Con la riproduzione di un quadro di Marco Grioli all’interno che porta il titolo del libro, vede la luce il nuovo libro di poesia di Filippo Davoli, edito da “La Vita Felice” (editore di Alda Merini, oltre che di scrittori come Angelo Lumelli, Stefano Massari e Milo De Angelis) e distribuito proprio in questi giorni nelle maggiori librerie italiane. Già Premio Montale per l’inedito nel 2001 e successivamente tradotto in Francia a cura di Daniel Bellucci per l’editore Bénévent, con “I destini partecipati” Davoli è al dodicesimo libro. Come scrive Andrea Ponso, “questa poesia non tradisce mai l’incarnazione, è umile proprio in questo, proprio nel momento in cui si semplifica, si spoglia degli orpelli e delle grucce che lo stile e l’artigianato dello scrivere pericolosamente favoriscono.” Nella linea degli ultimi volumi, l’autore procede nella direzione di una maggiore semplicità, come una sorta di risposta più aderente e congrua al sentire dell’io, che pare volersi allontanare da modi sentiti come facili e manieristici tecnicismi.
Non è una strada priva di rischi, ma “Davoli è un poeta lirico autentico che si colloca in una linea riconoscibile della tradizione che annovera, per fare nomi tra gli altri, Saba, Penna, Caproni, Neri, senza dimenticare il Pasolini lirico, quello che pone il suo io al centro di un mondo raccontato per effusioni a volte sorprendenti. Per Davoli la tradizione costituisce un insieme di immagini e di soluzioni stilistiche possibili, fra cui compiere una scelta.
Ma diversamente da altri, anche a lui coetanei, egli una scelta l’ha già fatta prima della scrittura e, come conseguenza, essa si ripercuote all’interno del suo sistema poetico. La forma di queste poesie testimonia il raggiungimento di uno stile personale e maturo, che gli consente di raccontare la vita nei suoi aspetti ordinari con una autorevolezza rara” (Del Sarto). Davoli, non indenne da una pacata malinconia, o forse meglio, dalla nostalgia con cui evoca la voce, i gesti, la relazione quotidiana con chi, caro negli affetti, è mancato, si addentra nel tema della precarietà di questo nostro esistere con quieta consapevolezza, da non confondere con la rassegnazione, intesa come rinuncia a lottare, indifferenti alla vita. Anzi, forte è il messaggio vitale che emerge e ancora più vigorosa la certezza che sia l’amore a condurre questo nostro “viaggio” perché qualcosa di noi deve restare / come traccia del vissuto su questa terra, anche se siamo frecce / puntate verso l’azzurrità.
Filippo Davoli, I destini partecipati, La Vita Felice, Milano, 2013 – pagg. 62. € 10,00
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Bravo Filippo!!!
Complimenti, Filippo, sei veramente un grande poeta ed una grande persona! Ti auguro ogni successo.
Complimenti Filippo sia come scrittore e poeta che come uomo.
Un abbraccio
Massimiliano Bianchini