Prodigio a Matelica, la badessa:
“Informate dai fedeli, fenomeno positivo”

MATELICA - Le testimonianze tra la folla, Rosangela Mattei ("Non è sangue, ma propaganda"), una trentenne ("meglio fare analisi prima di parlare di miracoli"), un'altra dei presenti ("forse è un avvertimento")

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Suor Rosaria

di Monia Orazi

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(foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

Sono quattordici le sorelle clarisse che custodiscono la memoria ed il culto della beata Mattia, la cui reliquia avrebbe ripreso a sanguinare (leggi l’articolo). In tanti in queste ore chiedono di loro, si affacciano nell’atrio del monastero, chiedendo come è iniziato tutto. Dalle grate appare il volto giovane e sereno della badessa suor Rosaria, che è al monastero da quattro anni. Gentilmente e con grande concentrazione spiega come si vive all’interno del monastero questo fenomeno. “Noi non ci siamo accorte di quanto avvenuto, perché siamo dall’altra parte della grata, non vediamo direttamente l’urna della beata – spiega la clarissa – che ha un occhio a protezione della città e di quanti le vogliono bene. Siamo state avvertite con alcune telefonate qualche mese fa e poi oggi sempre più persone stanno venendo qui. Se tutto questo serve per aumentare la fede e la devozione nei suoi confronti ben venga, la beata è intervenuta molte volte nella vita di questa città, è una protettrice di Matelica.

beata_mattia (1)L’unico miracolo che è in esame nel processo di canonizzazione è quello relativo ad un farmacista napoletano, malato terminale di tumore al polmone, in cui la beata fece un intervento misterioso, perché lui non conosceva la figura di questa suora, la reliquia gli fu data in ospedale da una signora che non conosceva molto bene neanche lei la beata Mattia”. Su quanto sta succedendo in queste ore, la sorella clarissa non grida al miracolo, ma parla di un segno di protezione per la città: “In eventi come questo siamo portati a trovare il lato miracolistico, ma la fede è altro, si ama talmente tanto che si affida completamente al Signore. Questo lo stiamo vivendo come un episodio di fede. La cosa che mi fa più impressione non è quanto si sta osservando nell’urna della beata, ma la grande sensibilità ed il senso di fede che sto riscontrando nei matelicesi. Basta poco per riaccendere in loro la devozione, questa è la Santa di Matelica”.

matelica gente1Tra i centinaia di fedeli c’è anche Rosangela Mattei, discendente di Enrico Mattei, il fondatore di Eni era grande devoto della beata e il suo ritratto campeggia all’ingresso del parlatorio. La discendente di Mattei è scettica su quanto sta avvenendo: “Non si tratta di sangue, ma di assoluta propaganda – afferma decisa – mio marito (ex medico dell’emergenza territoriale della locale zona Asur ora in pensione) sta facendo venire un ematologo, ha visto il corpo e per lui non è sangue”. Tra le mani sventola quella che asserisce essere una reliquia della beata ed un libriccino di carta, vergato con una scrittura antica, in cui afferma che sia contenuta una profezia di sventura per la città. Nel caso di un sanguinamento della beata, ci sarebbe scritto di evacuare la città, per via di un imminente evento nefasto legato alla guerra. A queste parole una donna che nel 1957 (a quando risale l’ultimo sanguinamento) aveva solo un anno di vita scuote la testa. “Lasciamo stare i santi – dice la signora – io avevo un anno quando ci fu l’ultimo sanguinamento e non è successo niente di terribile. Un santo non porta sventura, se mai un segno di protezione”.

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Una signora ottantenne racconta di quando da piccola, durante la guerra si affidò alla protezione della beata, durante un assalto di notte dei soldati lei si salvò proprio pregandola: “Mi hanno raccontato che quando vennero a bombardare Matelica gli americani, non riuscirono a vedere nulla, se ne andarono via e lasciarono perdere, ma ero piccola e non mi ricordo bene”. Una trentenne vuole saperne di più e chiede come sia avvenuto tutto questo: “Secondo voi quello è sangue? Penso sia meglio fare delle analisi prima di parlare di miracoli”. “Girano favole di bocca in bocca – spiega un’altra donna sul sagrato della chiesa – non so cosa pensare, certo fa impressione, ma servono delle verifiche”. E’ segno di sventura per la signora Iolanda: “Stiamo vivendo tempi di crisi e difficili, forse è un avvertimento che non ci stiamo comportando bene”. Un altro fedele dice che “è un segno positivo, di speranza per il futuro, ora cerchiamo di stare vicino alle suore che sono frastornate da tanto clamore”.

 

 



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