Non si attenua la crisi in provincia
In due mesi sparite altre 500 imprese

A gennaio e febbraio è sceso ancora il numero delle aziende in attività in provincia di Macerata e si sono impennate le ore di Cig anche nell'industria. Agricoltura, edilizia e commercio i settori più colpiti. Precipita l'occupazione, in tre anni il tasso di disoccupazione nel Maceratese è andato oltre la media italiana, partendo da una posizione virtuosa.

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Il numero di imprese attive in provincia di Macerata

Il numero di imprese attive in provincia di Macerata (Fonte: Camera di Commercio di Macerata)

 

di Marco Ricci

In provincia di Macerata la crisi economica non sembra trovare soluzione, stando almeno ai dati riguardanti il numero di imprese attiva e le ore di cassa integrazione guadagni. Dall’inizio del 2014 alla fine di febbraio  il numero di imprese attive è infatti diminuito di altre 500 unità, proseguendo quel trend negativo che si è innescato a partire da gennaio del 2011. Se allora le imprese attive risultavano poco più di 37200, alla fine del mese scorso ne erano in attività poco più di 35300, con un calo complessivo del 5,1% che non sembra affatto volersi arrestare. L’andamento decrescente non sembra neppure volersi attenuare, ma rimane costante ormai da tre anni.

L'andamento del numero di imprese attive nell'agricoltura

L’andamento del numero di imprese attive nell’agricoltura (Fonte: Camera di Commercio di Macerata)

 

Ancora più drastica anche nei primi due mesi dell’anno la riduzione percentuale del numero di imprese operanti nel comparto dell’edilizia e dell’agricoltura che, sempre dal 2011, hanno visto scomparire circa il 10% delle attività, con una caduta che non si è fermata neppure in questo 2014. Anche le attività manifatturiere e il commercio all’ingrosso e al dettaglio hanno visto tra gennaio e febbraio ridursi ancora il numero di imprese. Il tutto in una realtà come quella della provincia di Macerata che vede questi quattro comparti – agricoltura, edilizia, commercio e manifattura – coprire call’incirca tre quarti del totale delle imprese che operano sul territorio provinciale. Una crisi strutturale dunque dei settori storici che, solo in piccola parte, è controbilanciata da quei comparti che riescono invece ad aprire nuove imprese. I numeri infatti risultano ancora piccoli e non in grado di frenare il crollo complessivo.

Le imprese attive in provincia di Macerata suddivise per settore

Le imprese attive in provincia di Macerata suddivise per settore (Fonte: Camera di Commercio di Macerata)

Nei primi due mesi del 2014, infatti, continuano il loro trend di crescita i settori della fornitura di energia, di acqua e trattamento dei rifiuti, la comunicazione, le attività immobiliari, l’istruzione, la sanità, le attività artistiche e i servizi. Una lieve flessione, dopo un lungo periodo di crescita, si è registrato invece nei servizi di alloggio e ristorazione, con una perdita in due mesi di 23 imprese. Numeri comunque ancora piccoli quelli che interessano i settori emergenti, settori che come detto  riescono solo parzialmente a controbilanciare la crisi delle attività storiche nonostante mostrino una sostanziale crescita continua negli  ultimi due anni. Segno in qualche modo di un lento cambiamento nel tipo di attività svolte all’interno della provincia di Macerata, un territorio che, al pari dell’intera regione, paga non solo il mancato ricambio ma anche la scarsa innovazione nel ciò che si fa. Una cosa è infatti ottimizzare l’esistente, altra cosa è modificare un tessuto produttivo probabilmente non più al passo con i tempi, come già a giugno dello scorso anno aveva rilevato il report sull’economia regionale presentato dalla Banca d’Italia.

L'andamento del tasso di disoccupazione in provincia di Macerata (elaborazione Cm su dati Istat)

L’andamento del tasso di disoccupazione in provincia di Macerata (elaborazione Cm su dati Istat)

Nel frattempo non ha neppure freni la crescita della disoccupazione. A livello provinciale infatti, secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Istat, a fine dicembre del 2013 il tasso di disoccupazione è salito ad oltre il 13%, con un picco per quanto riguarda il lavoro femminile che supera il 14%. Non meglio è andata ai lavoratori maschi: anche nel 2013 infatti hanno visto aumentare il loro tasso di disoccupazione di circa 2 punti. Ma per rendersi davvero conto della gravità del fenomeno, questi dati andrebbero confrontati con la media italiana. Se infatti nel 2011 il tasso di disoccupazione medio in Italia era del 8,4%, la provincia di Macerata risultava ampiamente virtuosa attestandosi al 5.4%. Ebbene, negli ultimi tre anni la nostra provincia non solo ha completamente perso il suo vantaggio rispetto al resto del paese, ma nel 2013 il maceratese ha superato la media di disoccupazione che si è registrata nel paese e che si è attesta sul 12.2%. Una paurosa impennata della disoccupazione  di cui la politica comincia appena adesso a rendersi conto.

Le ore di Cig autorizzate e l'andamento medio

Le ore di Cig autorizzate e l’andamento medio (Fonte: Camera di Commercio di Macerata)

Ma la crisi continua a colpire anche le imprese in attività, con le ore di cassa integrazione che solo a gennaio sono balzate da 473.000 a poco più di 840.000, proseguendo una preoccupante salita media tendenziale che è stata dell’8% in un solo mese, salita partita a marzo del 2012 e che non sembra volersi arrestare. Da marzo 2012 le ore di Cig hanno registrato infatti in media un balzo di oltre il 40%. Venendo ai singoli settori, gennaio è stato ancora un mese particolarmente duro per il comparto delle costruzioni. In un solo mese infatti le ore di Cig sono, passando da 46.000 a 111.000. Male anche l’industria che ha proseguito nel primo mese dell’anno il pessimo andamento innescatosi da ottobre del 2013. Le quasi 90.000 ore in più di Cig autorizzate a gennaio si vanno infatti a sommare alle oltre 200.000 ore in più che si erano registrate tra ottobre e dicembre 2013.

Le ore di Cig nell'industria

Le ore di Cig nell’industria (Fonte: Camera di Commercio di Macerata)

Difficile dunque, davanti a questi numeri, vedere la fine del tunnel anchese alcuni settori si mostrano reattivi e in crescita rispetto all’andamento complessivo, settori però ancora troppo marginali nel complesso economico-produttivo della provincia di Macerata.



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