di Marco Ricci Si è riunito per la prima volta, al termine della lunga procedura di rinnovo, il nuovo consiglio della Camera di Commercio di Macerata. All’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente dell’ente camerale, con il rappresentante di Confindustria e suo presidente regionale, Nando Ottavi, a sfidare il presidente uscente, Giuliano Bianchi, intenzionato ad ottenere il quarto mandato. Le due votazioni di oggi, che prevedevano un quorum dei due terzi sul totale di ventotto consiglieri, si sono chiuse come da aspettativa con due fumate nere. Se Giuliano Bianchi, per la prima volta, non ha raccolto l’unanimità del consiglio, i voti ottenuti oggi gli sarebbero però sufficienti per essere eletto alla prossima tornata quando il quorum si fermerà alla metà più uno dei consiglieri. Quindici è infatti il numero magico e quindici sono le preferenze che ha raccolto Bianchi, una in più di quanti molti si attendessero. Nando Ottavi, oggi presidente del consiglio in quanto consigliere anziano, ha invece raccolto dieci voti, numero più o meno previsto. Tre sono stati gli astenuti, tra questi il rappresentante degli ordini professionali, Stefano Massimiliano Ghio e, probabilmente, il rappresentante dei lavoratori, Marco Ferracuti, e quello dei consumatori, Cristina Tullio. Le votazioni, caratterizzate da una prassi tutt’altro che incline alla trasparenza ma buona volendo per la pratica dei doppi e tripli giochi, si è svolta a scrutinio segreto. Giuliano Bianchi avrebbe in ogni caso goduto del sostegno delle associazioni che fin da subito hanno appoggiato la sua candidatura, cioè Confartigianato (6 voti), Cna (5), Coldiretti (2) e Confesercenti (1). Più difficile capire chi sia stato il quindicesimo consigliere ad avergli garantito l’appoggio, come non è chiaro chi, oltre ai cinque rappresentanti di Confindustria, abbia dato ulteriore sostegno a Nando Ottavi. Al di là delle bocche cucite è probabile che il presidente di Confindustria Marche abbia raccolto i tre voti di Confcommercio. Neppure il rappresentante dell’Abi ha voluto dichiarare il proprio voto, sebbene i vertici regionali propenderebbero per il rappresentante di Confindustria, anche per le vicende Banca Marche che, in modo indiretto, toccano Giuliano Bianchi in quanto ex consigliere di amministrazione dell’istituto. Incerta al momento la posizione del consigliere espressione di Confcooperative e LegaCoop. Se le due votazioni di oggi sono state interlocutorie, l’impressione è che Bianchi abbia raccolto più o meno il massimo del consenso, un consenso che, se rimanesse immutato, gli garantirebbe però la presidenza. Il primo luglio, quando le carte si scopriranno, si verificherà l’effettiva compattezza delle forze che lo appoggiano anche perché, come detto, tutto si gioca sul filo di un voto. Su Nando Ottavi potrebbero infatti confluire le tre schede bianche che, stando così le cose, non gli sarebbero sufficienti. Sarà dunque il voto segreto a riservare forse qualche sorpresa, decidendo un’elezione fino ad ora non certo indimenticabile per la profondità del dibattito. Il clima di contrapposizione ha infatti mescolato i temi del rinnovamento e della continuità, lasciando che si confondesse il merito delle differenze con gli inevitabili accordi tra le associazione per i posti in giunta. Nel complesso, chiunque vinca, il mondo produttivo si sarebbe meritato un ragionamento più aperto, più trasparente rispetto al passato e maggiormente di prospettiva riguardo al futuro, considerando come il maceratese sia la provincia marchigiana in media con i dati economici peggiori rispetto al resto delle Marche. Davanti a una società con scarse prospettive di uscita della crisi e che necessita come non mai di una guida e di soluzioni coraggiose, fino ad oggi non si era mai assistito a un confronto o a un dibattito che entrasse in qualche modo nel merito delle questioni.
Giuliano Bianchi, durante il suo intervento, ha in ogni caso rivendicato il lavoro svolto in questi anni dall’ente camerale, non nascondendo le preoccupazioni per il futuro della Camera di Commercio e la sua netta contrarietà al decreto legge, già controfirmato dal Presidente della Repubblica, che ridurrebbe di 4 milioni di euro la dotazione di Macerata, svuotandola di fatto di risorse e riducendone in modo drastico l’attività. Bianchi poi, dopo aver ricordato con un velato pungolo a Confindustria l’unanimità con cui sono state praticamente sempre approvate le decisioni passate, ha indicato di voler proseguire nel solco già tracciato dai precedenti mandati, rivendicando come la Camera abbia anticipato nei tempi priorità seguite poi da altre istituzioni: le azioni di sviluppo del turismo, il Fondo Regionale di Garanzia, il potenziamento della Ex.It, il sostegno all’innovazione e allo sviluppo di materiali innovativi, anche con i contributi per l’inserimento nelle aziende di laureati (20.000 euro per ogni contratto a tempo indeterminato) e l’esortazione nei confronti delle aziende all’utilizzo delle tecnologie Ict. Dopo aver ricordato il contributo dell’ente camerale al Piano Strategico Provinciale per lo sviluppo delle aree interne e alla speranza “mai persa ” di tornare a lavorare su una sorta di incubatore per le start-up, il presidente uscente ha sottolineato come le performance della Camera di Commercio di Macerata siano, nel complesso regionale, le migliori del sistema.
Stefano Gregori di Confindustria, dando atto a Nando Ottavi delle sue capacità di guardare avanti e dopo aver ricordato i cambiamenti in atto in Italia a tutti i livelli, ha invece posto l’attenzione su un mondo che sta mutando, dichiarando come, anche davanti alle cose fatte bene, non possano esserci uomini adatti per tutte le stagioni. “Ciò che abbiamo fatto – ha ribadito poi Nando Ottavi nel suo intervento – può andare anche bene per il passato ma oggi tutto va ripensato. Dobbiamo dare occasione per fare impresa e per creare occupazione. Tra ammortizzatori sociali e chi ha perso fiducia nel trovare un posto di lavoro – ha proseguito il presidente di Confindustria Marche – il tasso di disoccupazione nel maceratese è ben più alto del 14% registrato dall’Istat. Bisogna continuare a puntare sull’export e sul made in Italy, ma questo va fatto in modo diverso – e qui un pungolo forse alla Ex.It – con una cabina di regia. Oggi ci vuole coesione e, da presidenti di un ente come la Camera di Commercio, bisogna togliersi dalla testa il cappello di un’associazione di categoria, puntando invece sulle qualità e sulle risorse del territorio, valorizzando insieme le nostre filiere, le industrie, l’artigianato e le produzioni agricole.” Ottavi ha poi ribattuto ad alcune polemiche dei giorni scorsi, ricordando la propria contrarietà e quella di Confindustria al taglio di risorse a cui saranno sottoposti gli enti camerali, un taglio che “andrebbe ad eliminarle senza però avere il coraggio di farlo apertamente. Ogni ente – ha comunque concluso – ha degli aspetti che possono essere migliorati”.
Rivendicazione del passato e delle cose fatte contro svolta e cambiamento, due posizioni che non hanno totalmente convinto il rappresentante dei lavoratori, Marco Ferracuti, anch’egli comunque nella linea della discontinuità. “Il dibattito di questi giorni – ci ha dichiarato il sindacalista Cisl che ha preso il posto di Aldo Benfatto – ha portato alla contrapposizione tra persone dividendo il mondo artigiano da quello industriale, senza che si comprendesse davvero quali punti effettivi dividessero uno schieramento dall’altro. Sarebbe stato necessario un confronto sui programmi, sulle impostazioni di un ente che per forza di cose, anche per le ridotte entrate future, dovrà modificare il suo assetto e il suo modo di operare concentrandosi su pochi e condivisi progetti in grado di attingere alle risorse comunitarie. Per quanto ci riguarda – ha proseguito – oltre ad aspettarci una soluzione condivisa in grado di mettere insieme le tante anime del tessuto economico provinciale, immaginavamo, davanti a una società che sta mutando, un discorso non solo sul presidente ma sulla composizione della Giunta. A nostro parere – ha concluso Marco Ferracuti – la Giunta camerale andrebbe aperta ad altre forze del territorio, non solo alle solite, seppur importanti, associazioni di categoria. Si poteva ragionare sull’ingresso del terzo settore o degli stessi lavoratori a cui si chiede sempre di assumersi maggiori responsabilità. Il dibattito, invece, si è fermato ai nomi.” I NUOVI CONSIGLIERI – Francesco Fucili, Assuero Zampini (Federazione provinciale coltivatori diretti); Andrea Passacantando (Cia, Confagricoltura, Confapi); Nando Ottavi, Lucia Dignani, Stefania Ghergo, Cleto Sagripanti (Confindustria); Giuliano Bianchi, Renzo Leonori, Agnese Latini, Giorgio Ligliani, Anna Maria Dichiara, Luciano Ramadori (Confartigianato, Cna); Ulderico Orazi, Giuliana Medei (Cna, Confesercenti); Elisa Bolognesi, Claudio Pini, Simone Biangi (Confcommercio); Giuseppe Micucci (Agci Marche – Confcooperative Macerata, Legacoop Marche); Luca Giustozzi (Confartigianato, Cna, Confesercenti); Giorgio Menichelli (Confartigianato, Cna); Giorgio Gelatini (Abi, Ania); Sara Servili, Silvano Gattari (Confartigianato, Cna, Confesercenti); Stefano Gregori (Confindustria, Fiaip); Marco Ferracuti (Cgil, Cisl); Cristiana Tullio (Federconsumatori, Adiconsum); Stefano Massimiliano Ghio (ordini professionali)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
La vergogna: nobile sentimento non piu’ in uso in Italia grazie al pregiudicato Berlusconi, a 25 anni di televisione deficiente e alla filosofia “Contano solo i soldi”. Tutta la mia disistima per chi ha il culo tutto di un pezzo con la poltrona e per chi lo appoggia per un misero tornaconto personale.
Chi leggerà questo articolo in futuro, noterà che le Istituzioni di questi anni sono lo specchio dell’odierna società. L’Italia della “ricostruzione post bellica” ha avuto bisogno di associazioni di imprese (gestite da imprenditori), di associazioni di lavoratori (gestite da lavoratori) e dal voto segreto perchè era l’unico modo per sovvertire lo status quo a livello di “poltrone”. Il tutto era supervisionato da politici di altissimo livello, che rischiavano di più rispetto ai benefici ricevuti e da amministratori pubblici e loro dipendenti che avevano bisogno di tutele per i rischi che correvano. Ora LE REGOLE sono rimaste sostanzialmente le stesse, ma il resto è tutto mutato. Politici che pensano ai loro affari piuttosto che ai bisogni degli elettori, amministratori pubblici e tanti loro dipendenti che cercano di ottenere benefici anche illeciti dalle loro “posizioni”, voto segreto per gestire accordi sottobanco e, soprattutto, Associazioni di categoria governate dai soliti funzionari senza arte ne parte, sempre gli stessi, sempre pronti a dire “se voti me, poi io penso per te”. Questo deve FINIRE! Bianchi e tutto il mondo delle associazioni artigiane, oggi non sono più quelli di una volta, dobiamo ammetterlo. Bianchi ha partecipato “direttamente” al disastro della Banda delle Marche, perchè ne era Amministratore (ripeto AMMINISTRATORE!!). Almeno il candidato di Confindustria Ottavi è un industriale che ci mette la faccia, che non manda avanti qualcuno al suo posto, che non sputtana la sua posizione di tutto rispetto per un ruolo che (spero) sia destinato a scomparire e, soprattutto, potrà essere non ricattabile e metterà tutto il suo impegno e le sue capacità nell’esecuzione del suo primo mandato. Appello a Cisl, Ghio e a tutte le persone di buona volontà: partecipate alla svolta, ve ne saremo tutti grati.
CONDIVIDO GLI INTERVENTI DI CUI SOPRA E AGGIUNGO: ricordiamoci di tutti coloro che stanno votando Bianchi. E’ naturale che lo facciano tutti i rappresentanti della confartigianato perchè sono tutti condizionati dal loro capo, ma è assurdo che lo facciano i rappresentanti della CNA con Gattari e Ramadori in testa. Così come è assurdo che lo facciano tutti coloro che bene o male sono vicini all’area del PD.
Quando arriveranno le sanzioni della Banca d’Italia o le richieste di risarcimento danni allora Bianchi si dovrà dimettere (o meglio qualcuno lo fara’dimettere perchè lui non si dimettera’ mai da una poltrona in cui sono previste indennità!)a quel punto bisognerà’ ricordare a questi signori di VERGOGNARSI !!!!
Nel commento al precedente articolo avevo auspicato che qualcuno avesse potuto avere un rigurgito di dignità tale da non permettere la solita ripartizione di poltrone..Come sembra invece questo qualcuno, che in verità sembrerebbe persona degnamente inserita ne contesto civile, sociale e religioso, si rende complice dei soliti inciuci nel rispetto di ordini di scuderia che evidentemente gli appaiono, o così gli sono propinati, come scelte giuste ed opportune. Non è così,è la solita corsa all’occupazione di posti di rilievo, mascherata da insincere ragioni di buon governo, che nasconde invece desiderio, mai saziato, di potere e quindi di denaro NON NE POSSIAMO Più di questa cosiddetta classe dirigente. Rivolgo quindi ancora un APPELLO ai consiglieri che dovranno esprimere l’ulteriore voto di fare un’attenta riflessione e di far convergere la loro scelta verso persone pimeritevoli.Sono certo che qualcuno di loro avrà un OPPORTUNO RIPENSAMENTO.
Simone, come ho già scritto, “l’apparentamento” della CNA è frutto di anni di scambio di favori, poltrone e cortesie varie che rendono l’idea del cosa ci sia sotto. Ai nomi che hai già scritto (ogni commento sugli stessi è superfluo) aggiungerei quello di Giorgio Ligliani che è il nuovo Presidente della CNA. Dicono che sia “un pò fuori dal coro”, giovane, determinato e non-facilmente-modellabile (qualità introvabili negli ultimi 20 anni di Presidenti-Burattini). Può darsi che ci sorprenderà……..
avevo deciso da tempo di non intervenire piu’ visto quello che succede o meglio non succede a livello nazionale e locale,ma l’occasione e la rabbia che provo nell’assistere all’ennesima sceneggiata a cui stiamo assistendo in Camera di Commercio mi induce a certe riflessioni: il dott.Bianchi è stato per oltre 20 anni membro dell’istituzione suddetta di cui 15 presidente.E’ stato pero’ anche consigliere in Banca Marche e dal 2006 2012 membro del comitato esecutivo, cioe’ uno dei pochi che deliberava e approvava i fidi.Sappiamo tutti quello che è successo e,spero che quanto prima la magistratura e la banca d’italia interverranno per rendere piena luce su chi ha creato questo disastro.Io gia’ lo so,voi?. Orbene chi è che ha subito i maggiori danni dal dissesto della banca?Coloro che appoggiano oggi Bianchi.Gli ARTIGIANI, si proprio loro.Ho molti amici artigiani i quali sono in difficolta’ per mancanza di credito.Capisco la confartigianato,Bianchi è il loro direttore,l’associazione la ha creata il suocero Sen.Tambroni, ma chi non capisco è la CNA.Un’associazione vicina al PD che vota per Bianchi?E’ un ossimoro.Non mi sorprendo affatto questa è l’Italia,ma sono pronto a fare una scommessa con voi: se vince Bianchi chi sara’ il vice presidente o il presidente della Exit? Tale Gattari direttore della CNA.Aspetto scommesse.
Non meravigli che le associazioni artigiane si apparentino anche se, sulla carta, “ideologicamente” distanti: quel poco che c’è da dividersi in termini di “contributi” alle attività delle varie associazioni, è scrupolosamente garantito dal C.d.A.
Al Segretario della CISL Ferracuti che di fatto “rivendica” l’apertura del C.D.A. alla presenza del Sindacato, sconsiglio vivamente di perseguire questa strada: il Sindacato, alle attuali condizioni di funzionamento delle CCIAA sarebbe comunque minoranza nel C.d.A. e non conterebbe nulla; non apporterebbe nulla di utile ai lavoratori dipendenti e lo farebbe diventare comunque corresponsabile di qualsiasi decisione intrapresa dall’Ente.
E la Confindustria che sembra scesa da Marte ha sempre fatto parte integrante del CdA, contribuendo a decidere all’ “unanimità” ( come viene giustamente ricordato) praticamente su tutto, rivendicando per se la “poltrona” all’EXIT.
Si è mai assistito ad un dibattito di pubblico interesse che ponesse in evidenza ipotetiche divergenze di linea tra CCIAA (Presidenza e CdA) e Confindustria ? E come mai questa “distinzione” viene fuori in modo così netto solo ora che c’è da eleggere il Presidente ?
Certo, non dipende da Macerata, tuttavia, a mio avviso, è un dato di fatto che le CCIAA così come concepite, sono di fatto superate; vanno chiuse passando le funzioni più utili ad altri Enti, dismettendo totalmente le funzioni superflue come ad esempio il passaggio di contributi a vario titolo (iniziative “politiche”, convegni, seminari di studio, pubblicazioni ed altre amenità simili) alle associazioni artigiane, commerciali ecc. ecc. risparmiando tra l’altro un bel po’ di soldi pubblici.
Mio nonno paterno soleva dire che il tempo è galantuomo……alla fine ci fa sempre capire perchè….ed aggiungeva mio nonno materno….prima o poi il sole scioglie la neve ed allora riusciremo a vedere tutto.
Chissà se noi o i nostri figli riusciremo a capire chi ha ragione.
Premesso questo, mi meraviglia che le associazioni di categoria, alcune, non abbiano il desiderio di provare esperienze e professionalità nuove.
La cosa piu carina e’ che poi leggi dichiarazioni da parte di questi PARACULI che si lamentano del governo, delle tasse, della burocrazia, come se non fossero loro la causa di tutto questo immondezzaio. Confpresidenti dei miei stivali
“L’Italia non può più aspettare perché ha già perso vent’anni e sta pagando il fallimento di un’intera classe dirigente. Cambiare tutto non sarà facile, cambiare tutti qualcosa però sarà un dovere. Il nostro dovere.”
Matteo Renzi
malgrado opinioni contrarie a Bianchi sembra che nulla cambi ,ovvio poi piuttosto che fare i piagnoni cosa faremmo noi italidioti….abbiamo sempre pianto,nn siamo abituati a cambiare ed andare avanti su percorsi nuovi ,a creare…a….crescere