Domenica mattina le campane della chiesa di Santa Maria in Selva (Treia) hanno ‘suonato a morto’. “C’era da salutare per l’estremo viaggio un amico, un grande amico della parrocchia: il cardinal Ersilio Tonini” dice commosso don Giuseppe Branchesi, l’ultimo parroco nominato nel 1975 dall’allora vescovo di Macerata. “Ero cappellano a Passo di Treia con don Enrico quando mons. Tonini decise come suo ultimo atto a Macerata, prima del trasferimento a Ravenna, di inviarmi a reggere la parrocchia di Santa Maria in Selva. Da allora e cioè da 38 anni, nessun vescovo mi ha più mosso!“. Dice don Giuseppe: “In queste sere che precedono i funerali, cui parteciperemo in modo massiccio, la comunità
Il cardinal Tonini alla cerimonia per il 50esimo anniversario della parrocchia di Santa Maria in Selva
attraverso la veglia funebre si è stretta nel dolore e nella memoria intorno alla sua chiesa e alle ‘figlie spirituali’ del card. Tonini, che lui aveva carissime”. Il vescovo emerito di Ravenna è stato infatti sempre presente nelle ‘occasioni importanti’ nella vita di Santa Maria in Selva. Presiedendo al cinquantesimo anniversario della fondazione della parrocchia insieme con il sindaco di Treia (allora, Franco Capponi), all’inaugurazione dell’auditorium ed inviando messaggi telefonici nel corso di altre cerimonie, ultima delle quali l’attivazione di nuovi impianti ed attrezzature all’interno del centro sportivo di Santa Maria in Selva. “E quando ero indeciso se accettare la presidenza nazionale dell’associazione culturale ‘Polentari d’Italia’, chiesi proprio a lui, consiglio”. Quale fu? “Di accettare senz’altro facendo di quell’incarico uno strumento di evangelizzazione. E lui, che è stato il mio maestro di comunicazione, ha voluto poi partecipare, attraverso messaggi video, ai grandi eventi dell’associazione quando polentari da tutt’Italia nel ’98 e dieci anni dopo, si prodigarono in una giornata della solidarietà distribuendo, ogni volta, sull’altipiano tremila piatti di polenta alle popolazioni colpite dal terremoto”. Il card. Tonini è stato spesso presente nella vita stessa della diocesi marchigiana, anche dopo la sua partenza per Ravenna -dove a collaborare con lui, nell’house organ della diocesi, aveva chiamato il collega maceratese (ex Messaggero) Romolo Sardellini. A lui che nel 1969 aveva dovuto raccogliere la guida della chiesa di Macerata in circostanze drammatiche, dopo la morte di mons. Cassulo per incidente (schiacciato da un bus mentre risaliva a piedi via don Minzoni), era toccato anche presiedere la cerimonia funebre di uno dei suoi sucessorri, mons. Carboni, anche lui scomparso a causa di un infortunio stradale. Memorabile la sua omelia che commosse le migliaia di fedeli, tanti che la cattedrale non riuscì a contenere.
“Per la prima volta si vedeva un vescovo che aveva particolare attenzione per i giornali, sempre disdegnati dai predecessori e la comunicazione tout court. Così in redazione sgranavamo gli occhi quando mons. Tonini veniva a trovarci e si metteva a sedere davanti alle nostre scrivanie . Non era mai successo!” ricordava con chi scrive l’indimenticabile Alberto Girolami, una delle più belle ‘firme’ del giornalismo maceratese dal dopoguerra ad oggi. Fino a quando lui visse, il cardinale ebbe amicizia e simpatia con un’operatore popolarissimo della comunicazione cittadina: Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni, fotoreporter del Messaggero. Tutto per un episodio. Che raccontò l’allora capo redazione del giornale romano, Luigi Zizzari, nel libro “Pietro” (Alphabetica edizioni, 2005). In questo si rievoca l’arrivo del nuovo vescovo, Tonini, sul territorio della diocesi. “Con il vestito scuro della festa, stirato dall’adorata madre Santina, cravatta stretta e scarpe lucide, come eccezionalmente anche la sua ‘500’, Briscoletta fu puntuale alla cerimonia di Recanati. E poi via, il percorso più breve. Ma anche più impegnativo per la sua ‘500’. Che, infatti sulla ‘corta’ di Villa Potenza, lo piantò. Pietro giunse in Piazza della Libertà con mezzi di fortuna, mentre mons. Tonini si stava già incamminando verso il palco. E no! Non era possibile che a Briscoletta mancassero le immagini precedenti (lui che con un solo rullino da 12 pose non aveva mancato neppure un gol di una memorabile Maceratese-Torres finita 4-3! ndr). E allora: “Eccellenza, indietro, indietro, indietro”. Fino alla macchina. Tutto daccapo. “Avanti, avanti eccellenza; grazie Eccellenza”. E Briscoletta fece scattare il suo flash per un servizio completo, assolutamente perfetto, ‘complice’ un mons. Tonini tra il frastornato e il divertito. Più di una volta negli anni successivi, il vescovo emerito di Ravenna ha rievocato quel singolare episodio insieme con Pietro, di cui oltre alla maestria, il Cardinale apprezzava la grande umanità”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Era un grande uomo con una fede immensa R.I.P.
da non dimenticare: fu lui a volere nella nostra Diocesi la “Scuola di Teologia per laici” e, in seguito, ad affidare l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica anche ai laici.
In conclusione, altri due ricordi. Quell’uomo leggero, leggero ma fortissimo nel vigore, nelle parole sapeva suscitare negli altri sentimenti incancellabili attraverso spezzoni di esperienze vissute. Così ricordando il grande vescovo Carboni (morto drammaticamente due giorni prima) in una cattedrale stracolma -tanto da non esserlo più- il cardinal Tonini ricordò le parole di un fedele umile, anziano, pieno di fede che aveva conosciuto ed apprezzato nei suoi anni alla guida della diocesi maceratese. “E ciò che lui, un giorno, mi disse -stava morendo serenamente- non l’avrei dimenticato più: ‘Io e il Signore ci siamo fatti compagnia per tutta la vita: è stato bellissimo’ Questo mi disse mentre l’abbracciavo, io, piangendo”. Il cardinale sottolineò più volte con vigore quella frase semplice semplice ma potente ed evocativa, e la Cattedrale, dentro e fuori, infiammò silenziosamente di un brivido: fede e commozione davanti a quell’uomo sull’altare, un esile gigante. L’ultimo ricordo. Ussita, un’estate alla Domus Laetitiae. Un gruppo di fedeli è guidato per un sentiero dal vescovo verso la cima del monte. C’è chi indugia: Tonini incalza il gruppetto ad andare in salita con più energia, quando una donna scherzando: “Dice bene monsignore, ma lei va forte perchè non pesa ‘cosa'”. Già, mons. Tonini non pesava ‘cosa’; il suo spirito sopratutto, era leggero e saliva naturalmente verso l’Alto.