Biogas e spese pazze,
il partito Pirata attacca la Regione

L'INTERVENTO - L'associazione chiede l'annullamento degli atti sospetti e le dimissioni dei coinvolti e denuncia: "La vicenda denota una pericolosa discrezionalità da parte dei burocrati o dei politici. Vogliamo introdurre nelle procedure di autorizzazione di tutti gli impianti un referendum vincolante dei cittadini interessati"

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no biogas 0Continuano a sollevare polemiche le vicende legate alla Regione, sia quelle delle presunte autorizzazioni facili per gli impianti a biogas, da parte dei funzionari (leggi l’articolo), sia quella che vede indagati 47 (incluso il governatore Spacca) tra consiglieri e addetti ai gruppi consiliari, per l’inchiesta delle spese pazze in Regione (leggi l’articolo). Al coro, già nutrito, degli indignati  si aggiunge la voce del partito Pirata, associazione fra cittadini slegata da qualsiasi partito e movimento politico esistente a livello nazionale, che in una nota interviene così: “Le vicende Spacca e biogas stanno ulteriormente minando la poca fiducia che i cittadini marchigiani nutrivano per le istituzioni regionali. Nessun cittadino dovrebbe sopportare il dubbio che un servitore dello Stato, un suo rappresentante sia infedele a lui o alle istituzioni di cui fa parte. Speriamo che i protagonisti possano trovare un giusto verdetto e ribadiamo che tutti sono innocenti fino a prova contraria ma se l’onore per le istituzioni conta qualcosa i consiglieri regionali interessati e il presidente devono per prima cosa annullare gli atti che potrebbero o che sono sospettati di essere illegali o viziati da retroscena loschi e dimettersi subito dopo in modo che i cittadini possano esprimersi”.

partito pirataPrima attribuzioni certe delle responsabilità agli eventuali colpevoli, dunque, e poi dimissioni. Punto centrale: la salute dei cittadini con la quale non è più lecito, nè tollerabile, scherzare. Scorrendo la nota il movimento pone l’accento sul tema scottante della questione, vale a dire l’eccessivo potere con cui politica e burocrazia influenzerebbero in maniera “pericolosa” l’iter legislativo su delicate questioni di rilevanza sanitaria e ambientale. La soluzione? Consultazione tramite referendum dei cittadini delle aree interessate dagli impianti.  «Inoltre questa vicenda – si legge nel comuncato – denota una pericolosa discrezionalità da parte dei burocrati o dei politici che fino a un mese fa dicevano di lavorare per il bene dei cittadini. Vogliamo introdurre nelle procedure di autorizzazione di tutti gli impianti, che producono energia,  un referendum vincolante delle popolazioni interessate. I cittadini devono poter decidere se un impianto è un danno ambientale/sanitario o una risorsa per il territorio».

(Cla.Ri.)



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