La Maceratese tra la puntualità di Benfatto e il pragmatismo di Favo

Prestazione negativa, risultato positivo. Bene così per la prima in panchina del tecnico napoletano

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Enrico Maria Scattolini

Enrico Maria Scattolini

di Enrico Maria Scattolini

IL SUCCESSO DELLA DISPERAZIONE (+) La Maceratese è tornata a giocare come nei tempi andati, che sembravano ormai dimenticati. Cioè proprio male. Ma, a differenza di allora, ha saputo farcela, ottenendo una vittoria importante non tanto sul piano statistico (la prima di campionato), quanto sotto il profilo psicologico. Sarebbero stati autentici sfracelli se ciò non fosse accaduto, dopo il terremoto d’inizio settimana. Quindi non è il caso di andare troppo per il sottile nelle valutazioni. Almeno per questa volta.

CIO’ NON SIGNIFICA, però, che si debbano chiudere completamente gli occhi sulle incertezze difensive, colpevoli perché spesso denunciate da giocatori esperti come Santini (-); sulle smagliature di centrocampo, anche qui talvolta da imputare a senatori che dovrebbero invece essere senza colpa e senza macchia, come Ruffini (-); e sull’inconsistenza dell’attacco (-), andato a segno con la sua punta Cavaliere solo su penalty.

L’IMPORTANTE E’ TUTTAVIA CHE I BIANCOROSSI abbiano superato il test (+) contro un avversario solido e bene organizzato, anche se privo di fantasia, come il Celano.

LA CARENZA DI UNDER ’95 ha per altro condizionato le scelte di Favo (-). Costretto a rinunciare a De Cicco per infortunio, il nuovo allenatore biancorosso ha dovuto infatti modificare le sue iniziali intenzioni di utilizzare un ortodosso e sbandierato 4-4-2 per un più prudente 4-5-1. Molto simile all’”albero di natale” di milanista memoria. Tanti uomini sul centro per dare una mano all’esordiente diciottenne Pietropaolo che, pur cavandosela alla fine egregiamente (+), ha tenuto in ansia compagni e panchina perché schierato, in asse con Ruffini, nel vivo della manovra. C’è stata la collaborazione di tutti: da Gizzi, che si è sacrificato in faticosi  recuperi sulla fascia destra; a Borrelli, spesso richiamato in mezzo al campo nella fase di non possesso; a Gabrielloni (altro buon debutto) ciondolante fra le linee più che puntuale collaboratore di Cavaliere. Spesso rimasto quindi unico attaccante. Orfano di Orta, panchinaro per scelta dettata dalle regole dei fuori quota.

Simone Cavaliere

Simone Cavaliere

IL PRAGMATISMO DI FAVO (+) Debbo confessare che nel mio approccio con il nuovo mister temevo che influissero i suoi recenti trascorsi con l’Ancona, non propriamente amicali nei riguardi dei biancorossi maceratesi per il modo con cui ebbe a trattarli all’indomani della loro umiliante sconfitta dell’anno scorso al Del Conero, e  per quel pizzico di fastidiosa sicumera con cui, prima e dopo, si espresse sulla benamata in talk shows televisivi. Ma debbo subito ammettere che mai come ieri si è vista l’importanza della mano del tecnico nella conduzione dell’incontro.

GLI ACCADIMENTI CHE MI HANNO COLPITO si sono verificati nell’ultima mezz’ora di gioco, quando Favo (+) non ha esitato: (1) a ricorrere a Benfatto, quinto difensore, per irrobustire la batteria aerea dei saltatori di testa, nel momento di maggiore pressione del Celano trascinato dall’arrembante Marfia, poi espulso; (2) a sostituire Gabrielloni con Lattanzi, per imprimere maggiore dinamismo alla zona mediana; (3) ma soprattutto, in mezzo, nell’abbondante quarto d’ora conclusivo, ad utilizzare Belkaid al posto di un intoccabile anche se stanco Borrelli, con l’esclusivo compito di portare il pressing alto sulle fonti di gioco della formazione avversaria, in modo di abbassarne il raggio di azione e costringerla di conseguenza a lanci lunghi, spesso imprecisi e comunque più controllabili da i difensori maceratesi. Per un “amante del bel gioco”, come ama definirsi Favo (avremo modo di vedere in seguito se sarà proprio così), dovrebbe essere stato un duro affronto a suo senso estetico. Però rivelatosi molto utile (+).

Massimiliano Favo

Massimiliano Favo

FAVO, MARIELLA ED IL BILANCIO Il primo, che dovrebbe avere studi alti per le sue confermate capacità dialettiche, in sala stampa ha intelligentemente collegato il patrio dovere della difesa del ritrovato patrimonio di credibilità del calcio biancorosso alla esigenza di risolvere il complesso problema dei rinforzi. ”Sicuro-ha assicurato-che la Presidentessa spenderà il necessario per realizzarli: ”Il DS Bacchi, nei pressi, ha alzato le antenne, ricorrendo alla sua consumata diplomazia per aggiungere che ”ci vorrà un po’ di tempo per verificare le necessità.” Fuori dal coro, mi sono permesso di rammentare che è ben noto il (giusto) rigore con cui la dottoressa Tardella è abituata a rispettare i vincoli di bilancio (+). Quindi bando ai voli pindarici, abituali di altri lidi (anconetani).

I GIOCHI VERI SI APRIRANNO COMUNQUE FRA UNPAIO DI MESI, quando si potrà ritornare sul mercato a pieno titolo. Salvo che non capitino irrinunciabili occasioni di svincoli dalla Prima e Seconda Divisione, o di under di livello disposti a temprarsi nel campionato dilettanti (+). La Maceratese ha di fronte un periodo difficile e molto delicato, nel quale tutti i contributi saranno ben accolti. Anche quello della fortuna.

IN OGNI CASO SARA’ INDISPENSABILE dismettere gran parte dell’organico organizzato da Di Fabio e Cicchi con poco costrutto logico ed ancor minor lungimiranza (-). Errori che peseranno sul futuro della Maceratese come una spada di Damocle finchè non saranno cancellati. In corsa. Ma che non possono completamente inficiare-come invece sta accadendo-i pregressi meriti acquisiti dai due (+). Favo i suoi deve ancora dimostrarli. Al di là del buon inizio.

Mattia Benfatto

Mattia Benfatto

STORIE DI PORTIERI. Non ci sono più le sicurezze (-) di Carfagna e Marani dello scorso anno. Non è arrivato, e non se ne conosce ancora esattamente il perché (questione di procuratori?), Lori, ora inamovibile titolare dell’Ancona. Però non mi sembra che sia il caso di crocifiggere Turbacci, le cui potenzialità (+) si sono espresse nel coraggioso finale del match con il Celano, dopo gli errori iniziali. Uno dei quali grave. La sua età anagrafca (’93) crea evidenti problemi nella gestione degli under di movimento, ma i suoi vent’anni non sono certo una sua colpa.

BENFATTO ANCORA PUNTUALE ALL’APPELLO (+) Chiamato alla bisogna nell’ultima mezz’ora, l’ex capitano di tante battaglie si è fatto trovare pronto. Come al solito, generoso cuore biancorosso. Al punto tale che è legittimo porsi l’interrogativo se non meriti qualcosa di più della panchina.



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