Maceratese, la sconfitta di Fano vuol dire addio sogni di gloria?

La formazione schierata da Favo non ha dato buoni riscontri. I biancorossi adesso sono a sette punti dalla capolista Ancona

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Enrico Maria Scattolini

Enrico Maria Scattolini

di Enrico Maria Scattolini

INELUDIBILE (—) mi è sembrata, per lunghi tratti, la sconfitta di Fano. Forse anche perché dal “Mancini”, tante volte visitato nella mia carriera, quasi mai sono uscito con un minimo di soddisfazione. E così, purtroppo, è stato anche stavolta!

EPPURE LE PREMESSE ERANO TUTTE FAVOREVOLI. Maceratese lanciatissima dopo i due successi contro il Sulmona e Giulianova e con la riconquistata seconda piazza in classifica in solitudine (+). Fano, al contrario, in grossa difficoltà dopo la pesante sconfitta di Jesi, al limite della zona play-out e quindi della disperazione (-).

QUEST’ULTIMA CONSIDERAZIONE è forse sfuggita a Favo (-) che, in sala stampa, ha elogiato la sua squadra soprattutto per gli accadimenti del primo tempo risoltosi però con una supremazia solo quantitativa in mezzo al campo. Tanti cross e corner inutili e neanche un tiro nella porta opposta come se i biancorossi fossero stati sconfitti da una rivale da brivido, in luogo di un Fano che nei precedenti impegni casalinghi aveva raccolto la miseria di due vittorie e quattro pareggi con l’intermezzo anche di una sconfitta. Evidentemente il mister ha confuso l’avversario, credendo forse di avere ancora di fronte il Sulmona o il Giulianova o addirittura la stessa Ancona che, nel successivo pomeriggio domenicale, ha quasi raddoppiato il vantaggio nei confronti della beneamata espugnando il “Recchioni”…

I METAURENSI AL  “MANCINI”, tanto per completare lo score, avevano sin lì segnato poco più di un golazo a partita (8 per l’appunto). Attacco più sterile dell’intero girone, insieme al Celano. Peggio solo quello affetto d’anemia acuta dell’Angolana escludendo ovviamente l’asilo materno del Bojano che fa solo tenerezza ma anche scandalo, se la ragione subentra al cuore, eppure capace di realizzarne due di fila alla Maceratese (-) in quaranta minuti senza la minima collaborazione del nuovo arrivato Shiba del tutto inoffensivo.

Mister Favo

Mister Favo

MA ANCHE L’OTTIMISMO DELLA VIGILIA DEL SOTTOSCRITTO (-) aveva trascurato qualcosa di significativo e cioè l’ubicazione dell’incontro in terra marchigiana che quest’anno sembra essere stregata per i biancorossi, che hanno raccolto solamente sette punti negli otto derby sinora disputati, quattro racimolati in casa e tre lontano dall’Helvia Recina. Dovrò essere più guardingo nel prossimo futuro.

Solo colpa della difesa? Sicuramente sì, per i determinanti errori commessi sulla doppietta di Stefanelli (—) e, in generale, per le tante reti abitualmente subite. Ma anche no, o meglio non solo. Determinanti anche la lentezza e la carenza di idee ed estro in centrocampo (-), nonché l’insussistenza (-) dell’attacco che, solo nella ripresa, ha fatto capire di esserci con una rasoiata incrociata di Ambrosini, a fil di montante, ed una conclusione ravvicinata di Conti troppo morbida per risultare vincente.

“SQUADRA CHE VINCE NON SI TOCCA”. Il mio opinionista tv, l’ex allenatore Marco Cagnoni, da subito ha bollato la formazione biancorossa richiamando questa gloriosa regola aurea, sorpreso dal concomitante utilizzo di Di Berardino e di Genny Russo, i due acquisti della settimana, ed anche dal ritorno di Turbacci fra i pali. Ha avuto ragione (+).

NON TANTO PER IL CAMBIO DEL PORTIERE, a mio avviso opportuno (+) per la maggiore esperienza di Turbacci rispetto a Rocchi (anche se l’ex Astrea, alla prova dei fatti, non mi è sembrato del tutto incolpevole sulle due azzeccate conclusioni dell’avvocato Stefanelli)

E NEANCHE RIGUARDO AL TERZINO SINISTRO, ’95 inevitabilmente da… battezzare per poter schierare il triangolo intermedio Ruffini-Romano-Conti (+).

Mario Orta

Mario Orta

QUANTO PIUTTOSTO PER LA SCELTA di Di Berardino (-) al posto d Benfatto. Giustificata da Favo con “i buoni piedi dell’abruzzese, molto simili a quelli dello squalificato Aquino, e quindi preziosi per innescare le ripartenze della Maceratese.” Con l’aggiunta: “Poi avevo bisogno di maggiore velocità”.

CRITICABILE PER I SEGUENTI MOTIVI: (a) il controllo di Stefanelli – centravanti/pivot d’antica maniera e d’imponente stazza atletica (a mio parere avrebbe avuto bisogno più di un efficace contrasto aereo che non di rapidità, peraltro non dimostrata al momento opportuno); (b) la riconosciuta abilità di Benfatto, in elevazione, si sarebbe abbinata alla sua collaudata intesa con Arcolai; (c) necessaria una maggiore dose di attenzione, invece clamorosamente mancata al dunque, sul match winner Stefanelli (-).

PROBABILMENTE IL PRIMO AD AVER CAPITO IL SUO ERRORE (-) è stato lo stesso Favo che, in sala stampa, si è lasciato sfuggire un significativo “magari avrò anche sbagliato, come capita a qualsiasi allenatore al mondo” che fa onore alla sua onestà intellettuale (+) da nessuno mai messa in dubbio, nel contesto di una stima unanimamente riconosciuta anche dalla stessa Tardella, che pure avrà sofferto le pene dell’inferno nel salotto di casa sua, una volta tanto in diretta attraverso le immagini del derby impietosamente trasmesse sul suo televisore.

COMUNQUE UN BEL PASSO IN AVANTI (+) dopo Matelica che, con quei due punti avuti graziosamente in regalo, ha ora sopravanzato i biancorossi al secondo posto, riproponendo il fastidio di quel ricordo difficilmente cancellabile (—).

SONO ALLORA SOBBALZATO, domenica mattina, alla notizia di “Favo al capolinea”, intravista nella “locandina” e poi letta nel “sommario” della relativa cronaca sul derby pubblicata nell’edizione locale di un quotidiano romano al riscontro però priva di qualsiasi informazione oggettiva che, de visu, non sarebbe potuta sfuggirmi dal momento che sono stato l’ultimo giornalista a lasciare la sala stampa del “Mancini”. Penso che sia stato commesso un errore nell’indicazione del soggetto, intendendo probabilmente il titolista riferirsi ad una Maceratese senza più speranze dopo la sconfitta di Fano. Cosa tuttavia ancora da dimostrare a diciotto giornate dalla fine del campionato, nonostante il successo della capolista a Fermo. Una sparata comunque di cattivo gusto (-), anche per il sospetto di una…ispirazione dorica forse indotta dalla presenza di Cornacchini in tribuna, nelle vesti di…cornacchia? Cacofonia assolutamente non casuale!

INVECE DEL TUTTO CASUALE (-) la combinazione della partenza di Orta con l’ennesimo infortunio di Cavaliere, che ha costretto Favo a mandare in campo una formazione zoppa di una punta; e quindi facilitato Omiccioli nella difesa del vantaggio di Stefanelli. Ma Orta non avrebbe potuto rinviare di qualche ora la sua partenza per Città di Castello, in modo da dare l’ultima mano (piede/testa) alla sua amata Maceratese? Ovviamente sto scherzando.

INVECE ORTA HA PREFERITO al sentimento per i colori biancorossi il “profumo dei dollari”, come ha ironicamente commentato Favo (+).

ORA LA MACERATESE si trova alle strette nella sua sostituzione che non sarà con Genchi “molto esoso”. Altra dichiarazione in punta di spillo dell’allenatore biancorosso magari con il pensiero rivolto alla sua ex Ancona, la quale non ha badato a spese per l’ingaggio di Pazzi (+).

HA DIRETTO (MALE) TALE AMABILE DI VICENZA. Cognome quanto mai appropriato ai tifosi e cronisti metaurensi. I primi hanno naturalmente gradito un paio di suoi grossi regali natalizi; i secondi, di conseguenza, l’hanno gratificato di una robusta sufficienza (-).

SORVOLANDO SU QUANTO SEGUE, oggettivamente evidenziato dalla ripresa televisiva…nazionale e quindi fuori da ogni possibile dietrologia (+). Primo tempo. Borrelli, in dribbling stretto, converge nell’area avversaria dalla fascia; viene preso in mezzo da due difensori adriatici, uno dei quali lo aggancia al ginocchio destro; tutti e tre vanno per le terre e ci rimangono per un po’, acciaccati come conseguenza della violenza dell’impatto, inesistente però per l’arbitro che ammonisce il malcapitato esterno maceratese, reo di simulazione di fallo.

Secondo tempo. Attaccano i biancorossi nella zona mancina dei sedici metri del Fano; uno di loro entra in contatto con Torta che scivola sul terreno; il referee non interviene, evidentemente ritenendo regolare l’azione, al che il metaurense non trova di meglio da fare che spostare RIPETUTAMENTE E VOLONTARIAMENTE il pallone con una mano, strisciando sull’erba, per toglierlo dai piedi dell’avversario. Amabile (per i fanesi) lascia proseguire il gioco.

NEL PRIMO CASO, la concessione del rigore alla Maceratese avrebbe probabilmente ristabilito la parità; nel secondo riaperto l’incontro (-). Ma forse Amabile (per i fanesi) se ne sarebbe ritornato a Vicenza con un votaccio.

DI MEZZO CI SAREBBE ANCHE la mancata concessione della norma del vantaggio su una ripartenza biancorossa, in superiorità numerica, nella tre quarti difensiva metaurense (-). Ma non andiamo sul difficile…



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