E’ di scena un racconto inedito dello studente maceratese Leonardo Accattoli. Uno specchio in quel grande specchio che è sempre la scrittura. Del racconto ci è piaciuta l’asciuttezza dello stile e la compostezza della forma. E anche la simpatica ironia della storia:
FUTURA (di Leonardo Accattoli)
Nicola uscì dal Bar Saltatempo e si sedette sulla prima panchina che incontrò. Perché avesse consumato tre Jim Been al bancone e avesse una birra in mano proprio non lo sapeva. Fece un sorso e si sentì ridicolo. Come aveva potuto credere che la strada sarebbe stata così facile? Uno scrive un romanzo, così, di getto e subito un editore lo pubblica. Soldi a palate e belle donne, magari. Eppure ci aveva sperato. Sperare non costava nulla, lo diceva sempre la sua ragazza. E ora era lì, su quella panchina, con una birra in mano e i succhi gastrici in tumulto. Si domandò cosa avesse che non andava la sua storia. La ragazza non doveva morire, forse, oppure doveva essere ambientata in un altro luogo, Parigi magari, o la Svezia, che andava tanto di moda. Poi una risata scosse il canto della cicala. Nicola mosse gli occhi nell’aria appiccicosa e la localizzò. Apparteneva a un’anziana signora, sola, in un parcheggio quasi deserto. Le poche auto in stand-by sembravano tristi. Pia – quello era il nome che decise di darle per quei pochi secondi – lanciava una pallina rosa al suo barboncino e quello, ogni volta, correva a riprenderla e la lasciava cadere , sbavata, accanto ai piedi della padrona e lei rideva, sempre allo stesso modo. Nicola continuò a fissarla e immaginò una bambina che correva per i campi della sua casa di campagna insieme al suo cane e rideva, rideva, rideva talmente forte che i tacchini correvano via. Poi la vide anni dopo, nel bel mezzo di una manifestazione, mentre urlava per un mondo migliore, con un maglioncino di lana rosso e un guinzaglio giallo, che la legava al suo inseparabile compagno. Restò a guardarla e a sentire la sua risata stanca, sperando che quel momento durasse in eterno. La vide prendere Trenta in Diritto Costituzionale, fare l’amore dentro un sacco a pelo, piangere per la morte del Che e, ormai invecchiata, commuoversi per l’elezione di Obama; la vide correre in bicicletta canticchiando Gianna, che sosteneva tesi e illusioni, prendere a schiaffi un’amica che l’aveva tradita, baciare suo marito, che l’avrebbe abbandonata, e scrivere lettere difficili all’unico uomo che aveva amato segretamente; la vide parlare con un vaso di gerani ed essere chiusa in un manicomio; vide le lacrime dei suoi figli e la loro maturità; la vide tornare in libertà e abbracciare i suoi nipoti; la vide ,con la maglia di Del Piero, festeggiare i Mondiali del 2006, insultare un plastico di Bruno Vespa alla Tv e leggere Terzani su una poltrona consumata.
Apprezzò la quella storia e la sua compagnia.
Il cane tornò e lasciò cadere la pallina accanto alle ciabatte bucate della signora. Pia rise, felice e malinconica per il tempo che pesava sulle sue spalle. Si piegò, incurante della sciatica, la raccolse e la lanciò. Nicola si alzò e si incamminò verso il suo futuro con il romanzo sotto braccio, cercando di riporre la sua Pia in un cassetto sicuro della memoria. Girò l’angolo e si accorse che stava sorridendo.
”Grazie Pia e buona fortuna, chiunque tu sia e ovunque tu sia”- disse alla sua ombra, che lo seguiva a passo deciso.
Intanto delle macchine assonnate ascoltavano infastidite una pazza che rideva da sola, lanciava una pallina e correva a riprenderla, mentre una bottiglia di birra ancora piena osservava divertita la scena dall’alto di una panchina.
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a prescindere dal racconto, piacevole anche se i personaggi appaiono abbastanza stereotipati – quasi delle “macchiette”-, è triste constatare quanto sia auspicabile entrare in contatto con ambienti neocatecumenali, se pur temporaneamente e per convenienza, per togliersi qualche piccola soddisfazione.
Caro Soren Kierk,
così come facciamo con tutti gli altri lettori che ci scrivono, quale che ne sia l’appartenenza ideale e ideologica (proprio come avviene nella nostra redazione, dove c’è di tutto di più), può inviarci i suoi elaborati all’indirizzo qculturae@libero.it: saremo lieti di vagliarli ed eventualmente pubblicarglieli in questo spazio (altro non possiamo fare, almeno per ora, non avendo – a differenza di altri – una casa editrice o altri finanziamenti a disposizione).
Bello,complimenti e grazie allo scrittore.
Chi legge si sente immediatamete accolto dalla mente di Nicola. Nei panni di Nicola il lettore si sente a tal punto malinconicamente bene, che si dispiace della brevità del racconto.
Un racconto che si beve come un bicchiere di acqua fresca in un rovente pomeriggio di luglio.
Il periodo breve, quasi sincopato è una vera pennellata ed il quadro che ne deriva è davvero gradevole.
Grazie e speriamo di leggerti presto su queste ed altre pagine….