Maurizio Serafini premiato a Terni per il docufilm sul suo viaggio in Nepal

"Oltre il varco lo Shangri La" racconta tra sogno e realtà il viaggio di un gruppo di esploratori

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Maurizio Serafini è stato premiato a Terni

“Oltre il varco lo Shangri La” è il titolo del docufilm della spedizione in Naar Phu – Nepal prodotto da Arte Nomade  per raccontare lo straordinario viaggio  di un gruppo che ha raggiunto la sommità del Kang La nella valle di Naar Phu in Nepal, 5300 metri. Nei giorni scorsi il documentario è stato premiato come miglior documentario al concorso di cinema per la montagna Vette in Vista di Terni.

Tra i protagonisti Cristine Del Bene, Elisabetta Brenci, Maurizio Serafini (regista), Monica Antognozzi, Patrizia Giammario, Stefano Lucchetti e Vittorio Cogliati Dezza.

Una valle nascosta dell’Himalaya (Naar – Phu) è l’occasione, per un gruppo di appassionati di montagna, per entrare, attraverso un varco, nella mitica e favoleggiata Shangri La. A metà tra sogno e realtà, la spedizione percorrerà la valle lasciandosi mano a mano coinvolgere in una nuova rinascita spirituale e fisica ed abbandonando le zavorre culturali, le paure e i pregiudizi tipici del mondo da cui proviene. Un viaggio dell’anima, pieno di simbolismi, una sorta di Monte Analogo.

 

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Un’immagine del documentario (clicca per vederlo tutto)

«L’arrivo a Kathmandu ci precipita in un mondo altro – questo l’avvio del documentario –  Il traffico e l’aria irrespirabile, la povertà, i rifiuti, le nuove tecnologie ed il web, la percezione di una forte cultura spirituale, tutto convive in apparente e caotica contraddizione. Si crea immediata e irreversibile la distanza dal benessere un po’ gretto, arruffato ed egoista della nostra Italia. Siamo in viaggio. E siamo anche in gioco. Un’armata Brancaleone, di storie, provenienze ed età diverse, accomunati per ora solo dalla voglia di andare nelle montagne più famose del mondo e dalla speranza che ciascuno di noi si porta in cuore. Non sappiamo ancora se altro ci lega, se altro ci legherà. Certamente non siamo provetti alpinisti, né antropologi in cerca dello Yeti, né geografi smaniosi di apporre linee altimetriche sulle carte. Eppure siamo in viaggio di scoperta e, come diceva Proust, il vero viaggio di scoperta consiste nell’avere nuovi occhi …».
Poi Shangri La: « Shangri-La  – spiega ancora la voce narrante, mentre scorrono le incantevoli immagini del viaggio – era organizzato come una comunità perfetta. Qui erano bandite, non a norma di legge ma per convinzione comune, tutta una serie di umane debolezze (odio, invidia, avidità, insolenza, avarizia, ira, adulterio, adulazione e via discorrendo), in cui l’occupazione degli abitanti era quella di produrre cibo nella misura strettamente necessaria al sostentamento e trascorrere il resto della giornata nell’evoluzione della conoscenza interiore, della scienza e della produzione di opere d’arte». E ancora: «Camminare nello Shangri Là produce l’effetto di un obnubilamento delle abitudini. A cosa servono i giornali e le auto? I computer e i telefoni? Non serve più asserire “anche io ci sono”, inutili le presentazioni e i saluti. Inutili forse anche le parole ».

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Il gruppo che ha fatto il viaggio con Maurizio Serafini

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