Scritte sulla gioielleria Canil,
sotto accusa Dalmo Aureli

MATELICA - Processo davanti al giudice di pace di Camerino. L'imputato avrebbe aggiunto, sulle vetrate, una "E" alla fine del cognome del titolare che è anche presidente del Matelica calcio

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Dalmo Aureli alla guida del corteo contro le Rir

Una “singolar tenzone” oppone da due anni uno dei cittadini più noti di Matelica,  Dalmo Aureli, personaggio d’altri tempi, poeta ed intellettuale che si può incontrare spesso in giro di  biancovestito e la famiglia del presidente del Matelica Calcio, Mauro Canil. Il primo è stato denunciato dalla signora Sabrina Orlandi, moglie di Canil. L’episodio oggetto del contendere vede Aureli imputato di fronte al giudice di pace di Camerino, assistito dagli avvocati Francesco Copponi e Marco Bottacchiari, sotto processo con l’accusa di diffamazione. Era il settembre di due anni fa, quando la signora Orlandi, un mattino, recandosi ad aprire la gioielleria di cui è titolare in corso Vittorio Emanuele, vide le due vetrate imbrattate. Ciascuna di esse riportava a caratteri cubitali il cognome “Canil”, su entrambe le superfici. Su una era stata scritta una “E” con un pennarello a formare la parola “Canile”, sull’altra la “E” era accentata a formare la parola “Canilè”. L’atto sarebbe stato compiuto con un semplice pennarello, tanto che le vetrine furono rapidamente pulite. Sentendosi offesa nella propria dignità, la signora denunciò il fatto alle forze dell’ordine. Dopo le indagini è risultato essere il presunto responsabile Aureli, il quale si è trovato a dover rispondere delle accuse di fronte al giudice di pace. L’uomo, facilmente riconoscibile per i suoi lunghi capelli ondulati, la barba, gli anfibi e l’abbigliamento perennemente bianco, con la sua inesauribile fantasia ed abile arte oratoria, tra i personaggi più noti della città, aveva già inviato una lettera di scuse alla signora Orlandi, facendo presente che il suo era un gesto goliardico, uno scherzo e che non voleva in alcun modo offendere la famiglia Canil. Il processo, iniziato qualche mese fa, proseguirà nei prossimi giorni con una nuova udienza. La lettera di scuse non è stata accettata dalla signora Orlandi, la quale ha deciso di non ritirare la querela. Insieme al marito Mauro Canil ed all’attività “Canil gioielleria” si è costituita parte civile per chiedere il risarcimento danni al matelicese, il quale si definisce “indigente”, ricco soltanto del proprio sapere.



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