Tragedia a Camerino dove ieri mattina ha perso la vita il dottor Adolfo Cappello, 73 anni, storico farmacista, meglio conosciuto come Ninì. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, intorno alle 12, l’uomo si sarebbe sporto dal balcone della sua abitazione in via Ridolfini per controllare il cane in cortile, ma ha perso l’equilibrio precipitando a terra. L’uomo è morto sul colpo e a nulla è servito l’immediato intervento dei sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.Difficile dire se la fatale caduta sia stata causata da una distrazione, da un gesto avventato o da un malore.
Il dottor Cappello era un personaggio amato e stimato dalla comunità camerte sotto choc per l’accaduto. Era nato ad Ancona dove, durante i bombardamenti, da piccolissimo, aveva perso il padre prefetto. Si era poi trasferito con la madre prima a Roma, poi a Pievefavera dove si trova il castello di famiglia e Camerino, dove si era laureato in farmacia e aveva aperto la farmacia di via Ridolfini. Dopo il terremoto del 1997 si era dato molto da fare per la ricostruzione. Appassionato di calcio e tifoso della Juve, era stato anche dirigente e sostenitore della Società calcistica camerte di cui era stato per tre anni presidente onorario.
Lascia la moglie Letizia, attorno alla quale la comunità camerte si è stretta già da ieri pomeriggio.
I funerali si svolgeranno lunedì 30 dicembre nella basilica di San Venanzio a Camerino alle ore 14,30.
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I funerali si svolgeranno lunedì 30 dicembre nella basilica di San Venanzio a Camerino alle ore 14,30.
Dal nostro lettore Paolo Ortolani riceviamo:
“E’ una di quelle notizie che sconvolgono. Ricordo una cordiale chiacchierata, nel suo studio, circa 3 anni fa. Adolfo, in arte “Ninì” nasce ad Ancona nel 1940, figlio di Ettore, procuratore del re, perito tragicamente nel ’43, durante un bombardamento della città, nell’adempimento del suo dovere di magistrato, nell’intento di aprire le carceri minorili per trasferirne i giovani ospiti in ambiente più sicuro. Ettore aveva da poco conosciuto Lucia Pizzini di Camerino, convolando a giuste nozze in quel di Pievefavera nel 1939. A queste due località, Ninì legherà ben presto tutta la sua esistenza. Studia Farmacia presso il nostro ateneo ove consegue la laurea nel 1967. Dopo quattro anni a Roma “a far gavetta”, non si lascia sfuggire la circostanza di rilevare l’attività dei Mercuri, in via Ridolfini. Pertanto nel 1972 comincia a gestire quella che sarebbe diventata per tutti i camerinesi la “farmacia de cappello”. E’ importante ricordare che tra le sue mura nasce la corsa alla spada e palio. Uno dei suoi più solerti collaboratori, era tale dott. Angelo Raponi, uomo e personaggio tra i più illustri e preziosi che la città possa annoverare. La felice idea della rievocazione storica, nasce e si sviluppa tra preparati galenici (composizione di rimedi medicamentosi miscelando varie sostanze sotto forma di creme, sciroppi, capsule, ecc.) e pratiche erboristiche (decotti, infusi ed altro ancora).
Grazie alla sua esuberanza e al suo dinamismo, l’attività ne riceve un forte slancio. E’ stato tra i primi in assoluto, a dedicarsi alle preparazioni officinali e a distinguersi per la capacità di consegnare i medicinali entro 24 ore, novità di grande effetto per la clientela che è andata crescendo progressivamente grazie anche alla sua affabilità, competenza, riservatezza e capacità organizzativa. Tra i più fidati collaboratori, come non citare anche la dott.ssa Giovanna Cardarelli e, dulcis in fundo, la collaboratrice “per eccellenza” Letizia Balestra, dal 1980 anche compagna di vita.
Ha un che di aristocratico, ammettiamolo. E manco a dire che non lo sia davvero soprattutto quando passeggia per le stanze e i bastioni del suo bellissimo castello di Pievefavera (torre del 1200 e palazzo del 1400), acquistato dalla mamma Lucia sul finire degli anni ‘50. Indubbiamente è “un signore” nel vero senso della parola, ancor più d’animo che di reale casta sociale. Il suo incedere a testa alta, sguardo lontano e andatura ondeggiante, gli conferisce le sembianze di un gentiluomo d’altri tempi, un elegante lord inglese.
Una persona attenta, rispettosa, leale e generosa non può che avere un sacco di amici. E’ gioviale, compagnone e di spirito goliardico. Che c’entra: anche lui avrà i suoi difetti, primo fra tutti quello di essere juventino sfegatato. Ma che volete fare: nessuno è perfetto! Non resisto alla tentazione: “Dottore, mi scusi tanto, ma perché tutti la chiamano Ninì?”. China la testa con fare fanciullesco, come fosse stato scoperto a rubare la marmellata. Sorride sotto i baffi: “Era assai diffuso chiamare i figli con il nome del nonno e il mio si chiamava Adolfo. “Se ‘rrelleava lu nome” come appunto si diceva. Quando sono nato io, ce n’era un altro di Adolfo, in Germania, tristemente famoso in tutto il mondo. Chiamarsi Adolfo è diventato, di conseguenza, un po’ troppo “scomodo e impegnativo”. Ecco il motivo per cui da allora e per tutti (salvo mia nonna, ovviamente), sono diventato più semplicemente Ninì”. Ultimo di quei signori d’altri tempi. Ciao dottò!”.