste le “colpevoli”. Non un caso di malasanità dunque, ma una puntura. Si è trattato non di zanzare anofele ma aedes. «Non è il caso di allarmarsi – commenta Giuseppe Lozzia, entomologo dell’Università degli Studi di Milano – anche le zanzare indigene possono, se pungono un individuo affetto da malaria, trasmettere la malattia. La novità che non si deve al cambiamento climatico ma alla globalizzazione»